Salisburgo: l’Anima del Filosofo trionfo illuminista

Le opere di Joseph Haydn pongono quasi sempre un problema, tutt’altro che piccolo, che sta nella loro tenuta teatrale ma soprattutto per i libretti non esattamente felici.

Non fa eccezione l’Anima del filosofo, curiosissima rivisitazione del mito di Orfeo ad opera Carlo Francesco Badini, che Haydn compose per il King’s Theatre senza tuttavia poterla alla fine mettere in scena a causa della disputa sorta tra il re Giorgio III e il Principe di Galles, rispettivamente patroni del King’s Theatre e del Pantheon.

Peccato, perché l’idea della Sibilla al posto di Amore a guidare i passi di Orfeo nell’Ade è felice oltre che specchio dell’estetica illuminista, soprattutto unita a numeri musicali di altissima fattura

Vista la brusca interruzione l’opera restò con tutta probabilità incompiuta – un quinto atto, perduto anche nel testo, con un capovolgimento della storia e un conseguente lieto fine

Per ascoltarla si dovette attendere il 1951 allorquando Erich Kleiber la diresse al Teatro Alla Pergola di Firenze con protagonisti Maria Callas e Boris Christoff.

Al Festival di Pentecoste, tutto dedicato ad Orfeo, l’Anima del filosofo ritorna in forma di concerto con protagonista assoluta Cecilia Bartoli, frequentatrice di lungo corso del titolo – la prima volta lo cantò a Vienna nel 1995 per riprenderlo poi a Zurigo e nel 2001 al Covent Garden – sia nei panni di Euridice che in quelli della Sibilla, mettendo a segno un altro colpo vincente.

Opera tutt’altro che facile da restituire all’ascolto – la dimensione teatrale, si diceva, è labile se non assente – eppure in questa occasione tutto risulta meravigliosamente credibile.

Gianluca Capuano, perfettamente assecondato dai Musiciens du Prince – Monaco – gloria a Davide Pozzi al fortepiano – per i quali abbiamo esaurito gli aggettivi tanto sono bravi, mette in evidenza la sottile filigrana che sta alla base della composizione svelandone con meravigliosa luminosità ogni segreto scavando nelle sue più intime sfaccettature.

Ne risulta una lettura lucidissima e al contempo appassionata, incardinata su ben calibrate screziature dinamiche e impreziosita da soluzioni ritmiche geniali.

La Bartoli – se non esistesse bisognerebbe inventarla –  disegna un’Euridice che è un miracolo di fraseggio, una fantasmagoria di colori, una lezione di canto sul fiato, con apoteosi nel recitativo e cavatina “Dov’è l’amato bene … Del mio core il voto estremo” commovente fino alle lacrime.

Convince ancora una volta Mélissa Petit, qui come Genio-Sibilla dalle agilità funamboliche, esce a testa alta dall’impervia “Al tuo seno fortunato” con tanto di cadenza a richiamare la Regina della Notte.

Thomas Hampson è Creonte credibilissimo e sopperisce con gran mestiere e generosità a qualche segno del tempo.

L’Orfeo di Rolando Villazón, beniamino del pubblico salisburghese è Orfeo gioviale, un po’ guascone, comunicativo, a tratti debordante; il problema è che canta davvero male, il che nell’opera non è fatto secondario. Il pubblico però si diverte e, si sa, il pubblico ha sempre ragione.

A completare il cast il bravo Pier Marco Viñas Mazzoleni come Plutone e Massimo Lombardi negli altri personaggi di contorno.

Sontuosa la prova del Canto di Orfeo, integrato da elementi del Bachchor Salzburg, diretto da Jacopo Facchini.

Ancora una volta successo travolgente, con ovazioni per Nostra Signora di Salisburgo.

Alessandro Cammarano
(27 maggio 2023)

La locandina

Direttore Gianluca Capuano
Personaggi e interpreti:
Creonte Thomas Hampson
Euridice Cecilia Bartoli
Orfeo Rolando Villazón
Genio Mélissa Petit
Les Musiciens du Prince – Monaco
Il Canto di Orfeo
Maestro del coro Jacopo Facchini

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