Torino: la determinazione di Manon Lescaut

La storia di Manon Lescaut, il cinema francese, Torino. Un triangolo perfetto? Lo potremo scoprire alla fine del coraggioso e impegnativo percorso progettuale del Teatro Regio di Torino che con Manon, Manon, Manon ha voluto riaprire le sue porte musicali dopo la pausa estiva, incentrando l’intero mese di ottobre su quella Manon di cui ci racconta l’abate Prévost nel 1731 con la Histoire du chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut, che andrà ad attirare l’attenzione di tre grandi compositori: Giacomo Puccini, Jules Massenet e Daniel Auber. Nell’anno del Centenario Pucciniano (assai ricco l’omaggio all’ombra della Mole) e data la sua prima esecuzione assoluta a Torino nel 1893, il Teatro Regio decide di partire da Puccini eseguendo la Manon Lescaut, più nota al grande pubblico, andando poi ad intervallarsi con le varie recite delle altre due opere previste.

Una triade il cui progetto artistico di messa in scena è affidato alle mani del regista francese Arnaud Bernard, che con intelligenza e amore della propria patria lega le tre opere avendo come filo conduttore il cinema francese, quel cinema nato a fine 1800 in Francia grazie al genio dei fratelli Lumière e giunto subito dopo nella vicina Torino, da sempre legata ai cugini d’oltralpe e che del cinema ha saputo essere terra di creazione, sviluppo ed, oggi, conservazione.

Viviamo quindi la Manon pucciniana come una donna determinata, anzi autodeterminata, che sa ciò che vuole e sfrutta tutti i mezzi possibili per arrivare a ciò. Con un’apertura di proiezione richiamando il cinema dei anni ’30 e 40’, l’azione scenica si evolve attraverso i luoghi, frutto del curato lavoro scenografico di Alessandro Camera, che in sequenza temporale sono la locanda con annesso arrivo e partenza per i viaggiatori, la ricca ed elegante casa di Gerone, il porto scuro, lugubre e nebbioso ed infine il vasto deserto, là dove Manon e Des Grieux passeranno gli ultimi attimi del loro amore. Il tutto in un serrato e richiamante dialogo teatral-cinematografico con estratti di proiezione dai film Il porto delle nebbieAmanti perduti e L’angelo del male, da cui si richiamano gli eleganti costumi di Carla Ricotti. A curare i movimenti coreografici vi è Tiziana Colombo, le luci sono a cura di Fiammetta Baldiserri e il lavoro di montaggio video è di Marcello Alongi. Se si vuole trovare un appunto che sia uno (anzi no, due), possiamo ritenere fuorvianti ed eccessive alcune proiezioni come durante la scena dell’aria Sola, perduta e abbandonata o troppo esasperanti come il video del viaggio in nave verso l’America. Detto ciò, anche attraverso il cinema, ritroviamo il dramma di Manon, giovane donna che vive tra amore e lusso, volere e potere, finendo vittima di sé stessa con la complicità di chi le è accanto, muovendosi tra il giovanile ardore e la lussureggiante vita parigina, non potendo rinunciare a quella stessa passione che la porterà all’esilio americano, suo ultimo luogo in terra.

Venendo al lato musicale, il direttore d’orchestra Renato Palumbo torna a salire sul podio del Teatro Regio di Torino con la mano sicura di chi conosce la partitura pucciniana e, seppur alcuni sonorità siano più accentuate di quanto sarebbe necessario, si ha la sicurezza di concertazione, non dovendo rincorrere lo svolgersi dell’azione scenica ma legandosi, in un dialogo continuo. Potendo contare sulla solidità professionale degli artisti sul palco, Palumbo si concentra nella direzione traendo dall’Orchestra del Regio di Torino quel colore che per Puccini non molte orchestre hanno: intenzione, sentimento e accento che evidenziano come la qualità musicale sia di primo livello, garantendo un’ottima riuscita per quella che potremmo definire la Prima della Prima (Manon) ed evidenziando colori, sfumature e sonorità di eccellenza. Di contro, come accennato poc’anzi, spesso le sonorità si sono rivelate di impetuoso impatto, impegnando notevolmente la compagnia vocale nel mantenere ottimale la proiezione vocale. Di ottima prestazione anche il Coro, preparato dal suo maestro Ulisse Trabacchin, ringiovanito e rinvigorito anche in alcune sezioni dopo i recenti ingressi di nuovi e talvolta giovani artisti del coro.

