Stasera è nato un bambino. Dedicato a Lukas Weissfluss, oscuro ciarlatano del XVIII secolo
“Leute, Leute! Der Poldi hat ’n Buberl g’habt!” “Chi ha avuto un figlio maschio? Quale Poldi?” domandò sorridendo l’arcivescovo, che si alzava in quel momento da tavola e notò l’animazione regnante nel tinello, dove la servitù già si affollava alla terza mensa.
Al che il paggio più anziano, inchinandosi profondamente in segno di scusa e facendo sparire in tasca il tovagliolo, spiegò a Sua Altezza Serenissima trattarsi del Signor Hofmusikus Leopold Mozart, che abitava in casa del mercante Hagenauer, suonava nell’orchestra di Sua Altezza e dava anche lezioni di violino e di cembalo ai paggi di Sua Altezza e agli allievi di cappella. Sua moglie aveva messo al mondo cinque o sei bambini, ma erano tutti morti in culla, meno una bambina che ora doveva avere quattro anni.
“Uhm, se stavolta il ragazzino campa ci saranno spese in famiglia. Quanto diamo di stipendio al Poldi Mozart?” domandò al suo segretario. “Più o meno 150 fiorini l’anno incluse le gratifiche, Altezza Serenissima”. “È già molto per un secondo violino! Ha meriti particolari?” “Come insegnante è stimato, sa anche comporre e ha chiesto licenza di dedicare a Vostra Altezza un suo manuale di violino che sta per andare in stampa ad Augusta”. “Bene, bene; vediamo di fargli un bel regalo per la dedica e promuoviamolo alla prima occasione”, disse compiaciuto l’arcivescovo passando oltre in un fruscio di seta cremisi.
Rimbalzando di bocca in bocca, da un paggio a un cavallante e da un fornaio a una fantesca, l’eco della principesca benevolenza giunse la mattina seguente di buon’ora nella casa di Getreidegasse, dove tuttavia fu accolta con moderato giubilo. Dopo un parto difficile, Anna Maria giaceva febbricitante e debolissima nella minuscola stanzetta ben riscaldata. Il figlio le era stato tolto ed ora, fasciato ben stretto secondo l’uso, era vegliato a vista da una balia arrivata apposta da Sankt Gilgen, una mezza parente. Alle dieci in punto, avvolto in un piumone svolazzante di trine, fu adagiato con cura in una portantina che attendeva nel cortile. La balia salì con lui; il padre, teso e nervoso benché inappuntabilmente vestito come sempre, seguiva a piedi in compagnia di pochi amici e delle rispettive mogli. Il padrino era Johann Gottlieb Pergmayr, senatore della città e prospero mercante, nonché fresco sposo di una gran bella ragazza. Il piccolo corteo, salutato dalle voci beneauguranti dei vicini, mosse lungo il portico in direzione della cattedrale di Sankt Rupert. Alla fine del breve tragitto in salita furono accolti dal cappellano civico don Leopold Lamprecht, e la cerimonia del battesimo ebbe inizio.
Alle elaborate domande rituali del celebrante il senatore Pergmayr rispose con voce ferma a nome del figlioccio: “Abrenuntio… credo… volo… hoc faciam”. Alla richiesta “Date nomen huic infanti” gli porse il foglietto sul quale il padre, dopo molti ripensamenti e cancellature, aveva pulitamente trascritto in latino (sì, perché lui aveva fatto l’università e ci teneva, anche se alla laurea non c’era arrivato) il nome del santo del giorno seguito da quelli del nonno materno e dello stesso padrino. All’ultimo momento ci aveva aggiunto pure quello di Sua Altezza, che tuttavia, causa una distrazione del celebrante, fu omesso dalla trascrizione sul registro battesimale. Anni dopo il ragazzino ne avrebbe talvolta fatto uso con burlesca solennità, ma agli atti ufficiali non risultava, e fu errore diplomatico increscioso del quale in seguito i due Leopold, il padre e il parroco, si rimproverarono a vicenda senza costrutto.
