Torino: la doppia stagione del Lingotto si apre con la NDR Orchester

Un’altra realtà culturale torinese festeggia i 30 anni di vita dopo l’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI:  il 6 maggio 1994 la sala ricavata da Renzo Piano fra le rinnovate mura della storica fabbrica di automobili veniva ufficialmente inaugurata  da Claudio Abbado con la Nona Sinfonia di Mahler alla guida dei Berliner Philharmoniker. Iniziava così la rassegna de “I Concerti del Lingotto”, poi “Lingotto Musica”, stagioni dedicate a ospitare orchestre di fama mondiale, rinomate bacchette e prestigiosi virtuosi col loro strumento.

Quest’anno la stagione si sdoppia: ai concerti sinfonici nella sala grande si affianca una serie di  concerti solistici, “I Pianisti del Lingotto”, nella più raccolta Sala 500.

Nella copertina del programma di sala sul nuovo logo, uno stilizzato otto formato dalla curva parabolica della pista sul tetto – simbolo dell’avanguardia industriale torinese – che si intreccia con l’anfiteatro orchestrale, spicca la ben riconoscibile forma della Elbphilharmonie, lo spettacolare edificio che si affaccia sul porto di Amburgo. Questo primo concerto, che inaugura la stagione 2024-25 di “Lingotto Musica”, ospita infatti l’orchestra della Norddeutscher Rundfunk nata nel 1954 che ora ha sede nell’edificio da cui prende il nome.

Sul podio il maestro Alan Gilbert, già direttore musicale della New York Phlharmonic e direttore ospite della NDR, esegue le musiche di due compositori russi dell’Ottocento-Novecento, Pëtr Il’ič Čajkovskij e Sergej Rachmaninov.

Il concerto vede nella prima parte un pezzo che ha acquistato una sua indubbia popolarità quale il Terzo concerto in re min op. 30 di Rachmaninov. Alla tastiera il pianista Yefim Bronfman, russo di Tashkent (Uzbekistan) emigrato da giovane in Israele dove ha  studiato e fatto il suo debutto nel 1974 con l’Orchestra filarmonica d’Israele assieme alla quale, proprio con questo concerto, fece il tour negli Stati Uniti dove poi si è trasferito. Il suo repertorio di elezione è quello tardo romantico e lo dimostra con questo concerto che Rachmaninov iniziato a Dresda, completato in Russia e provato su una “tastiera muta” durante la traversata che lo portava a New York, dove venne eseguito il 28 novembre 1909 sotto la direzione di Walter Damrosch la prima volta e successivamente da Gustav Mahler.

L’attacco del movimento iniziale, sopra il mormorio dell’orchestra, con quella semplice melodia di poche note ha un che di magico che Bronfman realizza con tocco leggero e trasparente, quasi impalpabile. Qui siamo  lontanissimi dal fasto sonoro di altri lavori del compositore russo, è un momento di intimità del pianoforte reso con molta sensibilità dal pianista. La bellissima intuizione dell’inizio non viene preservata nel prosieguo del concerto, ma ritorna in parte come reminiscenza nell’ultimo movimento. Sempre nel primo movimento, nell’orchestra si apprezzano i lividi suoni dei corni con sordina, gli inediti impasti strumentali e il bel gioco di domande e risposte con lo strumento solista. Nel secondo movimento dopo l’iniziale carattere lirico si affaccia un aspetto drammatico in cui il pianista solleva spesse onde sonore: questo alternarsi di gioiose fanfare, momenti tesi, corse affannose e oasi liriche è il carattere tipico di questo Terzo Concerto, il più lungo dei quattro concerti di Rachmaninov e, anche se non il più acrobatico, comunque ricco di passaggi pieni di virtuosismo e difficoltà, come il finale pieno di prorompente vivacità in cui Bronfman esibisce una grande tecnica e fluidità di tocco pienamente apprezzati dal pubblico che gli  ha tributato calorosi applausi, ma non è riuscito a strappargli un fuori programma.

Dopo l’intervallo è l’orchestra sola a dominare la scena con la Quarta Sinfonia in fa min op. 36 di Čajkovskij, la prima delle sue sinfonie più amate, con quel finale del primo tempo talmente trionfale e trascinante che spesso il pubblico non resiste e applaude. Non l’educatissimo pubblico di “Lingotto Musica”, che però forse l’avrebbe fatto dopo lo stupefacente pizzicato dello Scherzo se non attaccasse immediatamente l’Allegro con fuoco del finale. Sotto l’attenta e appassionata direzione di Alan Gilbert dal gesto ampio ed espressivo, emergono le qualità dell’orchestra: il colore caldo degli archi e dei legni, la perfetta sincronia delle arcate, la precisione degli attacchi e l’infinita gamma espressiva di strumenti apparentemente semplici come i timpani, protagonista in vari momenti di questa sinfonia.  Non si poteva far meglio per festeggiare i tre decenni di attività di questa stagione sinfonica parallela a quella della RAI.

Renato Verga
(18 ottobre 2024)

La locandina

Direttore Alan Gilbert
Pianoforte Yefim Bronfman
NDR Elbphilharmonie Orchester
Programma:
Sergej Rachmaninov
Concerto n° 3 in re min per pianoforte e orchestra op. 30
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Sinfonia n° 4 in fa min op. 36

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