Salisburgo: Capriccio, il miracolo dell’ultimo Strauss

Non si è sentita la mancanza di una regia in questa mirabile edizione del Capriccio di Richard Strauss per il Salzburger Festspiele 2024.

Conversazione per musica in un atto, come si legge sul libretto, Capriccio è un’opera emblematica, l’ultima del compositore bavarese, sperimentale sin dal suo concepimento travagliato.

Morto Hugo von Hofmannsthal, Strauss trovò un degno erede in Stefan Zweig il quale, ebreo perseguitato, rinunciò ad una collaborazione segreta per la stesura del libretto di Capriccio. A nulla valsero le insistenze di Strauss il quale, rassegnato, strinse una proficua collaborazione col direttore d’orchestra Clemens Krauss.

L’epistolario fra i due è molto fitto e restituisce una serie di riflessioni interessanti sulla genesi di quest’opera che, rispetto alle precedenti, ha un evidente impianto cameristico. Lo dimostra l’inizio affidato a un sestetto d’archi magistralmente eseguito dalle prime parti dei Wiener Philharmoniker che sotto la sapiente bacchetta di Christian Thielemann hanno messo in luce con nitida chiarezza l’impianto strutturale di quest’opera.

Pure essendo l’ultimo lavoro di Strauss ci troviamo di fronte a un nuovo modo di concepire il melodramma dovuto indubbiamente alle molteplici riflessioni sottese che prendono le mosse dalla riforma di Gluck.

La trama sonora rifugge dagli slanci lirici e poetici cui Strauss ci ha abituato nelle opere precedenti ma punta alla quinta essenza del teatro musicale dove, sopra un ricamatissimo tappeto sonoro, si poggia un canto di conversazione creando due livelli espressivi indissolubili.

In questo la concertazione di Thielemann si fa raffinatissima.

Essenziale nel gesto, nitido nelle ricerche timbriche, il direttore tedesco ottiene dai Wiener un caleidoscopio divenire di intenzioni e sottili citazioni restituendo una partitura che ha del miracoloso.

La totale gestione dei volumi sonori, sempre timbrati e mai impoveriti della loro identità orchestrale, ha permesso ai cantanti di affrontare la densa scrittura straussiana tramite una vocalità prettamente cameristica e mai stentorea.

Sorprendente la prestazione di Christoph Pohl che ha istituito all’ultimo Bo Skovhus nel ruolo del Conte. Il suo canto, dettagliatissimo, tratteggia con precisi intenti teatrali il carattere di questo personaggio-cardine di tutta l’azione.

Ad esso si affianca una splendida Elsa Dreisig la cui giovinezza conferisce freschezza a questo personaggio che ricorda la Marescialla della quale però non è epigono ma ulteriore approfondimento della sensibilità femminile. Dotata di una vocalità luminosa, lirica nell’emissione, regala intesi momenti estatici nel celebre monologo.

Ben caratterizzati sono il Flamand di Sebastian Kohlhepp e l’Olivier di Kostantin Krimmel che scolpiscono il canto di conversazione tramite pochi ma ben definiti gesti scenici.

A completare il quadro Mika Kares nel ruolo di La Roche e Ève-Maud Hubeaux nelle vesti di Clairon.

In questo raffinatissimo scenario ben si inseriscono anche i due cantanti italiani Tuuli Takala e Josh Lovell, il Monsieur Taupe di Jörg Schneider e il maggiordomo di Torben Jürgens.

Ottimo il comprimariato nonché il trio strumentale in scena composto da Daniel Froschauer (violino), Raphael Flieder (violoncello) e Jobst Schneiderat (cembalo).

Al termine sembrava quasi che il pubblico non volesse rompere l’incanto creato in sala in più di due ore e mezza senza intervallo. Un crescendo di applausi a tributato il meritato successo confermando ancora una volta la grandezza di quest’opera intramontabile.

Dopo tutto, come dice il Conte, «È un assurdo l’opera, credete a me. Comandi si impartiscono cantando e in duetti si fa politica», tuttavia se si è potuto fare a meno di una regia, senza musica non si potrebbe vivere. Assurdo? No, realtà.

Gian Francesco Amoroso
(31 luglio 2024)

La locandina

Direttore Christian Thielemann
Personaggi e interpreti:
Die Gräfin Elsa Dreisig
Der Graf Christoph Pohl
Flamand Sebastian Kohlhepp
Olivier Konstantin Krimmel
La Roche Mika Kares
Clairon Ève-Maud Hubeaux
Monsieur Taupe Jörg Schneider
Eine italienische Sängerin Tuuli Takala
Ein italienischer Tenor Josh Lovell
Der Haushofmeister Torben Jürgens
1.Diener Kieran Carrel
2.Diener Jonas Jud
3.Diener Fabio Dorizzi
4.Diener Ian Rucker
5.Diener Christian Tschelebiew
6.Diener Jan Petryka
7.Diener Lucas van Lierop
8.Diener  Philipp Schöllhorn
Wiener Philharmoniker

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