Un pallido raggio di sole invernale piovve dalla cupola nel momento in cui don Leopold scandiva la formula sacramentale: “Joannes Chrysostome Wolfgange Theophile Sigismunde, ego te baptizo in Nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, amen”, nel mentre che andava versando sul capo denudato del bimbo l’acqua lustrale da una brocca d’argento sbalzato fino a quel momento tenuta a bagnomaria in un grosso bacile fumante. Forse si era esagerato in precauzione, perché al contatto con il liquido caldo il piccolo attaccò a strillare con tutta la forza dei suoi polmoni e continuò su quel registro a far echeggiare le volte del tempio fino a che, esauriti i segni di croce, le preci e le benedizioni, non fu rimesso nella portantina. Là finalmente si quietò, addormentandosi fra le grosse poppe della balia.
“Il nostro Wolferl ha buona voce; vedrai, faremo di lui un cantante!”, ridacchiò il senatore per rincuorare il padre umiliato da quello strappo alle buone creanze. Dopodiché, stringendosi nell’ampia pelliccia, invitò a pranzo tutta la compagnia.
***
Padre Beda Seeauer, abate benedettino di Sankt Peter, era uomo di larghe vedute. Voleva lasciare in eredità l’abbazia e le sue pingui rendite al nipote Beda Hübner, ma fallì lo scopo. Beda junior, all’epoca sedicenne, diverrà bensì segretario dello zio e bibliotecario del monastero, ma nel 1786 alla dignità di abate verrà eletto Kajetan Rupert (alias padre Dominikus) Hagenauer, figlio del padrone di casa dei Mozart. C’è da dire che tutti questi Benedettini di Salisburgo erano leali amici di famiglia, e che nelle cronache da loro redatte abbondano i giudizi ammirativi all’indirizzo di Leopold e dei suoi bambini-prodigio, Wolferl e Nannerl.
Il pomeriggio del 29 febbraio 1756 l’abate Seeauer bussò alla porta della Getreidegasse, diede un buffetto e un santino al piccolo Kajetan che giocava nel cortile e salì la scala fino al piano di sopra. A metà della loggia, la cui tettoia di legno s’adornava bizzarramente di lunghi ghiaccioli pendenti, gli venne incontro Leopold in persona, lasciando a mezzo la lettera che stava scrivendo al suo editore Lotter. La puerpera stava ormai molto meglio ed aveva espresso il desiderio di confessarsi; padre Beda la trovò in poltrona nell’atto di sorseggiare una tazza di brodo.
Rimasti soli, dopo qualche complimento Anna Maria confidò all’abate lo scrupolo di coscienza che le era venuto circa un oroscopo da lei commissionato una settimana prima del parto al maestro di scuola Lukas Weissfluss, più per celia che sul serio. E glielo mostrò: un gran foglio ripiegato recante sul frontespizio i soliti rombi e quadrati del tema natale, e nelle pagine interne le predizioni. Lei ci aveva capito poco o niente; però nel delirio della febbre aveva pensato di aver fatto peccato. Perché per la Santa Chiesa la divinazione del futuro è un grave peccato, vero? Con brevi parole padre Beda le spiegò la dottrina di San Tommaso secondo cui “gli astri inclinano, ma non determinano”, le ribadì però che si trattava di materie pericolose, riservate ai dotti; per le persone semplici come lei rappresentavano solo un futile passatempo da evitare, se non uno strumento d’illusione diabolica. Quanto l’aveva pagato? Tre fiorini? Con quei denari avrebbe fatto meglio a far celebrare tre messe o a comperare pane per la famiglia. Che Leopold non ne sapesse niente, lui sempre così ragionevole e concreto!
Finita la ramanzina e impartita l’assoluzione, padre Beda riprese la strada del convento celando sotto la tonaca il foglio sequestrato. Nel suo piccolo era anche lui un uomo dei tempi nuovi: si dilettava di chimica, botanica e astronomia; ma alle bubbole degli astrologi concedeva solo un interesse storico, benché nella biblioteca capitolare, ben chiusi sotto chiave, figurassero i volumi di Tolomeo, dell’arabo Albumazar, del Cardano e di un’altra decina di oscuri trattatisti in tal materia (la chiave la conservava lui, ovviamente).
