Torino: il profondo Nord di Grieg e la Mitteleuropa romantica con Leif Ove Andsnes
Il New York Times lo ha definito «un pianista di eleganza, energia e introspezione magistrali», il Wall Street Journal «uno dei musicisti più talentuosi della sua generazione». È il norvegese Leif Ove Andsnes il protagonista del terzo appuntamento della nuova rassegna dei Pianisti del Lingotto in programma venerdì 7 febbraio, alle 20.30, in Sala 500. Un gradito ritorno per il blasonato virtuoso scandinavo che, dopo il debutto nel 2004 con il Secondo Concerto di Rachmaninov, è tornato a esibirsi a Lingotto Musica altre cinque volte: nel 2012 e nel 2014 alla guida della Mahler Chamber Orchestra dalla tastiera per il progetto “The Beethoven Journey”, nel 2015 e nel 2017 in recital all’Auditorium Giovanni Agnelli e nel 2019 con il Concerto in la minore di Grieg. L’omaggio al conterraneo Grieg con la giovanile Sonata op. 7 si unisce nel suo impaginato alle nostalgiche melodie boeme della raccolta Sul sentiero di rovi di Janáček e all’amatissimo Chopin dei celebri Preludi op. 28.
Vincitore di sette Gramophone Awards e nominato undici volte ai Grammy, Leif Ove Andsnes ha conquistato in trent’anni di attività il plauso internazionale esibendosi nelle più importanti sale da concerto e con le maggiori orchestre. Fondatore del Festival di musica da camera di Rosendal, è stato Codirettore artistico del Risør Chamber Music Festival per quasi due decenni e Direttore musicale dell’Ojai Music Festival in California nel 2012. Più giovane musicista (e primo scandinavo) a curare la serie “Perspectives” della Carnegie Hall nel 2004-05, è stato protagonista della “Artist Portrait Series” della London Symphony Orchestra nel 2015-16. Già artista in residenza dei Berliner Philharmoniker, della New York Philharmonic e della Gothenburg Symphony, ha ottenuto un Instrumentalist Award dalla Royal Philharmonic Society, un Gilmore Artist Award, ed è stato nominato da Vanity Fair come uno dei “Best of the Best” nel 2005. In veste di Partner artistico della Mahler Chamber Orchestra, ha portato a termine due prestigiosi progetti pluristagionali: il primo, “The Beethoven Journey” (“Best of 2014” per il New York Times), dedicato all’integrale per pianoforte e orchestra beethoveniana, lo ha portato in 108 città di 27 Paesi con oltre 230 concerti; il secondo, “Mozart Momentum 1785/86” (Special Achievement Award 2022 per Gramophone), lo ha visto dirigere la Mahler Chamber nei Concerti mozartiani n. 20-24 ai BBC Proms e in altre sale europee. La sua discografia comprende più di 70 album, con un repertorio che spazia da Bach fino ai giorni nostri: le sue registrazioni della musica di Grieg hanno guadagnato particolari riconoscimenti, così come gli album con i solisti Ian Bostridge, Matthias Goerne, Marc-André Hamelin e le prime esecuzioni mondiali del Concerto per pianoforte di Marc-André Dalbavie e di The Shadows of Silence di Bent Sørensen, brani entrambi scritti per Andsnes.
Vero maestro del tocco che combina i classici della Mitteleuropa romantica con profumi dal profondo Nord, Andsnes propone in apertura la Sonata in mi minore op. 7 di Edvard Grieg, l’unica per pianoforte scritta dell’autore ventiduenne nel 1865. La dedica a Niels Gade, suo maestro al Conservatorio di Lipsia, sottintende un omaggio al decano della grande scuola nordica, ma ad ogni pagina fanno capolino anche luoghi del pianismo di Schubert e Schumann. Segue il ciclo Po zarostlém chodníčku (Sul sentiero di rovi) VIII/17 composto da Leoš Janáček fra il 1901 e il 1908. La raccolta si intreccia alla composizione dell’opera Jenůfa e intimamente alle vicende biografiche del compositore ceco, fra cui la morte della figlia ventenne Olga. Colpisce di queste dieci miniature la scrittura laconica, fatta di brevi accenni, emozioni trattenute, che si carica di intensità romantica con squarci lirici improvvisi. Chiudono la serata i celebri 24 Preludi op. 28 scritti da Fryderyk Chopin nel 1838 a Maiorca, quando per sfuggire al rigido inverno parigino e alla curiosità suscitata dal suo legame con la scrittrice George Sand, si trasferì sull’isola in compagnia della donna. Organizzati nell’ordine normale delle scale secondo le 24 tonalità, rappresentano forse un tributo pagato a Bach e al Clavicembalo ben temperato che Chopin frequentava quotidianamente.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!