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Un ritorno che ha scosso gli animi di molti, quello di Mikhail Pletnev alla Sala Verdi, lo scorso 17 febbraio per le Serate Musicali milanesi. Pletnev da sempre lascia il segno come pianista capace di interdire – ne bene e nel male – l’orecchio e il cuore di molti ascoltatori; […]

Ian Bostridge

Dimenticate tutte le Winterreise che avete ascoltato finora, anche se bellissime; qui si entra in un altro mondo; un mondo aspro, impietoso, disperatamente reale nella sua spietatezza.

Al suo apparire in scena un artista è concepito, dall’immaginario collettivo, come un essere soprannaturale, esente da tutto ciò che la quotidianità comporta. Un’entità che vive nell’istante in cui si apre il sipario o si anima nell’ascolto domestico di un cd.

Lugano tra le tappe europee della recente tournée della Gewandhausorchester Leipzig diretta da Andris Nelsons, proseguita poi negli Stati Uniti per la storica unione con la Boston Symphony Orchestra.

A ritroso nell’Ottocento, dall’ultimo decennio del secolo, quando Debussy metteva a punto la Suite Bergamasque, al fatale autunno del 1828, in cui Schubert consegnava al mondo non il suo canto del cigno, ma un’impressionante collana di canti del cigno.

Non credo esistano pianisti con settantasei anni di brillante carriera. Quella di Jörg Demus, iniziata a quattordici anni e ancora in corso alla bell’età dei novanta, è così e non ha pari. E tutta la sua esperienza di pianista navigato e mai scontato, l’ha data al Teatro Palamostre di Udine, al terzo appuntamento della nuova stagione Amici della Musica diretta da Luisa Sello.

Quarto appuntamento del calendario sinfonico 2018/2019 del Maggio Musicale Fiorentino che per il ciclo Mahler/Schubert sabato 27 ottobre alle 20 vedrà il maestro Fabio Luisi impegnato a dirigere l’Orchestra nella Sinfonia n. 8 in si minore D. 759 Incompiuta di Franz Schubert e a seguire nella Sinfonia n.1 in re maggiore Titano di Gustav Mahler.

Stavo guardando, ascoltando un breve video in cui Luca Ciammarughi era intervistato a Piano City Milano, quando mi è scattato questo bisogno di scrivere. Luca ha, così, in tutta serenità e semplicità, dall’alto della sua disparata, a tratti impressionante conoscenza musicale – schubertiana in particolare – espresso alcuni concetti e visioni che hanno incontrato le stesse mie impressioni.

Ancora troppo poco si sa della produzione teatrale di Franz Schubert, il quale oltre alle più celebri pagine liederistiche, cameristiche e pianistiche ha prodotto una ventina di titoli operistici, di cui sette rimasti incompiuti.

Bisogna ascoltare la “fosca Passacaglia” che costituisce il basso ostinato di Der Doppelgänger (copyright Mario Bortolotto nell’indispensabile – anche mezzo secolo dopo –  Introduzione al Lied romantico), per capire quanto l’ultimo Schubert sia un oscuro universo nel quale leggerezza e candore sono ormai diventati antimateria.