Salisburgo: Don Giovanni è nudo

Bisogna attendere circa tre ore e mezzo per poter assistere ad una scena di cui si possa serbare un ricordo positivo, sia dal punto di vista visivo che da quello legato alla musica.

Si tratta della punizione di Don Giovanni che Romeo Castellucci, complice Teodor Currentzis, risolve con la trasformazione del Dissoluto in statua di gesso – del tutto simile ai calchi di Pompei – cristallizzando, imprigionandola, la sua essenza per l’eternità.

Per il resto la regia di Castellucci – il suo Don Giovanni era tra gli spettacoli di punta del Festival di Salisburgo del Centenario – tradisce ampiamente le attese.

L’idea di partenza, ovvero quella di rappresentare il protagonista come autore della distruzione totale di tutto ciò che venga a contatto con lui – esattamente come opera il Diavolo che “cade in mezzo” e spariglia, creando un “prima” e un “dopo” attraverso un “durante” distopico – sarebbe buona, peccato che resti più sulla carta che sul palcoscenico.

Castellucci – che firma anche scene, costumi e luci – in realtà mostra una serie di tableaux vivants non privi di suggestione ma spesso non così sostanziosi nei contenuti.

Nei tre lunghi interludi – capaci di causare qualche intemperanza del pubblico e soprattutto di allungare di quasi un’ora lo spettacolo – si assiste alla spoliazione di una chiesa e alla sua trasformazione nel quartier generale del protagonista. Per meglio sottolineare la natura diabolica dell’operazione una deliziosa capra barbuta attraversa il boccascena, subito prima che un’automobile precipiti sul palcoscenico seguita poco dopo da un pianoforte che va in mille pezzi. Gli arredi torneranno, in parte, sul Finale e capovolti.

Oggettivamente bello l’inserto mimico-coreografico – i movimenti sono di Cindy Van Acker –in cui si dà vita ad un cimitero che sembra uscito da un quadro di Füssli, meno quello “preraffaellita” su “mi tradì quell’alma ingrata”, tutti comunque ben realizzati dalle centocinquanta donne salisburghesi che Castellucci ha voluto nella produzione.

Per il resto sono “trovatine” più o meno già viste: dalla fotocopiatrice che sul “Madamina…” cala dall’alto senza stampare nulla a Don Ottavio – accompagnato da un barboncino cotonato e ubbidientissimo – che esibisce una quantità di toilettes estemporanee e quasi tutte effeminate sottolineare le sue inadeguatezze e giù fino alla seduzione di Zerlina con tanto di albero dal frutto proibito. Ciliegina il ratto che divide il nascondiglio scelto da Masetto per osservare Don Giovanni.

Tutto resta in superficie finendo per apparire come un’esperienza onanistica più immaginata che realizzata e portata a conclusione.

La lettura di Teodor Currentsis – insieme alla sua musicAeterna Orchestra che per inciso non fa un vibrato nemmeno per sbaglio – è incentrata sul suo usuale e irritante  “facciamolo strano” che manda in visibilio gli habitué di tutte le Capalbio del mondo.

Il direttore greco-russo accelera dove solitamente si rallenta, forza quando gli altri alleggeriscono, sostiene quando la musica dice di correre dando vita ad una serie di incongruità del tutto arbitrarie capaci di stupire per un po’ ma diventando rapidamente fastidiose. Insopportabili le variazioni – che filologicamente sarebbero inappuntabili – di stampo belcantista e sempre ridondanti, tanto da trasformare “Non mi dir” nel vaneggiamento di una cugina scema di qualunque eroina donizettiana.

Nella compagnia di canto – complessivamente di buon livello – spicca il Don Giovanni atletico sia dal punto di vista vocale che scenico di Davide Luciano, capace di trovare sempre il giusto accento.

Vito Priante è a sua volta protagonista di un’ottima prova disegnando un Leporello “altra faccia della medaglia” eppure affascinato dal padrone.

Ben cantata e ben recitata la Donna Elvira di Federica Lombardi mentre censurabile la Donna Anna di Nadezhda Pavlova, stridula e in costante difetto d’intonazione.

Michael Spyres è Don Ottavio di rango; a lui va un plauso ulteriore per aver sopportato più cambi d’abito di un trasformista da varietà.

Molto bene la coppia Zerlina-Masetto – Anna Lucia Richter e David Steffens – e bravo Mika Kares nei panni di un Commendatore di bella caratura.

Bene il musicAeterna Choir preparato da Vitaly Polonsky.

Pubblico in visibilio, con qualche dissenso qua e là.

Alessandro Cammarano
(20 agosto 2021)

La locandina

Direttore Teodor Currentzis
Regia, scene, costume e luci Romeo Castellucci
Coreografie Cindy Van Acker
Drammaturgia Piersandra Di Matteo
Personaggi e interpreti:
Don Giovanni Davide Luciano
Il Commendatore Mika Kares
Donna Anna Nadezhda Pavlova
Don Ottavio Michael Spyres
Donna Elvira Federica Lombardi
Leporello Vito Priante
Masetto David Steffens
Zerlina Anna Lucia Richter
musicAeterna Orchestra
musicAeterna Choir 
Maestro del coro Vitaly Polonsky

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