Prima delle tante Manon a calcare il palcoscenico torinese nel mese di ottobre è Erika Grimaldi, che proprio nel Regio è cresciuta negli anni acquisendo sicurezza e qualità vocale. Doti che non le mancano in questa prova drammaturgica e musicale, mettendosi in gioco con una voce ben proiettata, sicura, sapendo rifinire con garbo delicate sfumature e accentuare con impeto i momenti drammatici. Qua e là si ravvisano asprezze in acuto, dettate piuttosto dal dover oltrepassare la massa di suono orchestrale proveniente dalla buca, ma si possono apprezzare le finezze nell’aria “In quelle trine morbide” così come il ferale dramma verso il finale con “Sola, perduta, abbandonata”.

Roberto Aronica è un appassionato e coinvolto Des Grieux, che parte un po’ freddamente nel primo atto per poi trovare impeto e virilità nel crescendo drammatico, risultando tuttavia affaticato in alcuni passaggi, arrivando stanco a fine recita. Si apprezzano comunque lo sforzo e la determinazione nel voler restituire allo spettatore le intenzioni di un giovane e appassionato studente innamorato della sua amata, cantando con sicurezza e trasporto “Donna non vidi mai”.

Di qualità ed interesse artistico sono la presenza del baritono Alessandro Luongo nei panni di un protettivo e accorato Lescaut, dalle sonorità brunite e dal bel colore baritono, e quella di Carlo Lepore, basso italiano conosciuto ed apprezzato per la sua versatilità nel repertorio italiano, qui quale Geronte di classe, elegante tanto nel canto quanto nella resa scenica. Altri tenori in scena sono Giuseppe Infantino quale Edmondo di giovanile finezza e buona emissione e Didier Pieri, impegnato nel doppio ruolo di maestro di ballo e lampionaio, che si distingue per la morbidezza nel canto e la curata interpretazione nei due ruoli, così differenti per luoghi ed intenzioni. Il gruppo di madrigalisti vede l’intervento di Pierina TriveroManuela GiacominiGiulia Medicina e Daniela Valdenassi a supporto del mezzosoprano Reut Ventorero, nei panni del non troppo convincente musico, più a fuoco nella scena che non nella resa vocale. Completano la compagnia di canto il baritono Janusz Nosek quale Sergente degli arcieri e l’oste, in forza dal Regio Ensemble e il baritono Lorenzo Battagion, preciso e tonante comandante di marina.

Successo e apprezzamenti quasi unanimi dal pubblico presente in una non piena sala, che ha visto inaugurare la nuova stagione all’insegna della scommessa per progetti ambiziosi, dell’omaggio a Puccini e al voler ritornare allo stile di un tempo, tutto sabaudo.

Leonardo Crosetti
(1º ottobre 2024)

La locandina

Direttore Renato Palumbo
Regia Arnaud Bernard
Regista collaboratore Marina Bianchi
Scene Alessandro Camera
Costumi Carla Ricotti
Movimenti coreografici Tiziana Colombo
Luci Fiammetta Baldiserri
Video Marcello Alongi video
Personaggi e interpreti:
Manon Lescaut Erika Grimaldi
Renato Des Grieux Roberto Aronica
Lescaut Alessandro Luongo
Geronte di Ravoir Carlo Lepore
Edmondo Giuseppe Infantino
Un lampionaio e Il maestro di ballo Pieri
Un musico Reut Ventorero
Sergente degli arcieri e L’oste Janusz Nosek
Il comandante di marina Lorenzo Battagion
Madrigaliste Pierina Trivero, Manuela Giacomini, Giulia Medicina, Daniela Valdenassi
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin

0 0 voti
Vota l'articolo
Iscriviti
Notificami

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
più vecchi
più nuovi più votati
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti