Saluzzo: finalmente riunito in Italia l’Archivio Scalero

“Eppure, anche in uno scenario per molti aspetti desolante, resta ancora qualche bella notizia da raccontare” recita il comunicato stampa dell’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte. E, per una volta, così è.

Arriva in Italia l’Archivio Scalero, con oltre 2300 lettere, 400 fotografie e numerosi documenti e partiture possedute dal compositore e violinista di Moncalieri, uno dei protagonisti della scena musicale a cavallo tra i due secoli. Rosario Scalero, nato nel 1870, dopo aver intrapreso una carriera di successo come solista, si dedica alla composizione, pubblica per Breitkopf, fonda e guida per qualche anno la Società del Quartetto di Roma e viene infine chiamato nel 1919 come docente di composizione alla Mannes School di New York.

È negli Stati Uniti che la carriera di Rosario Scalero si sviluppa con maggior successo: dopo appena cinque anni a New York, Scalero verrà infatti invitato al Curtis Institute di Philadelphia, dove avrà tra i suoi studenti Nino Rota, Samuel Barber, Gian Carlo Menotti ed altri ancora, come Virgil Thomson e Lukas Foss.

Non abbandona però la composizione e nel 1940 il suo poema sinfonico “La Divina Foresta” ha un caloroso successo proprio nella Philadelphia che l’aveva accolto. Molto meno generosa sarà invece l’Italia, che fu ben parca di soddisfazioni artistiche. Anche a questo vuole riparare l’Archivio. Spentosi la notte di Natale nel 1954 presso il Castello di Montestrutto, dove lo ritraggono anche alcune delle foto con gli allievi Rota, Barber e Menotti, Rosario Scalero è una figura da riscoprire del nostro primo Novecento, un periodo finalmente di nuovo oggetto di studi e ricerca.

Il lungo processo di acquisizione e unificazione dell’Archivio è decisamente una bella notizia da raccontare, un processo iniziato nel 2005 con il deposito a Montestrutto di una prima parte del materiale da parte di Monique de Ruette Arnoldi (erede del compositore, in foto con il marito) e terminato solo a settembre 2019, grazie alla donazione del Fondo “Monique de Ruette Arnoldi”, prima conservato in Canada dai figli Maxime e Dominique Arnoldi.

Grazie all’impegno di studiosi come Alberto Basso, Antonio Mosca e Chiara Marola, ha finalmente preso vita l’Archivio, che si spera possa diventare ulteriore occasione di una presa di consapevolezza delle importanti figure del Novecento italiano,  non solo per uno studio e una rivalutazione delle loro opere musicali (tra gli estimatori di Scalero vi era anche lo stesso Toscanini), ma anche per comprenderne la centralità nel panorama internazionale.

A figure come Scalero e Castelnuovo-Tedesco si deve infatti una notevole influenza sulla scuola americana e molteplici erano i contatti di Scalero con musicisti quali Caruso e Sinigaglia, ma anche con personaggi non solo del mondo musicali come lo storico e giornalista Luigi Salvatorelli. Il fondo è ora consultabile presso l’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte a Saluzzo e già dal 22 dicembre del corrente anno cominceranno le attività di valorizzazione, con un primo concerto ad opera dell’Orchestra della Cattedrale di Yporegia sotto la direzione di Antonio Mosca, in cui verrà eseguita anche la Romanza op. 4 “Al poeta Adolfo de Bosis” per violino e pianoforte con Virginia ed Ermanno Citraro.

Un concerto che è un inizio ed un’attesa: oltre ai numerosi e importanti anniversarsi, nel 2020 si festeggeranno anche i 150 anni dalla nascita di Scalero. Culmine delle celebrazioni, l’11 e il 12 giugno 2020 si terrà un convegno dal titolo “Rosario Scalero, un docente tra i due mondi” presso il Conservatorio Torino, insieme all’esecuzione da parte del Trio Il Furibondo di musiche di Scalero e due suoi allievi meno noti, Clermon Pépin e Riccardo Luciani, quest’ultimo ancora in vita. E con queste iniziative torna al suo posto anche un altro tassello di quel vasto affresco tutt’altro provinciale che fu il Primo Novecento italiano.

Alessandro Tommasi

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