Spoleto: presentato il 65º Festival dei Due Mondi

La sessantacinquesima edizione del Festival dei Due Mondi è in programma dal 24 giugno al 10 luglio 2022 e ospita le migliori esperienze performative a livello internazionale, valorizzando teatri, spazi all’aperto e luoghi non convenzionali, di cui Spoleto offre una concentrazione unica in Italia: più di 60 spettacoli in 17 giorni, tutti in prima italiana, con più di 500 artisti da 36 paesi in 15 sedi.

Per il secondo anno alla direzione artistica, Monique Veaute segue la sua vocazione multidisciplinare e internazionale, tessendo una tela di relazioni trasversali alle singole arti che si condensa intorno a tre linee programmatiche: la musica dei due Mondi, la voce delle donne e i nuovi modi di raccontare la musica.

La programmazione musicale guarda alla relazione tra le due sponde dell’oceano, legame di cui da sempre Gian Carlo Menotti è stato promotore, e abbraccia molteplici linguaggi grazie anche alla presenza delle due orchestre in residenza, la Budapest Festival Orchestra accompagnata dal direttore principale Iván Fischer e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Antonio Pappano. Barbara Hannigan, soprano e direttrice d’orchestra, arriva al Festival di Spoleto con una “carta bianca” e la sua presenza per quattro diversi concerti si inserisce nel percorso che la nuova edizione sviluppa con le figure femminili che hanno dato un nuovo corso alle arti performative. La proposta musicale include jazz ed elettronica, barocco e contemporanea, dalla rassegna di musica americana dell’ensemble Sentieri selvaggi alla performance di Tovel, tra sculture di pianoforti preparati ed elaborazione elettronica. Da non perdere le voci di Angelique Kidjo, Mariza e Dianne Reeves, in Piazza Duomo con i loro speciali concerti per Spoleto. Tra le artiste coinvolte per la forza rivoluzionaria del loro lavoro al confine tra danza, musica e teatro ci sono le coreografe Germaine Acogny, fondatrice dell’École des Sables, Blanca Li, Anne Teresa De Keersmaeker e la regista Jeanne Candel – che presenta per la prima volta in Italia una nuova esperienza di teatro musicale ideata con Samuel Achache. A cinque anni dalla scomparsa il Festival rende omaggio a Trisha Brown, icona della danza contemporanea. Appartengono alla nuova generazione di coreografe e coreografi Alexander Vantournhout, Ayelen Parolin, Luz Arcas con la sua compagnia La Phármaco e Yoann Bourgeois. La sezione Teatro porta a Spoleto il regista tedesco Thomas Ostermeier e presenta gli ultimi lavori di drammaturghi italiani quali Fabio Cherstich, Leonardo Lidi, Davide Enia e del duo RezzaMastrella.

Intorno al cartellone ufficiale gli appuntamenti collaterali e gli eventi speciali fanno di Spoleto un luogo vivo della creazione artistica dei nostri giorni: incontri con gli artisti, premi, istallazioni d’arte, rassegne cinematografiche e mostre. L’artista Anselm Kiefer firma il manifesto ufficiale della 65ma edizione.

Prosegue, con un impulso sempre più incisivo, il progetto avviato nel 2021 per rendere la macchina organizzativa del Festival aderente ai principi dello sviluppo sostenibile, perseguendo, con azioni concrete e mirate, alcuni degli obiettivi dell’Agenda 2030.

 

PROGRAMMA

 

MUSICA

 

Il Festival si inaugura con il concerto della Budapest Festival Orchestra (24 giugno) diretta da Iván Fischer. La compagine esegue per la prima volta in Europa il grande oratorio di Philip Glass The Passion of Ramakrishna, al quale accosta l’Ouverture n. 4 in re maggiore di Bach. All’orchestra si aggiunge il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, nel segno della collaborazione tra le due istituzioni. Anche quest’anno la proposta musicale è particolarmente ricca grazie alla presenza delle due orchestre. La residenza dei musicisti di Budapest continua al Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi (24–26 giugno) con una rassegna di musica da camera: per i “concerti di mezzogiorno” eseguono la nuova trascrizione per ensemble dei Canti della lontananza di Gian Carlo Menotti – commissionata dal Festival a Orazio Sciortino per omaggiare il Maestro dei Due Mondi –, mentre gli appuntamenti pomeridiani (ore 17.00) portano in scena la serenata per tre voci e strumenti di Antonio Vivaldi La Senna festeggiante, capolavoro del repertorio barocco.

Al centro del cartellone musicale c’è sicuramente Barbara Hannigan, soprano e direttrice d’orchestra, star mondiale la cui voce è fra le più originali e richieste della scena lirica contemporanea. La sua residenza a Spoleto è legata a doppio filo a quella dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con la quale condivide il palcoscenico di Piazza Duomo per due serate. Sabato 2 luglio è direttrice d’orchestra e cantante di La Voix Humaine, nella sua originale interpretazione del capolavoro di Francis Poulenc e Jean Cocteau, che accosta a Metamorphosen di Richard Strauss. Due sono gli appuntamenti con il direttore Antonio Pappano: domenica 10 luglio Barbara Hanningan è interprete di Fascinating Rhythm di George Gershwin nel concerto di mezzogiorno e di Knoxville. Summer of 1915 di Samuel Barber, per il gran finale del Festival che Antonio Pappano dedica ai grandi compositori americani anche con la Sinfonia n. 3 di Aaron Copland. Grande attesa per il concerto di domenica 3 luglio (Teatro Romano): Barbara Hannigan accompagnata dal pianista Stephen Gosling interpreta Jumalattaret, ciclo di canzoni composto per lei da John Zorn e ispirato al poema epico finlandese Kalevala, che mette alla prova le sue possibilità vocali tecniche ed espressive, ritenute al limite della possibilità umana.

Con la sua voce carica di vibrazioni la cantante portoghese Mariza (30 giugno, Piazza Duomo) ha saputo trasformare il fado da tradizione locale a fenomeno mondiale. L’artista che ha raccolto l’eredità della “regina del Fado” Amália Rodrigues festeggia a Spoleto i suoi vent’anni di carriera, con un concerto speciale che celebra orgoglio e malinconia di un genere musicale che è patrimonio intangibile dell’umanità.

Dopo l’oratorio di Philip Glass, il percorso nella musica americana continua con la rassegna di concerti dell’Ensemble Sentieri selvaggi (1–3 luglio, Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi), guidato dal suo direttore artistico Carlo Boccadoro. Sentieri selvaggi e i grandi compositori americani si frequentano sin dai primi concerti dell’ensemble, nato a Milano nel 1997 per far conoscere la musica contemporanea al grande pubblico. In tre diversi programmi l’ensemble costruisce un mosaico sonoro di voci da scoprire, dai grandi protagonisti del minimalismo come Philip Glass, Steve Reich e Terry Riley alla libertà espressiva di Missy Mazzoli, Christopher Cerrone, Timo Andres e Armando Bayolo, tutti raramente eseguiti in Italia.

La collaborazione del Festival con Umbria Jazz prosegue con il concerto di Dianne Reeves (3 luglio, Piazza Duomo), diva indiscussa del genere e unanimemente ritenuta discendente dell’eredità della grande Sarah Vaughan. La voce di Dianne Reeves è accompagnata da musicisti del calibro di John Beasley, Romero Lubambo, Itaiguara Brandão e Terreon Gully.

Altra grande protagonista di questa edizione è la quattro-volte vincitrice ai Grammy Awards Angélique Kidjo (8 luglio, Piazza Duomo). Il suo nuovo album Mother Nature torna ai ritmi della sua Africa, celebrandola come luogo geografico e soprattutto come culla del genere umano.

Al confine tra installazione, concerto e live set è la performance musicale di Tovel (aka Matteo Franceschini) e Jacopo Mazzonelli (8-9 luglio, Teatrino delle 6 Luca Ronconi). Franceschini dialoga attraverso l’elettronica con i suoni reali delle sculture di pianoforti realizzate da Jacopo Mazzonelli.

