Tours: l’ensemble Consonance, Te Deum allo specchio
Non uno, ma due Te Deum a suggellare la conclusione dei Concerts d’Automne 2018; occasione ghiotta per mettere a confronto due compositori, Jean-Baptiste Lully e Marc-Antoine Charpentier, coevi, rivali ed espressione di un’estetica musicale che solo all’apparenza presenta elementi di antitesi.
Italiano di nascita e parigino di adozione Lully, compositore di corte del Re Sole e Charpentier, nato a Parigi, amante dell’Italia e defilato dai fasti di Versailles; personalità diverse, narciso e autoritario l’uno, schivo l’altro, ma entrambi figli del loro tempo e interpreti, ciascuno a suo modo, di un linguaggio comune.
Trombe e timpani costituiscono il punto di forza delle due composizioni, opulente tuttavia di archi, fiati e voci; ma se Lully intende dare al suo Te Deum una struttura narrativa continua, potremmo dire rapsodica, Charpentier, ponendo grande attenzione al testo, sceglie di procedere quasi per numeri chiusi.
Musica per stupire, celebrativa della magnificenza di Luigi XIV nel senso più stretto del termine, scritta per piacere e stupire attraverso ardite scelte armoniche e contrappuntistiche, incardinata sulla forma più che sulla sostanza: a Corte l’importante è apparire.
Il confronto è estremamente interessante per l’ascoltatore moderno, che forse conosce meglio, almeno nelle sue battute iniziali, il Te Deum di Charpentier, preso a sigla dell’Eurovision, ma rischia di rimanere affabulato dal flusso ininterrotto di quello di Lully; la forma, in tutti e due i casi, è sempre e comunque prevalente sulla sostanza, quest’ultima intesa come profondità di contenuti e non già alla stregua di una superficialità tout court, che invece ci pare del tutto aliena ai due impaginati.
L’ensemble Consonance si rende protagonista di una prova maiuscola accendendo di colori i due Te Deum e al contempo rendendoli all’ascolto nella loro natura più intima fino a far sì che la luce scaturisca, spontanea e veridica, dalla musica stessa.
Perfette la Marche de Triomphe di Charpentier, posta a fare da ouverture al Te Deum di Lully, e la Batterie de timbales di Danican Philidor posta a precedere il celebre incipit di quello di Charpentier.
La direzione di François Bazola è all’insegna di un’estroversa mercurialità e poggia su un tessuto dinamico ricco di sfumature ed evocatore di atmosfere ammalianti.
Spiccano per brillantezza le trombe naturali di Christophe Rostang e Jean-Charles Denis, a cui si affiancano i timpani autorevoli di Didier Pisson, così come si distinguono il basse de viole di Lucas Peres e Benjamin Garnier al basse de violon; sontuosi gli archi con alla testa Yuki Koike.
Ottime le parti vocali, quasi tutte impegnate in passi solistici risolti sempre con grande sagacia, fra le quali non si può non ricordare il sempre perfetto Dominique Visse.
Applausi, anche “à la russe”, prolungati e calorosi e, come bis, la Passacaille dall’Armide di Lully, a testimoniare quanto nel Fiorentino Sacro e Profano in fondo si assomiglino molto.
Alessandro Cammarano
(28 ottobre 2018)
La locandina
Consonance | |
Direttore | François Bazola |
Programma | |
Marc-Antoine Charpentier | Marche de Triomphe H 547 |
Jean-Baptiste Lully Te Deum LWV 55 | |
François-André Danican Philidor | Batteries de timbales |
Marc-Antoine Chapentier | Te Deum H 146 |
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