Salisburgo: il “Duende” di Perianes
Il viaggio iberico immaginato da Cecilia Bartoli per il Festival di Pentecoste effettua una tappa significativa soffermandosi sul repertorio pianistico della Scuola Nazionale Spagnola affidandosi a Javier Perianes.
Tecnica impeccabile, capacità di scavare nei meandri degli impaginati portandone alla luce gli aspetti più minuti senza tuttavia mai trascurare la visione d’insieme Perianes è apparso fin dalle prime battute del concerto mattutino alla Haus für Mozart interprete ideale del programma proposto e completamente incardinato su Albéniz, de Falla e Granados.
Dalle dodici “Impressions” di Iberia – care a Debussy – di Albéniz si ascoltavano in sequenza “Evocación”, “El Puerto”, “Triana” e “El Albaicín”. La cifra di Perianes puntava decisamente sulla chiaroscuralità che le caratterizza rendendole all’ascolto attraverso un fraseggio minuzioso capace di procedere per piccole pennellate di colore quasi in una visione musicale del pointillisme. In particolare si apprezzavano particolarmente “Triana”, evocatrice di atmosfere gitane e “El Albaicín” con il suo tempo di malinconico flamenco a suggellare una raccolta sul filo dei ricordi.
Di nuovo all’ambiente gitano si rifà l’arcinoto “El amor brujo” – la cui suite era qui ripoposta nell’arrangiamento per pianoforte – e l’approccio trasognato che aveva segnato la lettura di Albéniz si trasforma in urgenza ritmica quasi ossessiva, animata da una perentoria ricerca di percussività capace di rendere pienamente le atmosfere popolari cui la pagina si richiama. Il pedale si rarefà a vantaggio di un suono asciutto e volitivo ma comunque ricco di sensualità, il tutto in un susseguirsi di turgori che culminano in una “Danza ritual del fuego” che in poche altre occasioni abbiamo sentito così ben risolta.
Dalle Goyescas di Enrique Granados – ispirate ai Caprichos di Goya – erano tratte “Los requiebros”, “Quejas o la maja y el ruiseñor” e “El amor y la muerte”, che presentano un rincorresi di temi dall’una all’altra. Qui l’elemento popolare risalta con grande evidenza, ulteriormente messo il luce dalla ricca tavolozza a disposizione di Perianes che se ne serve per sottolinere ancora una volta la pittoricità della scrittura di Granados esaltandone al contempo l’aura di nostalgico rimpianto di un passato che non tornerà.
A chiudere il concerto ancora de Falla con l’articolata Fantasía Betica, omaggio all’Andalusia ed alle sue tradizioni musicali riviste in chiave del tutto moderna e attraverso il setaccio dell’estetica debussyana. Qui le dinamiche si fanno incalzanti, i microtoni del flamenco appaiono a più riprese messi in evidenza dal “Duende” che percorre tutta la composizione e contagiava il solista che nell’abbandono alla danza manteneva comunque dritta la barra conducendo in porto un’esecuzione coinvolgente.
Applausi calorosi e tre bis.
Alessandro Cammarano
(4 giugno 2022)
La locandina
Pianoforte | Javier Perianes |
Programma: | |
Isaac Albéniz | |
da Iberia | |
1. Evocación | |
2. El Puerto | |
6. Triana | |
7. El Albaicín | |
Manuel de Falla | |
dalla suite El amor brujo (arr. per pianoforte) | |
Pantomima | |
Danza del terror | |
El círculo mágico | |
Danza ritual del fuego | |
Enrique Granados | |
da Goyescas | |
1. Los requiebros | |
4. Quejas o la maja y el ruiseñor | |
5. El amor y la muerte. | |
Manuel de Falla | |
Fantasía Bética per pianoforte |
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