Tours: La Tempête e gli echi di riti lontani

Ci sono concerti difficili da raccontare, soprattutto quando l’unione perfetta tra programma, esecutori e luogo costringono l’ascoltatore a metteresti in qualche maniera a nudo facendo fluire la musica sino a permetterle di penetrare fin nell’intimo più celato ponendo in discussione certezze e convinzioni.

Il discorso travalica la religione – la coscienza e i valori fondamentali hanno carattere universale – divenendo ecumenico nell’accezione più profonda del termine.

Esattamente questo è successo durante Les Vêpres al Festival Concerts d’Automne a Tours.

Le navate gotiche della chiesa di Saint Julien appena rischiarate, o forse sarebbe meglio dire ombreggiate, in modo tale da ricreare la luce delle candele al crepuscolo – il disegno sapientissimo di luci è di Marianne Pelcerf  – diventano scrigno prezioso per La Tempête, ensemble vocale tourangeau, che grazie alla regia ben meditata di Camille Dudognon e Stéphane Brulez pone il canto in movimento con spostamenti ora dell’intero ensemble ora di piccoli gruppi di solisti per poi riunirsi intorno o sopra una pedana, posta al centro della chiesa, da cui si alzano fumi d’incenso.

L’effetto è tanto straniante quanto coinvolgente il tutto in un gioco di affabulazioni sonore a rivelare una musica – seppure rivista in chiave moderna – cristallizzata in un tempo indefinito e all’apparenza lontana dalla sensibilità occidentale e invece incredibilmente vicina.

Nella Veglia per tutta la notte op. 37  Rachmaninov – qui vero epigono di Čajkovskij e non ancora compositore “on demand” per il ricco pubblico statunitense – rivela una profondità d’ispirazione che assurge a vette somme. Testi greci e russi si alternano in passi composti ora in modo kievano ora greco ora znammeny nei quali le differenze negli intervalli e lo stesso modo di condurre la melodia risultano perfettamente fusi pur rimanendo distinguibili; l discorso vale anche per la Liturgia di San Giovanni della quale si sono ascoltati degli estratti.

Ad interpolare i cori intervengono alcuni canti liturgici della tradizione greco-ortodossa bizantina affidati alla voce di Adrian Sirbu stupefacente e capace di plasmarsi in modulazioni trascendentali.

Sotto la direzione appassionata di Simon-Pierre Bestion, che è anche cantore, La Tempête si rende protagonista di una prova maiuscola per amalgama vocale, intonazione e partecipazione emotiva; su tutti i due solisti Edouard Monjanel e Mathilde Gatouillat, quest’ultima padrona di un registro di contralto di impressionante bellezza e potenza.

Oltre dieci minuti di applausi – il pubblico tutto in piedi – hanno salutato la conclusione di un viaggio catartico prima ancora che di un concerto mirabile portando gli esecutori a concedere tre bis.

Alessandro Cammarano
(16 ottobre 2021)

La locandina

Direttore Simon-Pierre Bestion
Regia Camille Dudognon, Stéphane Brulez
Luci Marianne Pelcerf
Solista per il canto bizantino Adrian Sirbu
Solisti Edouard Monjanel, Mathilde Gatouillat
La Tempête
Programma:
Sergej Rachmaninov  
Veglia per tutta la notte op. 37 (Vespri)
Liturgia di San Giovanni op. 41 (extraits)
Inni della liturgia greco-ortodossa bizantina

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