Salisburgo: il ritorno di Don Giovanni

Torna a Salisburgo uno dei titoli mozartiani per eccellenza, Don Giovanni, capolavoro indiscusso del melodramma, pietra miliare che ad ogni ascolto fa scoprire sempre qualcosa di nuovo, inaspettato, al pari della Commedia dantesca. 

Il sipario della Großer Festspielhaus di Salisburgo si apre ancor prima che attacchi l’Ouverture. Silenzio, solo azione. 

Una chiesa viene svuotata lasciando un’immenso spazio bianco. Dall’alto un’automobile, una carrozza, palle da basket, un pianoforte (vero!) piomba rumorosamente in scena, una capra attraversa il palcoscenico, una grande macchina fotocopiatrice compare nell’aria del “Catalogo”, scarpe, tacchi a spillo, una scaletta in mezzo al nulla, velari impalpabili e molto altro ancora sono gli elementi che Romeo Castellucci ha intrecciato nella sua idea di Don Giovanni. Visionario, a tratti onirico, estremamente reale all’inizio per poi portarci in una dimensione quasi da incubo -ma mai claustrofobico- Castellucci tratteggia ogni personaggio con un’apparente semplicità sottesa da sottili richiami a realtà diverse come d’altronde sono i caratteri che ruotano intorno al protagonista: Don Giovanni e il suo doppio, Leporello, entrambi di bianco vestiti; l’irraggiungibile complessità di Donna Anna; l’onestà di Donna Elvira; la duplicità di Zerlina; l’anti-eroe Don Ottavio e l’ingenuità di Masetto.

Infine una moltitudine di donne salisburghesi, spesso schierate, in fila quali mero oggetto del desiderio: una, nessuna, centomila… 

E infine Don Giovanni, come posseduto dal Commendatore, si spoglia e si pietrifica come i corpi che giacciono eterni sotto le ceneri di Pompei. Al suo scomparire anche gli altri protagonisti inevitabilmente perdono di significato e tutto implode in un finale moralistico al quale nemmeno Mozart credeva.

Ampi dissensi per Castellucci. 

Forse gli si può imputare una serie di idee che non sempre sono aderenti con la partitura, ampi silenzi, nonché un’azione troppo lunga che precede l’Ouverture sottrae la potenza dell’attacco orchestrale, tuttavia non si può nascondere che ci sia una coerenza nonché una serie di momenti che creano atmosfere che portano il pubblico in una dimensione altra. 

Standing ovation invece per Teodor Currentzis che a capo dell’Utopia Orchestra conferma la sua estrema e coraggiosa musicalità. Torrenziale, vorticoso ma anche capace di momenti di intensi abbandoni estatici, rivela una partitura che ancora una volta dimostra di anticipare un’estetica propriamente romantica. 

Si scontra in questa concezione, il suono dell’orchestra troppo spesso ruvido, la cui richiesta di espressività da parte di Currentzis non sempre trova riscontro in una varietà timbrica necessaria anche drammaturgicamente. Apprezzabile invece la presenza del continuo realizzato al fortepiano da Maria Shabashova. 

Il cast vocale, perfettamente in linea con l’impostazione musicale del direttore greco, rivela ottime qualità vocali, timbriche ed espressive del baritono Davide Luciano nel ruolo del protagonista. Il suo Don Giovanni è cantato con cura del dettaglio, attenzione alla parola e alla ricerca di espressione nei recitativi.

Al suo fianco Kyle Ketelsen è un Leporello dinamico, la cui vocalità dimostra una certa nobiltà di fraseggio e ottima dizione.

Il Don Ottavio di Julian Prégardien, estremamente lirico, si abbandona in pianissimi di forte impatto emotivo.

Nadezhda Pavlova, nelle vesti di Donna Anna, è dotata di una tecnica che le permette di fare tutto: volume sempre ben calibrato, filati trasognati, ben gestiti e proiettati, agilità perfette nonché interprete che mette in luce l’anima tormentata del personaggio.

Contraltare è la Donna Elvira di Federica Lombardi che sfodera una vocalità ragguardevole, piena, tornita, con ottima gestione del registro medio-acuto nonché temperamentosa scenicamente.

Graziosa e abilmente scaltra è la Zerlina di Anna El-Khashem così come perfettamente in parte è il Masetto di Ruben Drole. 

Applausi scroscianti per la compagni e musicale. 

Inspiegabile invece l’aver affidato il finale al, seppur ottimo, Utopia Choir per evidenti ragioni registiche, creando una contraddizione tra scelte musicali estremamente filologiche e trovate sceniche fin troppo arbitrarie. 

Forse Mozart avrebbe apprezzato? Non lo sapremo mai. 

Gian Francesco Amoroso
(28 luglio 2024)

La locandina

Direttore Teodor Currentzis
Regia, scene, costumi e luci Romeo Castellucci
Coreografia Cindy Van Acker
Drammaturgia Piersandra Di Matteo
Personaggi e interpreti:
Don Giovanni Davide Luciano
Il Commendatore Dmitry Ulyanov
Donna Anna Nadezhda Pavlova
Don Ottavio Julian Prégardien
Donna Elvira Federica Lombardi
Leporello Kyle Ketelsen
Masetto Ruben Drole
Zerlina Anna El-Khashem
Utopia Orchestra 
Utopia Choir 
Voci maschili del Bachchor Salzburg
Maestro del coro Vitaly Polonsky

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