Dopo il refettorio, si chiuse come sempre nella sua cella per aggiornare la cronaca della città. Mezzanotte era suonata da un pezzo quando, nello spogliarsi per andare a letto, il foglio del maestro di scuola gli scivolò a terra da una tasca interna della tonaca. Voleva sì bruciarlo, ma la curiosità di leggere le fanfaluche che tanto avevano turbato la brava Frau Mariandel prese il sopravvento.
L’Ascendente è al dodicesimo grado della Vergine. L’immagine: una larga distesa di campi aperti dove un fiume serpeggia sotto i raggi della luna; grado d’armonia. L’astro Spica, splendido sull’orizzonte di nascita, promette fama e prosperità al fanciullo; gli uomini innalzano lo sguardo a lui come ad una guida ed egli mostra loro nuovi cieli e nuove terre. Ma ciò non avverrà senza lotte, perché il Sole è esiliato a sette gradi in Acquario. L’immagine: un leone in piedi al centro di un’arena; grado di liberazione. Preferirebbe morire di fame che subire catene e servitù, eppure soffrirà e servirà, così conquistando saggezza e libertà per i suoi simili.
Accidenti! pensò padre Beda. Un redentore dell’umanità, nientemeno! E potrà mai un profeta nascere a Salisburgo? Ma qui gli venne in mente quel passo del Vangelo di Giovanni dove i Farisei rivolgono quasi la stessa domanda a Nicodemo, si accusò di poca fede e recitò in fretta un mea culpa. Poi tirò avanti a leggere:
Tre pianeti – e che pianeti ! – in quinta casa. Saturno, governatore del segno, è nel proprio domicilio notturno, formando una congiunzione col Sole e con Mercurio. Duri e malefici aspetti, se non li abbellisse quel loro trigono col Medio Cielo! Ed anche Venere in Acquario forma con Marte retrogrado un armonioso trigono. Egli sarà molto amato, ma lento a ricambiare l’amore. La Luna inquieta è in Sagittario, quasi al fondo del cielo e quadrata all’ascendente, e tuttavia in buon aspetto con Giove in Bilancia. La fortuna verrà a lui dall’arte, dalla bellezza e dal molto viaggiare, dall’instancabile moto delle mani e della mente. È uno spirito d’aria e di fuoco, però la notte e il piombo minacciano di tarpargli le ali. Felice lui se saprà sfuggire al loro insidioso richiamo! Correrà gravi pericoli di vita nel nono e nel trentaquattresimo anno. Se potrà superarli, vivrà a lungo sulla terra e vedrà i figli dei suoi figli. Giorno favorevole: il sabato; funesto: il lunedì. Sarà bene per lui portare al collo un talismano di zaffiro legato in argento.
Favole da donnette! Passi l’oroscopo; ma il giorno funesto… il talismano… Follie del secolo scorso! Se non fosse un segreto appreso in confessione, si disse, gli vorrei dare una bella tirata d’orecchie al signor maestro Lukas! Afferrò il foglio per gettarlo nella stufa e, mentre lo guardava accartocciarsi in un allegro turbine di faville, gli venne un’idea. Però, ha una gran bella mano di scrittura quel furfante! Avrei giusto bisogno di un copista per aggiornare l’inventario della biblioteca. Se rinuncia ad abbindolare il prossimo, potrei fargli guadagnare onestamente un paio di fiorini al mese. Già non se la deve passare tanto bene col suo stipendio…
Il carillon del castello suonava Innsbruck, ich muß dich lassen, l’antico Lied di Heinrich Isaac. Presto sarebbe stata l’ora di rivestirsi per la recita del Mattutino e bisognava dormire un po’. Padre Beda si stese sul letto, si tirò la coperta sugli occhi e scivolò in un sonno tranquillo privo di sogni.
Carlo Vitali
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