Seravezza: Marina Comparato, dalla Spagna con passione

A Seravezza si è ascoltata la Spagna musicale come rifranta da un prisma, vocale e strumentale insieme, in tante linee luminose; una Spagna meno frequentata – magari quella dei barrios più autentici e passionali – unita al versante più popolare, sempre soleggiato perché sempre amato dal pubblico; una Spagna che si è scomposta e ricomposta, a guisa di puzzle geografico e sonoro, in un concerto multiforme, stimolante, ricco di spunti rari e insoliti che si vorrebbero maggiormente approfonditi anche su altri palcoscenici.

Tutto ciò, però, non sarebbe stato possibile senza l’arte scenica, prima ancora che vocale, di Marina Comparato. A monte di ogni riflessione va fatto un discorso tanto semplice quanto nient’affatto scontato: quando un artista ama quello che canta, quando conosce fin nelle pieghe la materia trattata e si sforza di trasmettere quel che ha dentro come è accaduto durante questo concerto, non solo l’apprezzamento è assicurato, ma soprattutto s’innesca un coinvolgimento emotivo e mentale ben diverso dalla semplice esaltazione momentanea. Insomma, ci si continua a pensare.

E ci pensiamo sia perché Marina Comparato ha sfoggiato voce freschissima, di bella solarità in acuto e screziata di colori caldi, ora sensuali ora malinconici, ora conturbanti ora intimi, che cangiavano di pari passo con gli accenti, sia perché l’interprete ha mostrato (per l’ennesima volta) una statura artistica non comune, quasi (quasi, eh) facendo passare in secondo piano la voce, tanto la cantante-attrice era totalizzante. Tuttavia non confondiamoci, alcuni pezzi del programma facevano tremare per difficoltà esecutiva: la rossiniana canzonetta spagnuola è stata sciorinata con grande stile ed encomiabile (piro)tecnica vocale, mentre il ravelliano Vocalise – étude  en forme de habanera ci ha lasciati a bocca aperta (articolare quegli arabeschi sonori così complicati, per di più su una medesima vocale, la a, necessita un poderoso controllo dei muscoli mandibolari, dell’emissione, del fiato, del colore e chi più ne ha più ne metta); a tutto ciò si è aggiunto un bis, La tarántula – dalla zarzuela La tempranica di Gerónimo Giménez -, vero scilinguagnolo di scuola rossiniana, eseguito rapidissimo e coloratissimo.

L’intrattenimento d’alto livello è passato, tra le altre cose, pure per la poesia raccolta ed intima di Garcia Lorca, con due brani delicati dalle Canciones españolas antiguas, fino alla sensualità ferina e intrigante di Carmen (Habanera e Chanson bohème), tra i suoi cavalli di battaglia, e l’esuberanza andalusa di Granada.

In un siffatto viaggio attraverso la Spagna e i suoi influssi sui paesi vicini, la Comparato è stata accompagnata dallo charme pianistico di Elisa Mintipò e dalla chitarra solista di Jacopo Perlini: l’una maestra abile e sapiente, l’altro interprete profondo e sottile delle sei corde, l’una crepuscolare nell’Interludio all’atto terzo di Carmen, l’altro melancolico nell’Homenaje di de Falla.

In breve un concerto ricercato, eppure di presa immediata sull’ascoltatore, di quelli che non andrebbero persi.

Mattia Marino Merlo
(14 dicembre 2024)

La locandina

Mezzosoprano Marina Comparato
Pianoforte Elisa Mintipò
Chitarra Jacopo Perlini
Programma:
Isaac Albeniz
Granda, chitarra
Gioacchino Rossini
Canzonetta spagnuola
Una voce poco fa
Enrique Granados
Valzer per pianoforte
Da “Tonadillas”: El majo triste, El majo discreto, El tralala y el punteado
Federico Garcia Lorca
Da “ Canciones españolas antiguas”:
Las morillas de Jaen, Nana de Sevilla
Léo Delibes
Les filles de Cadix
Georges Bizet
Interludio al terzo atto, pianoforte
Habanera
Chanson bohème
Manuel de Falla
Homenaje, chitarra
Da “Siete canciones populares españolas”: Nana, Polo
Francisco Asenjo Barbieri
Dalla zarzuela “El barberillo di Lavapiés”:
Cancion de Paloma
Sebastián Yradier
La Paloma
Bis:
Augustín Lara
Granada
Gerónimo Giménez
Dalla zarzuela “La tempranica”:
La tarántula

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