 

 

DANZA

La sezione danza raccoglie alcune delle proposte più innovative a livello internazionale per la contaminazione tra i generi, con un’attenzione particolare alle coreografe che hanno rivoluzionato il corso della propria disciplina.

La coreografa Germaine Acogny reinterpreta Le Sacre du printemps, opera cardine dell’estetica di Pina Bausch (24–27 giugno, Teatro Romano), concepita nel 1975 per il Tanztheater Wuppertal. La fondatrice dell’École des Sables, Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 2021 e nota per essere la “madre della danza africana contemporanea”, porta in scena trentotto ballerini africani, provenienti da quattordici nazioni di tutto il continente, e firma insieme a Malou Airaudo il nuovo lavoro common ground[s].

Ginnasta, ballerina, coreografa e regista, oggi la spagnola Blanca Li incarna come poche l’incontro di esperienze artistiche diverse. Nell’ultima creazione coesistono l’universo reale e quello virtuale: il suo Le Bal de Paris de Blanca Li (24 giugno–10 luglio, Sala XVII settembre, Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti) è lo spettacolo immersivo in realtà aumentata la cui anticipazione alla 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha vinto il Leone d’Oro nella sezione “Venice VR Expanded”.

Con Through the Grapevine (25–26 giugno, Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti) il coreografo belga Alexander Vantournhout, tra i più interessanti della nuova generazione, porta in scena un eccentrico pas-de-deux, eseguito insieme ad Axel Guérin. I due danzatori si sfidano attraverso un costante contatto fisico e la dialettica tra toccare ed essere toccati è al centro della performance.

Circo contemporaneo e danza si fondono nelle cinque performance di Yoann Bourgeois (2–3 luglio, San Nicolò, Terrazza Frau, Chiesa di Sant’Agata), acrobata eccezionale, esperto nell’uso di trampolini per rendere percepibile il punto di apogeo, quel presente assoluto in cui la danza è in equilibrio tra controllo e caduta.

A cinque anni dalla scomparsa, il Festival dei Due Mondi rende omaggio alla coreografa newyorkese Trisha Brown, icona della post-modern dance. La creatività di Trisha Brown ha frequentato sperimentazione e avanguardia e, fin dagli esordi, “luoghi alternativi” al palcoscenico. A Spoleto, la Trisha Brown Dance Company riporta in scena Astral Converted e Working Title (1–2 luglio, Teatro Romano) insieme a In Plain Site, una selezione degli abbacinanti Early Works (3 luglio, Palazzo Collicola).

La coreografa argentina Ayelen Parolin presenta Weg (1–3 luglio, Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti), un vertiginoso esercizio ispirato alla dinamica dei movimenti collettivi, una dirompente e sperimentale azione coreografica, volutamente plurale e stravagante, che esplora la nozione di piacere, di melodia interiore che porta al movimento.

Mystery Sonatas / for Rosa (7–9 luglio, Teatro Romano) è il nuovo spettacolo di Anne Teresa De Keersmaeker coprodotto dal Festival di Spoleto con Rosas, De Munt/La Monnaie (Brussels), Concertgebouw (Bruges) e Dance Reflections by Van Cleef&Arpels. La rivoluzionaria coreografa si addentra nella ricchezza mistica e geometrica delle Sonate del Rosario del compositore Heinrich Ignaz Franz von Biber – eseguite dall’ensemble barocco Gli Incogniti con la direzione musicale di Amandine Beyer. Musica e geometria si intrecciano intorno ad una sola figura: la rosa, simbolo artistico e letterario emblema di segretezza e mistero.

Con Toná (8-10 luglio, Auditorium della Stella) Luz Arcas – coreografa e danzatrice fondatrice della compagnia La Phármaco – presenta uno dei lavori più introspettivi della sua carriera, il risultato di un processo creativo che lei stessa definisce una «liberazione». Una proposta scenica multidisciplinare che si allontana dalle narrazioni convenzionali, introducendo lo spettatore in un’esperienza poetica che esplora la fugacità, la morte e la memoria.

