Siena: l’opera è attualità nella Elissa / Dido and Aeneas coprodotta da Mozarteum e Chigiana

Gli applausi sono scroscianti al termine del debutto senese di Elissa / Dido and Aeneas. L’entusiasmo del pubblico per la combinazione originale in un Teatro dei Rinnovati lustrato a festa è palpabile, complici la modernità della regia, la curiosità per prologo ed epilogo mai ascoltati in Italia dopo la prima assoluta in giugno a Salisburgo – e, perché no, anche la freschezza del cast e della compagine orchestrale che hanno eseguito l’opera al di fuori dei cliché che a volte attanagliano le esecuzioni imprigionate nei dettami dello “storicamente informato”. Il prologo e l’epilogo aggiunti alla partitura sopravvissuta di Dido and Aeneas di Henry Purcell sul libretto di Nahum Tate sono il frutto di una speciale commissione dell’Universität Mozarteum Salzburg e dell’Accademia Chigiana al compositore Henry Fourés su libretto di Elisabeth Gutjahr, rettrice della grande istituzione austriaca per l’alta formazione musicale.

Quando ci si trova di fronte a un’aggiunta postuma, per di più attuale, su un’opera che ha quasi 350 anni, ci si potrebbe chiedere: c’è davvero bisogno di dire qualcosa in più? E poi: cosa può aggiungere alla storia e all’opera una cornice contemporanea? A giudicare dal risultato, di cose da dire ce n’erano, anche solo per accogliere a millenaria distanza la richiesta espressa da Didone nel più famoso lamento della storia dell’opera “Remember me but forget my fate”.

«Elissa», che dà il titolo al nuovo lavoro comprendente prologo ed epilogo, altro non è se non il nome fenicio di Didone, che con la sua simultanea presenza nel discorso invita già di per sé a guardare la regina di Cartagine da un’altra prospettiva: non più solo l’innamorata abbandonata che decide infine di togliersi la vita, ma anche, e soprattutto, la determinata fondatrice di una nuova città sulle coste libiche, a prezzo anche di qualche ingiustizia e qualche inganno, come tramanda Timeo di Tauromenio. Elissa/Didone è la donna che appena venuta alla luce sulla scena si chiede «Chi sono io, o meglio cosa sono per voi che tramandate i miei nomi attraverso i millenni?». È sempre lei che, nelle parole di Belinda, ha «fondato così una nuova epoca, / che avrebbe dovuto avere a che/ fare con la navigazione, la curiosità/ e la bellezza».

Come si integrano dunque prologo ed epilogo con l’opera di Purcell? Elissa arriva come conquistatrice di nuove terre, Enea arriva invece come un rifugiato. O meglio, questa è la rilettura di cui si è vestito l’eroe troiano nella regia di Rosamund Gilmore, facendo seguito, peraltro, al testo di Elisabeth Gutjahr, che nel prologo fa dire a Belinda: «Il diritto di restare è una questione di negoziazione»… un vero e proprio manifesto politico, che non può far altro se non riportarci all’attualità.

I vestiti abbandonati sul palco che nella scenografia sembrano galleggiare a pelo d’acqua ci inducono inesorabilmente a tracciare un collegamento che unisce le due rotte nel Mediterraneo, quella leggendaria verso la fondazione di Roma e quella, tragica, di oggi verso le coste dell’Europa.

Come un imperativo categorico, così, la storia di Elissa / Dido and Aeneas impone allo spettatore di riflettere sul presente, ben lontano da una concezione della fruizione dell’arte per il puro piacere del suo godimento.

L’esecuzione musicale è di una qualità sorprendente, così come ce la si aspetterebbe da giovani studenti del Mozarteum: la direzione di Kai Röhrig fa trasparire da ogni nota intenzioni ed energia, così che il discorso musicale prosegua senza soluzione di continuità anche nello stacco tra musica barocca e contemporanea, quest’ultima particolarmente complessa nel gioco di sonorità, ritmo e colori e di non facile resa, specialmente per musicisti poco abituati all’acustica di un teatro all’italiana.

Buona anche la prova del cast, con i ruoli principali affidati ai giovani Anna Maria Husca (Didone/Elissa), Anastasia Fëdorenko (Belinda) e Niklas Mayer (Enea). Una menzione particolare per il mezzosoprano Jesse Mashburn (La maga), il cui ingresso in scena, marcato da una voce decisa e ricca di sfumature, rapisce gli ascoltatori.

Le scene sono essenziali e l’atmosfera è determinata dall’utilizzo di un proiettore che illumina il proscenio con immagini dai contorni spesso inintelligibili, elemento fondamentale nell’allestimento dell’opera. Nonostante alcuni momenti in cui i colori sono vivi, come durante l’Ouverture, i protagonisti sono avvolti perlopiù dall’oscurità e da luci soffuse: l’ambiente creato è allo stesso tempo di grande intimità e di grande tensione, come in una foresta in cui l’unica illuminazione sia data dai raggi della luna.

Se si dovesse riassumere il filo conduttore dell’intera produzione in una parola, sarebbe straniamento. A partire dall’arrivo di Elissa sulle coste libiche, passando per quello del rifugiato Enea e per il suo amore sconvolgente, per le proiezioni coloratissime che incorniciano le espressioni disorientate del coro, sino al finale, dove lo straniamento rompe la quarta parete e avvolge il pubblico, che vede arrivare in platea e sedere di fianco a sé, inaspettatamente, i protagonisti che pochi secondi prima erano in scena, quasi a dire: in questa vicenda, tutti sono coinvolti. Decidere se il riferimento sia ai rifugiati troiani o a quelli dell’attualità è lasciato alla sensibilità di ciascuno.

Elisa Nericcio
(29 agosto 2023)

Questa recensione viene pubblicata in collaborazione con il progetto Tell me Chigiana, un workshop di critica e comunicazione musicale online che dal 2015 va di pari passo con il Chigiana International Festival & Summer Academy per raccontarne i concerti e tutti gli eventi, con il desiderio di raggiungere e raccogliere il pubblico intorno al senso della musica attraverso gli strumenti della comunicazione digitale.
Gli studenti che aderiscono al progetto sono seguiti passo passo nel fitto lavoro quotidiano durante il festival da Stefano Jacoviello.
Quest’anno per la prima volta Le Salon Musical pubblica alcune recensioni degli studenti di Tell me Chigiana grazie alla supervisione e l’intermediazione del nostro contributore Luca DI Giulio, fornendo ai ragazzi l’opportunità di collaborare con la nostra testata giornalistica.

La locandina

Direttore Kai Röhrig
Regia Rosamund Gilmore
Scene e costumi Clara Schwering
Drammaturgia Eike Mann
Personaggi e interpreti:
Didone/Elissa Anna Maria Husca
Belinda Anastasia Fëdorenko
Aeneas Niklas Mayer
La maga Jesse Mashburn
Orchestra e ensemble vocale del Mozarteum di Salisburgo
Direzione dell’ensemble vocale e continuo Giorgio Musolesi

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