Salisburgo: il sorriso di Manze
I Mozart Matinée sono il più salisburghese tra gli appuntamenti del Festival d’Estate.
Amati dal pubblico locale che nel corso dei decenni ne ha fatto una tradizione, affidati all’Orchestra del Mozarteum, uno dei pilastri muscoli della città, i Matinée rappresentano una sorta di rito laico dei fine settimana durante il Festival.
Sembrano tra di loro conoscersi tutti gli spettatori che affollano la Großer Saal del Mozarteum e che passano da un abbraccio a una tartina al salmone per poi commentare il concerto brindando con una flûte di champagne; lo spettatore occasionale è quasi di troppo eppure anch’egli viene coinvolto dall’ atmosfera festosa in nome della musica del Genius Loci.
L’impaginato di sabato 17 scorso giocava, come spesso accade in questi concerti, tra composizioni universalmente conosciute – si potrebbe dire “di repertorio” – ad altre meno frequentate dagli intepreti.
Ad officiare la cerimonia musicale il britannico Andrew Manze, direttore capace di unire rigore e divertimento e che soprattutto concerta con il sorriso sulle labbra facendo in qualche modo rivivere i tempi di Roger Norrington; con lui la violinista Clara-Jumi Kang ed il violista Timothy Ridout, virtuosi capaci di rendersi vincenti attraverso un understatement che fa loro onore in quanto consente di concentrarsi sulla musica.
In apertura Manze ha proposto le Sei Danze Tedesche KV 509, “popolari” solo all’apparenza in quanto il Mozart maturo, siamo nel 1757, che ritorna alla contredanse e al minuetto lo fa con una perizia tecnica che lo porta ad operare un percorso di transizione di tonalità da una danza all’altra creando un piano narrativo incentrato sulla rapsodia.
Manze opta per un suono di scoperta luminosità, concentrandosi però anche sul ritmo, il tutto con la giusta leggerezza che la musica stessa suggerisce.
A seguire la Sinfonia concertante in Mi bemolle Maggiore KV 364, ovvero il Canto del Cigno dedicato da Mozart alla sua non amata città natale che sta per lasciare trasferendosi in via definiva e Vienna e subito dopo il soggiorno parigino a ndano non esattamente secondo le sue aspettative.
Clara-Jumi Kang e Timothy Ridout restituiscono, assecondati da Manze con ammirevole sintonia, un’esecuzione intensamente meditata, asciutta nelle dinamiche ed al contempo corposa nel suono raggiungendo nell’Andante centrale momenti di melanconia trasognata, mettendo successivamente in risalto tutti i contrasti del Presto conclusivo.
I due solisti, sommersi dagli applausi, hanno offerto come bis l’Adagio dal Duo in Sol Maggiore per violino e viola KV423, rendendo ancora una volta palpabile la loro intesa fatta non solo di sguardi, ma anche e soprattutto, di identità estetiche.
Dopo l’intervallo è stata la volta della Sinfonia in Re magg. KV 297 “Parisier”, acutamente modellata da Mozart sul gusto del pubblico parigino, tanto che in una lettera a Leopold all’indomani della prima esecuzione, l’autore riferisce che l’uditorio aveva avuto applaudito esattamente nei punti “a effetto” previsti.
La brillantezza della pagina ha trovato in Manze interprete acuto e perfettamente in grado di ritrovare l’atmosfera boulevardier della “Parisier” senza comunque rinunciare ad un indispensabile scavo nelle preziosità armoniche e contrappuntistiche delle quali la sinfonia è piena.
Successo al calor bianco.
Alessandro Cammarano
(17 agosto 2024)
La locandina
Direttore | Andrew Manze |
Violino | Clara-Jumi Kang |
Viola | Timothy Ridout |
Mozarteumorchester Salzburg | |
Programma: | |
Wolfgang Amadeus Mozart | |
Sei Danze Tedesche KV 509 | |
Sinfonia concertante in Mi bemolle Maggiore KV 364 | |
Duo in Sol Maggiore per violino e viola KV423 II. Adagio | |
Divertimento per archi in Fa Maggiorte KV 138 (125c) | |
Sinfonia in Re Maggiore KV 297 (300a) n. 31— “Pariser“ |
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