Sesto Quatrini “Il paradiso delle connessioni”
Tête à tête con Sesto Quatrini che ci parla del Teatro Nazionale dell’Opera di Vilnius: dal Paese con l’Internet più veloce al mondo l’idea di connessioni internazionali sempre più a portata di mano.
- Dalla bella ed articolata chiacchierata con Sesto Quatrini, Direttore Artistico del Teatro Nazionale dell’Opera di Vilnius, emergono spunti di riflessione e aumenta la curiosità verso una realtà che alla maggior parte del pubblico italiano ed europeo resta ancora pressoché ignota. Spazi ampi, metodo di lavoro e speranza di inclusione reale nei circuiti internazionali dell’Eurozona. L’impressione personale è quella di un luogo ricco di potenziale e di affascinanti storie da scoprire. La presenza italiana nella cattolicissima Vilnius affonda le sue radici nella Storia: palazzi meravigliosi di Scuola Italiana, Chiese che si rifanno ai grandi progetti architettonici dei Maestri romani e una Scuola di ritrattistica e di decorazione di interni squisitamente made in Italy. Per ciò che concerne il rinnovato legame tra Italia e Vilnius rispetto alla Musica, questo è sicuramente riferibile alla nomina come Direttore Artistico di Sesto Quatrini, col quale iniziamo la nostra chiacchierata proprio chiedendo: com’è stato arrivare in Lituania?
Quando sono diventato direttore artistico, 3 anni fa, capii che la prima cosa da fare era cambiare (non senza alcune comprensibili resistenze e perplessità) la centenaria tradizione del teatro da teatro di repertorio puro, con recite sparse qua e là durante la stagione, orchestra in rotazione perenne, praticamente senza prove e con cantanti praticamente provenienti quasi esclusivamente dall’ensemble, a teatro di semi-stagione, con tre nuove produzioni d’opera, altrettante di balletto, opere per bambini, progetti educational, gala e sinfonici, uniti organicamente al “repertorio” che già possedevamo, ma, cosa nuova qui, proposto in blocchi unitari e quindi con periodi di prova consoni, rinnovato profondamente con l’apporto di importanti cantanti e direttori ospiti in dialogo con l’ensemble, e con l’orchestra che ruotasse il meno possibile e che fosse pressoché la stessa per tutto il periodo della rispettiva produzione, di modo che la qualità crescesse di colpo.
Il rinnovamento è iniziato da qui!
- Con questi cambiamenti sostanziali sicuramente saranno iniziati a cambiare anche gli equilibri che connettono le maestranze alla “direzione” che V ha iniziato a delineare e che poi si è man mano intrapresa. Quale il riscontro sulle risorse interne e come ciò ha influito sull’efficacia produttiva mese dopo mese?
Questi cambiamenti hanno sottoposto la struttura ad un forte sforzo di rinnovamento produttivo che ritengo salutare se si vuole competere con il mercato internazionale. Il teatro ha aumentato notevolmente le alzate di sipario ed ha iniziato a produrre internamente le nuove produzioni oltre che a coprodurre o noleggiare dall’estero produzioni già esistenti come succedeva in passato. Tutto questo comporta, inevitabilmente, andare ad aumentare la forza lavoro e, quindi, le ore di lavoro.
Allo stesso tempo, dal punto di vista artistico mi sono avvalso del diritto di convocare gli esami di valutazione per le maestranze: ogni Direttore Artistico ha la possibilità di chiedere ma, a mio giudizio, è un vero e proprio dovere! E, dopo un lungo processo, a tratti anche doloroso, siamo riusciti a rigenerare radicalmente l’orchestra, innanzitutto abbassando sensibilmente l’età media sensibilmente e migliorandola in maniera costante grazie all’istituzione di concorsi che hanno portato i migliori musicisti lituani di oggi a diventare le nuove Prime Parti. Oggi i musicisti più richiesti vogliono venire a suonare da noi. E questo è il segno che qualcosa è stato smosso attraverso la valorizzazione di una parola: “merito”, concetto troppo spesso colpevolmente dimenticato!
- La crisi Covid ha imposto notevoli momenti di interruzione. Come l’ha vissuta il Teatro di Vilnius?
Abbiamo perso come tutti una Stagione e mezza. Ma il teatro ha usato il tempo per riorganizzarsi soprattutto dal punto di vista tecnico (rinnovando in particolare la scenotecnica), migliorando la buca ed implementando la tecnologia a servizio dello spettacolo e, appunto, facendo gli esami di valutazione artistica ed i conseguenti concorsi in orchestra. Non ci siamo lasciati allo sconforto: abbiamo fatto di necessità virtù!
- Ora, a poche ore dal debutto in Der Rosenkavalier, quali le sensazioni potenziali rispetto a questa coproduzione di primo piano?
Beh… è un momento importante. Per la prima volta Vilnius è Capofila di una cordata internazionale insieme al Théâtre de la Monnaie e al Teatro Comunale di Bologna. C’è grande attesa ed è il momento per noi di dimostrare che la Lituania può essere più centrale ed importante nello scenario europeo di ciò che si creda.
