Siena: le voci di Luciano Berio
L’Accademia Chigiana inaugura il Chigiana International Festival 2023 con un programma sinfonico che è quanto di più ambizioso ci si possa aspettare sotto vari punti di vista: innanzitutto poter proporre un programma completamente dedicato a Berio come concerto d’apertura sancisce la raggiunta e completa maturità del pubblico del Festival che ormai ha grande confidenza con i linguaggi del novecento, ulteriormente il programma nello specifico prevede la partecipazione di una artista di grandissima caratura come Tabea Zimmermann, che sarà anche docente di viola per i corsi chigiani e la presenza nella seconda parte di un brano di rarissima esecuzione come Coro (1976) per le grandi difficoltà logistiche e le masse artistiche coinvolte. Ma andiamo con ordine.
L’impaginato prevede nella prima parte Voci (1984) per viola e due gruppi strumentali e nella seconda il suddetto Coro. L’Orchestra della Toscana è diretta da Andrea Molino mentre il Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini” è diretto da Lorenzo Donati; a queste due formazioni si aggiungono due elementi del Chigiana Percussion Ensemble.
Nel 1984 Luciano Berio completa la partitura di Voci per viola e due gruppi di strumenti composto e dedicato ad Aldo Bennici, ieri presente in sala. Il legame del brano con Bennici cuce a stretto filo il rapporto di questa composizione con la Chigiana che prima di Nicola Sani vedeva proprio il violista palermitano ricoprire la carica di Direttore Artistico. L’aspetto che banalmente colpisce di più è come una composizione intitolata Voci non preveda l’uso della voce. Il sottotitolo del brano, Folk Songs II, che rimanda ad una composizione precedente del compositore ligure, chiarisce però l’intenzione e la vocalità sottointesa ad esso. Berio lavora su idee e spunti derivanti dal folklore siciliano, la viola diventa voce che può cantare senza far ricorso alla parola.
Tabea Zimmermann è, fin dalle note d’incipit, metafisica: impensabile, senza sentirla dal vivo, comprendere cosa possa fare con il suo strumento, il suono, le infinite sfumature coloristiche e la libertà esecutiva anche in un brano di così grande rigore compositivo.
L’ORT anche questa volta rappresenta un’ottima soluzione per questo repertorio per la sua precisione e versatilità anche con disposizioni particolarmente critiche sul palcoscenico.
Andrea Molino, che conoscevamo solamente come compositore, è stata un’ulteriore piacevole sorpresa: la chiarezza di gesto unita ad una perfetta gestione dello spazio e dei due gruppi strumentali distinti. Proprio questa definizione acustica e uditiva dei due gruppi è probabilmente l’aspetto più interessante del lavoro svolto da Molino con l’orchestra dato che l’acustica e lo spazio della chiesa di Sant’Agostino non sono sicuramente la miglior soluzione possibile, ma sicuramente la più adatta tra gli spazi senesi.
Dopo un cambio tecnico molto complicato e lungo ecco venir il momento di Coro. Già solo l’impatto visivo è qualcosa di estremamente raro: il coro di fatto non esiste come siamo abituati a vederlo nei concerti, ma qui è un organo che si integra e compenetra con l’orchestra. “Ogni cantante è collocato accanto a uno strumento a fiato o ad arco, dando vita a quaranta coppie voce-strumento che spesso agiscono in stretta sintonia, e alle quali si aggiunge un quartetto supplementare di strumenti che non sono associati a nessuna voce” scrive Susanna Pasticci nel programma di sala. I testi utilizzati provengono dalle zone e dalle culture più disparate e si innestano e intrecciano in modi diversi generando 31 episodi musicali chiusi che si susseguono senza soluzione di continuità. Il materiale musicale è quasi tutto originale di Berio che vuole con questa composizione spiega di voler creare “un’antologia dei diversi modi di mettere in musica” cioè le tecniche costruttive, i moduli ritmici, la conduzione polifonica…
L’esecuzione è qualcosa di impressionante per potenza ed intensità. Sicuramente si tratta di una di quelle pagine che richiedono inderogabilmente un ascolto dal vivo, cosa che però non è affatto semplice date le rarissime esecuzioni dal vivo in concerto giustificate dalla complessità produttiva e logistica di un brano del genere che tratta orchestra e coro come gruppi polisolistici invece che come masse artistiche. La trasparenza e le diverse situazioni timbriche e sonore sono ben definite da Molino con la collaborazione di Lorenzo Donati in un grande arco musicale ininterrotto della durata complessiva di circa un’ora. La spazializzazione anche in questo caso gioca un ruolo fondamentale nel lavoro preparatorio di Andrea Molino ma anche nell’interazione del suono prodotto con lo spazio acustico di Sant’Agostino e con quello dell’ascoltatore.
Lunghissimi applausi da parte del pubblico accorso numerosissimo a riempire ogni posto in sala per questo programma tutto Berio che inaugura il Festival 2023 che vedrà fino al 2 settembre oltre 100 concerti riempire gli spazi senesi, delle terre di Siena e della Toscana.
Luca Di Giulio
(6 luglio 2023)
La locandina
Direttore | Andrea Molino |
Viola | Tabea Zimmermann |
Chigiana Percussion Ensemble | |
Francesco Conforti, Antonio Gaggiano | |
ORT-Orchestra della Toscana | |
Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini” | |
Maestro del coro | Lorenzo Donati |
Programma: | |
Luciano Berio | |
Voci per viola e due gruppi strumentali | |
Coro per quaranta voci e strumenti |
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