Sokolov chiude il Bolzano Festival con un canto per voce sola

Con l’ultimo concerto del ciclo pianistico intitolato a Busoni, si è conclusa l’edizione 2020 del Bolzano Festival Bozen. Il russo Grigory Sokolov ha avuto il compito di chiudere un cartellone di concerti che è riuscito a regalare al capoluogo sudtirolese nuova musica dal vivo, offerta quasi impensabile sino all’inizio di questa estate.

Sokolov è ritornato, dunque, a Bolzano, dove il pubblico attende sempre con trepidazione i suoi concerti come un appuntamento immancabile, ed è stato protagonista di un recital intenso dal carattere meditativo.

Con la una conoscenza impeccabile delle potenzialità dello strumento, ha dato un’interpretazione delle pagine di Mozart che sapeva rispettare la storicità dello stile e allo stesso tempo la valorizzava con i timbri e le voci proprie della tastiera moderna. Un connubio azzardato a pensarlo, magistrale nella sua realizzazione, entusiasmante all’ascolto.

Dopo il preludiare quasi improvvisato (inizio perfetto per un racconto) e gli accordi quasi corali della fuga nell’opera KV394, il suono si riduceva improvvisamente in un sussurro, quasi un effetto di luce teatrale che diventa più morbida e attenuata, e la punta delle dita di Sokolov cesellava una meraviglia con l’incipit della Sonata  KV331. Questa sonorità lieve seppur reale, morbida seppur mai evanescente, comunque raccolta, ha pervaso tutti i movimenti della Sonata, compreso il famosissimo rondò finale “alla turca”, restituendone una lettura nuova, quasi contemplativa nel tempo trattenuto.

Ma non solo, questo “canto per voce sola” proseguiva nei brani successivi, quindi nel Rondo KV511 come nelle pagine più estatiche della raccolta Bunte Blätter di Schumann (quelle affini al gentile Eusebio) per riprendere vigore solo al comparire di uno stile più appassionato (proprio di Florestano, per richiamare due dei volti cari alla fantasia schumanniana). E così, nell’alternarsi di momenti “mit Innigkeit” (con intimità) sempre “langsam” (lentamente) ad altri “frish” (freschi) e “lebhaft” (vivaci), si giungeva alla pagina finale del ciclo, con una marcia veloce dove quell’acciaccatura ripetuta nella melodia non suonava sfrontata bensì ammiccante, quasi a nascondere (o rivelare?) solo a metà un animo sempre cangiante come quello del compositore romantico Robert Schumann.

Per la cronaca di fine serata, tredici sono state le uscite sul palco tra grandi applausi e cinque i bis concessi: due Mazurke di Chopin (op. 68 n. 2 ed op. 30 n. 2), il Preludio op. 32 n. 12 di Rachmaninov e due Intermezzi di Brahms (nn. 2 e 3 dell’op. 118), autore che, a gusto di chi scrive, resta la punta di diamante di Grigory Sokolov.

Monique Cìola
(29 agosto 2020)

La locandina

Pianoforte Grigory Sokolov
Programma:
Wolfgang Amadeus Mozart
Preludio (Fantasia) e Fuga in do maggiore KV 394 (383a)
Sonata n. 11 in la maggiore KV 331 (300i) op. 6 n. 2
Rondo in la minore KV 511
Robert Schumann
Bunte Blätter op. 99

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