- Quale prospettiva c’è rispetto alle coproduzoni internazionali? Ovvero, investire su questo teatro si può? Con quanto margine?
Si può. Essendo un teatro proveniente dalla precedente realtà sovietica, possiede un enorme patrimonio di risorse umane qualificate. Dipartimento costumi, parruccheria, attrezzeria ed giganteschi spazi per costruire, sono alcuni dei nostrifiori all’occhiello” e poter avvalersi di queste risorse potrebbe essere utile e vantaggioso anche per i nostri partners internazionali, considerando che poi la Lituania dal 2014 è nell’Eurozona.
- Gli artisti lituani che Lei ha trovato come membri di una squadra consolidata ma abituata al “giro” di repertorio: come hanno vissuto questo processo di rinnovamento? C’è potenziale per carriere singole? Se sì, può individuare qualche nome?
Il potenziale c’è, ma non è stato facile spiegare ai cantanti dell’Ensemble che non necessariamente sarebbero tornati in palco come protagonisti. Essere membro di un’Ensemble significa essere a servizio di un teatro e pertanto anche cantare ruoli minori.
Tra i nomi di giovani rampanti pronti a fare carriere internazionali posso citare, ad esempio, il baritono Steponas Zonys, o ancora i tre soprani Lina Dambraskaite, Agne Stancikaite (entrambe lituane ma artiste ospiti del teatro) e Monika Pleskyte, lei sì , nella nostra Ensemble.
- La Città e i suoi capisaldi: quanto è importante l’apporto pubblico rispetto a quello privato e, ancora, quali sono le realtà private più attente al suo teatro?
Abbiamo un grande sponsor che é NORFA, grande catena di distribuzione ma anche di vendita al dettaglio. Abbiamo l’emittente televisiva più importante del Paese: LRT. Siamo ancora lontani dal riuscire a coinvolgere tutte le realtà a diverso titolo ma per questo servirebbero leggi sulla defiscalizzazione ad hoc. È un problema antico in Europa ad eccezione della Gran Bretagna, soprattutto in un Paese che per decenni ha subito fortemente l’influenza del Socialismo Reale.
- Quanta Italia c’è nel prossimo calendario e, viceversa, c’è ora un po’ di Lituania nella Sua visione artistica di certo repertorio specifico?
Ci sarà molta Italia. Su tutti, sono onorato di poter presentare Marcello Bufalini come Direttore di Ernani dopo ben tre cancellazioni dovute al Covid. Continuerò ad invitare interpreti che possano arricchire con la loro maestria la nostra realtà, e a rinnovare l’invito a chi già è venuto ed ha fatto bene!
- Un obiettivo a medio termine: se ci rivedessimo qui tra due anni cosa potremmo ragionevolmente aspettarci?
Un teatro in grado di proporre più nuove produzioni di grande livello. L’ obiettivo è quello di continuare ad ospitare ma con più costanza i grandi artisti che fanno grande la Lituania nel Mondo: Grigorian, Mikeviciute, Stundyte, Montvidas e tanti altri. E allo stesso tempo riuscire a portare i grandi direttori, registi e solisti di modo che la stagione dell’Opera Nazionale Lituana susciti la curiosità degli addetti ai lavori e degli appassionati diventando meta di viaggi culturali per l’opera, come sta succedendo in modo straordinario in questi giorni per il nostro Rosenkavalier.
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CURIOSITÀ e SETE di CONOSCENZA.
- Per quanto riguarda lo spettacolo odierno: quale impatto potenziale potrà avere sul sostrato sociale locale? E, a livello europeo?
A livello europeo lo sta avendo in quanto ha suscitato molta curiosità. Aprire una stagione con Der Rosenkavalier è un rischio ma anche una segno di coraggio credo. A livello sociale non so dirLe. Certamente posso dire che una settimana fa ho tenuto una lezione aperta al pubblico sul titolo e, nello specifico, sui leitmotiv dell’Opera ed in teatro c’erano 80 persone, e altre 140 sui vari canali social.
Sono tantissimi, e chi conosce il nostro mondo puó coglierlo. Significa che il teatro sta recuperando il ruolo centrale che gli spetta. Luogo di aggregazione ed educazione oltre a tempio di bellezza ed arte.
In effetti, se pensiamo che a 26 km da Vilnius è stato stabilito il centro geografico d’Europa e che la lingua di questo Paese è tra le più antiche del mondo, dopo questa visita così gratificante anche in termini di prospettive culturali non ci sarà difficile pensare di tornare e vi invitiamo a farlo… magari unendo un giro in mongolfiera per ammirare le distese di foreste dall’alto e respirare l’aria do un sogno di libertà che, piano piano, da queste parti sta diventando realtà.
Antonio Cesare Smaldone
[…] In premessa è opportuno ricordare quanto già detto rispetto a questo Teatro e alla capitale che lo vede protagonista della sua produzione musicale (Qui l’intervista al suo Dirrttore Artistico Sesto Quatrini). […]