Simone Rubino enfant prodige delle percussioni

Abbiamo incontrato il giovane percussionista piemontese a pochi giorni dalla notizia dell’assegnazione del Premio Abbiati che gli è stato conferito come migliore solista del 2017. Ne è nata un’intervista ricca di spunti di riflessione.

  • La definizione di “talento precoce” credo ti si attagli. Quando e come è nato il tuo amore per le percussioni?

L’amore per le percussioni è nato all’ età di 5 anni circa.
Ricordo ancora quando io e la mia famiglia guardavamo il concerto di capodanno dei Wiener Philharmoniker. L’ attenzione era quasi sempre sui percussionisti e il timpanista d’orchestra.
Ero molto affascinato dal ritmo e “dall’energia pura” di questi strumenti meravigliosi.
Ogni volta che mi trovavo a tavola non vedevo l’ora di poter sperimentare i suoni della cucina. Bicchieri, piatti, pentole, posate, contenitori per la mia creatività si trasformavano in strumenti musicali per me.
Di conseguenza, grazie al supporto della mia famiglia, ho avuto la fortuna di poter studiare le percussioni privatamente e successivamente in Conservatorio dove ho conosciuto tutti gli strumenti convenzionali che appartengono al mondo reale delle percussioni.

  • Hai vinto il Premio Abbiati per le prime esecuzioni italiane di tre impaginati di estrema difficoltà, soprattutto il Concerto di Friederich Cehra. Come ci si raffronta con questi pezzi?

Sono molto grato per l’assegnazione del Premio Abbiati e onorato alla mia nazione per aver offerto me delle grandissime possibilità, con orchestre italiane d’eccellenza e direttori d’orchestra stellari,per esprimere la musica moderna che rappresenta principalmente il mondo delle percussioni.
Ho grandissimo rispetto per la musica contemporanea.
La tecnica che principalmente mi ha aiutato ad affrontare i diversi concerti per percussione e orchestra è sicuramente quella della piena conoscenza del testo e della partitura musicale.
Studiare mentalmente la musica aiuta sia ad aumentare la sicurezza della performance sia a spezzare limiti tecnici che spesso ancora esistono nel mondo delle percussioni.

  • “Percussione” fa rima con “Improvvisazione”: quanto entra il fattore “impromptu” nel tuo fare musica?

Spesso le percussioni vengono associate con l’improvvisazione anche se nella musica contemporanea si sta perdendo purtroppo l’uso.
Uno dei miei obbiettivi è sicuramente quello di commissionare concerti per percussioni e orchestra con almeno alcune delle cadenze improvvisate come si faceva nel classicismo.

  • La domanda precedente mi porta a chiede quale sia il tuo rapporto con il Jazz…

Quando mi sento particolarmente creativo improvviso per divertirmi. Il mio compositore jazzista preferito è “Johan Sebastian Bach”…..;)
Adoro soprattutto trovare le affinità e le radici da dove la musica jazz proviene, molto spesso combinando musica barocca insieme.

  • Un po’ di sana polemica. La Musica Nuova non ha vita facile in Italia, mentre all’estero si eseguono direi giornalmente pezzi nuovi. Quale, secondo te, la ragione di questa resilienza da parte di pubblico e organizzatori?

Ho notato che spesso da parte del pubblico e degli organizzatori si ha paura ad affrontare un concerto di musica contemporanea, spesso si rinuncia addirittura all’ascolto.
Possiamo ascoltare “musica meno affascinante” in tutti i periodi storici. Anche nel passato ci sono stati compositori le cui opere non sono state subito apprezzate e capite. Alcune convinzioni, generalizzazioni possono diventare limitazioni alle decisioni future riguardo la musica contemporanea. Il mio obbiettivo è quello di comunicare al pubblico, attraverso uno strumento molto giovane come le percussioni, che esiste la musica meravigliosa. Fondamentale è come la si trasmette.

“Tutto detto con il tono giusto può essere esaudito”

Così è per me la musica contemporanea, un modo di comunicare completamente nuovo, se il pubblico non avrà capito quello che io ho suonato allora molto probabilmente sarà stato un mio errore nell’interpretazione, di visione o di comunicazione.

Alessandro Cammarano

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