Salisburgo: Muti e il Bruckner che non ti aspetti

Più detrattori che ammiratori: questo, in sintesi, il destino che tocco ad Anton Bruckner in vita.

Johannes Brahms, che insieme al critico Eduard Hanslick fu – per usare un eufemismo –  tra coloro che meno amarono il compositore di Ansfelden, ebbe a definire la musica del collega Riesenschlanger, ovvero serpenti giganti, a sottolineare la presunta incoerenza e la difficoltà a sviluppare un discorso musicale organico da parte del collega-rivale.

Per proseguire sul filo degli aneddoti si narra che durante un pranzo “pacificatore” organizzato da un gruppo di appassionati ammiratori di entrambi Bruckner e Brahms passarono il tempo a disquisire sulla bontà della cucina e delle loro birre favorite senza tuttavia mai sfiorare argomenti musicali.

Il tempo, spesso galantuomo, ha stabilito il giusto posto – nell’Empireo del Tardoromanticismo – sia per l’uno che per l’altro.

L’Ottava offre, alla luce di quanto detto sopra ottimi spunti di riflessione sia per chi ama la produzione bruckneriana che per coloro che al contrario l’apprezzano meno.

Lo Scherzo infinito che costituisce il secondo movimento e il successivo Adagio sembrano non trovare mai una stretta capace di condurre alla conclusione, eppure il loro fascino sta proprio in questa loro “indeterminatezza” e nella loro lentezza che lo stesso compositore indica chiaramente, precisando che l’Adagio debba essere “Lento solenne, ma non lagnoso”, così come il Finale rutilante di ottoni è “Solenne, non veloce”.

A questo si attiene con puntigliosa precisione Riccardo Muti, che alla testa dei Wiener Philharmoniker – orchestra di assoluto riferimento per questo repertorio che domina ad occhi chiusi – offre dell’Ottava una lettura lucidamente analitica ma al contempo capace di risolversi in abbandoni melodici struggenti.

Il gesto di Muti appare rarefatto, teso alla sostanza ben più che all’apparenza, risultando in ogni caso sempre chiarissimo ed efficace a dar vita ad una concertazione incardinata su tempi decisamente sostenuti ma comunque tesi, ricca di spunti agogici intriganti, capace di trovare inaspettate solarità nella partitura e rendendole all’ascolto con impeti travolgenti.

Al termine dell’ora e mezza – durata “giusta” per la pagina – il pubblico si è sciolto in un applauso che ha abbracciato direttore e orchestra – ovazioni meritatissime per il timpanista e i corni – con Muti che alla quinta chiamata alla ribalta ha invitato tutto, con gesto eloquente, ad andare a pranzo.

Alessandro Cammarano
(18 agosto 2024)

La locandina

Direttore Riccardo Muti
Wiener Philharmoniker
Programma:
Anton Bruckner
Sinfonia No. 8 in C minor WAB 108

5 1 voto
Vota l'articolo
Iscriviti
Notificami

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
più vecchi
più nuovi più votati
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti