Torino: jazz e danza con Pappano e Chamayou

Era il 1985 quando negli stabilimenti Ansaldo di Milano, Renzo Piano costruiva uno “spazio musicale” – un grande parallelepipedo di legno – per l’esecuzione della versione definitiva del Prometeo di Luigi Nono. Quella sarebbe stata la prova per un progetto assai più ambizioso: due anni prima Piano si era aggiudicato l’incarico per la riqualificazione della fabbrica del Lingotto in un polo multifunzionale e il progetto prevedeva al suo interno un grande auditorium, poi intitolato a Giovanni Agnelli.

Quella sala è la sede di una stagione musicale che ogni anno ospita le orchestre, le bacchette e i solisti più rinomati del panorama internazionale. Come avviene questa volta con Sir Antonio Pappano, che alla testa della Chamber Orchestra of Europe presenta un programma incorniciato da due musiche per balletto.

Inaugura la serata, infatti, La création du monde di Darius Milhaud che sull’entusiasmo per la scoperta della musica jazz durante un suo viaggio, prima a Londra e poi oltreoceano alla fine della Grande Guerra, componeva questa partitura destinata ai Balletti Svedesi di Rolf de Maré, principale concorrente dei Ballets Russes di Djaglev. Con le scene e i costumi di Fernand Léger, il soggetto, tratto dalla Anthologie Nègre di Blaise Cendrars, narra la creazione del mondo non dal punto di vista della Bibbia cristiana, bensì secondo le mitologie africane.

Rappresentato nell’ottobre 1923 al Théâtre des Champs Élysées, l’azione inizia nel momento del caos, quando tre divinità si consultano. La vita vegetale e animale emergono gradualmente, poi appaiono l’Uomo e la Donna che insieme eseguono una danza del desiderio e si uniscono poi in un bacio che simboleggia la primavera. La compagine strumentale ricorda quella di una jazz band: in primo piano abbiamo un quintetto formato da due violini, violoncello e contrabbasso, dove il posto della viola è preso invece da un sassofono contralto. Dietro si dispone la folta sezione di ottoni ai quali si aggiungono il pianoforte e le percussioni (una batteria). Nella brillante esecuzione si ammira il gioco dei vari temi spesso sovrapposti o modificati da un aumento ritmico tale da creare un contrappunto molto elaborato in cui Milhaud adatta le sue conoscenze di composizione classica (politonalità, contrappunto) alle sue ricerche sul jazz nero americano (strumentazione, ritmi sincopati) per realizzare una musica agile e fortemente ritmica che si opponeva sia al post-wagnerismo sia all’impressionismo nella voglia di novità che permeava i compositori di quell’epoca.

Le altre musiche per balletto sono quelle di Fancy Free, scritte da Leonard Bernstein per Jerome Robbins, lo stesso coreografo di West Side Story. Il balletto venne rappresentato nel vecchio Metropolitan di New York nell’aprile 1944, ancora in piena guerra. Ed è la voglia di evasione a dettare il soggetto, le vicende di tre marinai appena sbarcati che si dedicano a chercher la femme con risultati divertenti. Ispirato dal controverso quadro di Paul Cadmus The Fleet’s in!, le musiche confluiranno nel musical On the Town verranno utilizzate da Hitchcock nel film Rear Window (La finestra sul cortile). Fancy Free è uno dei casi in cui il fatto che la musica sia di accompagnamento a un balletto sembra quasi uno spreco, tale è la qualità dell’invenzione della partitura. Ben venga quindi la possibilità offerta da Pappano di degustare come “musica pura” la geniale disinvoltura con cui Bernstein mescola la sensualità dei ritmi afroamericani a momenti sinfonici che citano abilmente Mahler, Šostakovič (nel 1944 il musicista russo aveva già composto otto delle sue sinfonie), Kurt Weill e Stravinskij (il violino dell’Histoire du soldat!). Il tono swingante della musica è reso magnificamente dalla direzione di Pappano che si diverte un mondo a ricreare queste febbrili atmosfere urbane grazie alla competenza ed entusiasmo dell’orchestra qui al completo.

L’influenza del jazz non è l’unico elemento che lega i brani del concerto, in tutti è costante la presenza in orchestra di un pianoforte che ritroviamo quindi anche nelle Variazioni di George Gershwin sulla canzone I Got Rhythm del fratello Ira, lavoro del 1934. Il tema di quattro note (i-got-rhy-thm) annunciato dal clarinetto è ripreso dal pianoforte e variato secondo i moduli del jazz style, del valzer, della valse triste, dell’armonia orientale in un dialogo serrato con l’orchestra. Nove minuti di felicità musicale con le mani di Bertrand Chamayou che finalmente si afferma come assoluto solista nel Concerto n° 2 in sol minore op. 22 di Camille Saint-Saëns, un lavoro particolarmente originale del 1868 dedicato ad Anton Rubinstein.

Inizia con un preludio per pianoforte solo à la manière del Bach delle toccate, per poi far risuonare nell’orchestra degli accordi simili a quelli dell’Ouverture del Don Giovanni mozartiano. Una barocca sontuosità si intreccia a passaggi altamente virtuosistici affrontati con tecnica ferrea e fluidità di tocco dal pianista francese a cui si deve la raccolta completa su dischi del pianoforte di Ravel oltre a frequenti incursioni nel repertorio contemporaneo.

Questa di Saint-Saëns è una pagina che meriterebbe una popolarità ancora maggiore di quella che ha. L’accoppiata Pappano-Chamayou l’ha illuminata nella sua più vivida luce e il folto pubblico l’ha salutata con applausi entusiastici, come gli altri brani del concerto.

Renato Verga
(12 novembre 2022)

La locandina

Direttore Sir Antonio Pappano
Pianoforte Bertrand Chamayou
Chamber Orchestra of Europe
Programma:
Darius Milhaud
La création du monde op. 81ª
Camille Saint-Saëns
Concerto per pianoforte e orchestra n° 2 in sol minore op. 22
George Gershwin
Variations on “I Got Rhythm” per pianoforte e orchestra
Leonard Bernstein
Fancy Free, musiche per il balletto

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