 

TEATRO MUSICALE

I registi francesi Jeanne Candel e Samuel Achache presentano per la prima volta in Italia il loro Teatro Musicale. Le Crocodile trompeur / Didon et Enée (24–26 giugno, San Simone) porta la firma di entrambi: tratto dall’opera barocca Dido and Aeneas di Henry Purcell, lo spettacolo intreccia il teatro shakespeariano e il dramma musicale; gli attori, che sono anche ottimi cantanti e musicisti di cultura jazz, passano continuamente da un genere all’altro. Le Crocodile trompeur / Didon et Enée resiste alle classificazioni di genere, andando molto oltre la sperimentazione teatrale, un grande affresco dove la follia e la stravaganza rappresentano il battito pulsante. Con la stessa attenzione per la musica Jeanne Candel, con Caroline Darchen, Lionel Dra e la compagnia la vie brève, concepisce lo spettacolo Demi-Véronique (30 giugno–3 luglio, Auditorium della Stella), un’epopea musicale a partire dalla Sinfonia n. 5 di Gustav Mahler. Tutto può rapidamente trasformarsi, come accade ai toreri con la figura della mezza veronica che dà il titolo allo spettacolo. Così, da una distruzione, un altro mondo in gestazione si ricompone.

Anche Sans Tambour di Samuel Achache (1–3 luglio, San Simone) si interroga su come ricostruire la realtà dopo un crollo, ispirandosi ai Liederkreis op. 39 di Robert Schumann. Il poeta, separato dall’amato o dalla patria come da un confine invalicabile, deve farsi strada attraverso una geografia reinventata, in cui il canto e la musica diventano la forza trainante dell’azione.

 

 

 

 

TEATRO

 

Il nuovo spettacolo del regista Fabio Cherstich L’appuntamento ossia la storia di un cazzo ebreo (24–26 giugno, Auditorium della Stella) nasce dal romanzo sovversivo, irriverente e audace di Katharina Volckmer Un cazzo ebreo. Cherstich mette a nudo il nucleo più disarmato della vita interiore della protagonista: traumi, speranze, desideri e atti impuri rompono i tabù di un’epoca in cui la vera blasfemia è sfidare il politically correct.

Davide Enia, tra i massimi esponenti del cosiddetto teatro di narrazione, Premio Maschere del Teatro 2019 come Miglior Interprete di Monologo per L’Abisso, festeggia i vent’anni di carriera con Italia-Brasile 3 a 2 Il ritorno (1–3 luglio, Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi), la nuova versione del monologo che lo vide debuttare nel 2002. Una rievocazione, al contempo epica ed intima, di quella che più che una partita fu un vero e proprio atto identitario.

Dopo il successo della sua Signorina Giulia, Leonardo Lidi mette in scena Il gabbiano (7–9 luglio, Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi), prima tappa del Progetto Čechov dedicato al grande drammaturgo russo, con tre spettacoli in tre edizioni. Ancora una volta Lidi si confronta con un grande classico con la sensibilità volta al presente che da sempre contraddistingue i suoi lavori.

Antonio Rezza e Flavia Mastrella presentano a Spoleto il loro ultimo lavoro Porte (7–10 luglio, San Simone). Massimi esponenti del teatro di ricerca, Rezza e Mastrella firmano rappresentazioni ciniche, dissacratorie, ribelli, assolutamente innovative dal punto di vista del linguaggio teatrale per le quali, nel 2018, hanno ricevuto il Leone d’Oro alla carriera.

Del regista tedesco Thomas Ostermeier il Festival dei Due Mondi presenta lo spettacolo History of Violence (8–10 luglio, Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti), adattamento fatto con l’autore dell’autobiografico racconto di Édouard Louis. Un tentativo di comprensione delle forze sociali e politiche che plasmano e trasformano le biografie di coloro ai quali la società non dà spazio, da parte di uno dei massimi protagonisti teatrali del nuovo secolo che da sempre rifiuta l’omologazione culturale del teatro con la consapevolezza che del teatro non si possa fare a meno.

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