Trieste: Butterfly tra sogno e realtà
È tempo di Madama Butterfly nei teatri italiani e se al San Carlo del capolavoro pucciniano va in scena un nuovo allestimento che ha già fatto scandalo prima del debutto per i corpi seminudi dei protagonisti nel finale primo, il Teatro Verdi di Trieste risponde con una nuova ed elegante produzione nel solco della migliore tradizione che il pubblico triestino ha accolto con molto calore.
La firmano Alberto Triola per la regia con la collaborazione di Libero Stelluti, Emanuele Genuizzi e Stefano Zullo per le scene, Sara Marcucci per i magnifici costumi e Stefano Capra per il disegno luci. Alla base della concezione dello spettacolo, di rara pulizia e forte impatto visivo, è lo sguardo adolescenziale della protagonista su una vicenda che è vissuta tra sogno e realtà.
La stessa divisione in due parti, la prima in cui è vissuto il sogno d’amore annunciato da un doppio mimato e danzato di Butterfly, la seconda in cui sono raggruppati gli ultimi due atti dell’opera, e in cui si consuma la tragedia giapponese che Illica e Giacosa desumono dal dramma di David Belasco e che pone la protagonista di fronte alla dura realtà, rileva l’assunto che il regista Triola, qui al suo debutto in una Fondazione italiana, così bene vuole dimostrare.
Il Giappone dello spettacolo che ha nell’astrazione la sua cifra precipua, è appena suggerito, la casa di Butterfly si compone e scompone a vista mentre le pareti a soffietto creano gli spazi in cui i personaggi appaiono e scompaiono, la recitazione di tutti è molto curata – pensiamo alla presenza del sensale Goro che si muove come una sorta di folletto – ed evidenzia molto bene la solitudine della protagonista.
L’apparizione-irruzione dello Zio Bonzo nel primo atto a rovinare la festa di matrimonio avviene dal fondo della platea, separando questo personaggio dal resto del mondo, la presenza del bambino negli atti successivi è molto discreta, mai in primo piano, quasi tenuta nascosta e il legame profondo con la madre restituito con grande asciuttezza, senza troppo calcare la mano sul sentimentalismo che è un po’ la cifra di questo grande capolavoro pucciniano.
Insomma, uno spettacolo molto meditato e intelligente che cattura l’attenzione dello spettatore e fa blocco con la direzione e concertazione, altrettanto meditata e asciutta, di Nikša Bareza che, alla grande esperienza, unisce uno sguardo attento sulla partitura di cui sa restituire, complice la compattezza di suono che ottiene dall’Orchestra stabile del Teatro Verdi, ogni dettaglio e ogni preziosismo armonico.
La Butterfly di Liana Aleksanyan, che si sta un po’ specializzando in questo personaggio, è nel complesso valida, anche se non sempre coinvolgente, soprattutto nel primo atto.
Il mezzo vocale è importante, più debole nel settore medio-centrale, ma svettante nel settore acuto.
È una Cio-Cio-San molto poco “piccina mogliettina, olezzo di verbena” questa del soprano di origine armena che cresce nel corso dello spettacolo e nel finale, in controluce, dà il meglio di sé.
Piero Pretti risolve con voce piena, timbro tenorile molto accattivante, fraseggio espressivo e bella disinvoltura scenica il suo Pinkerton sbruffone e superficiale sì, ma quasi inconsapevole del suo comportamento.
Stefano Meo è l’accorato Sharpless e mette in evidenza pregi e difetti di una voce baritonale molto importante, nella scena della lettera.
La Suzuki di Laura Verrecchia, dal colore scuro di vero mezzosoprano, è più che il doppio della protagonista, una presenza che tenta, invano, di riportare Butterfly alla dura realtà che sta vivendo.
Saverio Pugliese centra il personaggio di Goro con rara efficacia e così possiamo dire di Dario Giorgelè per lo svenevole pretendente Yamadori. Lo Zio Bonzo di Fulvio Valenti è tonante come si conviene mentre Silvia Verzier (Kate Pinkerton), Giuliano Pelizon (Il Commissario Imperiale) e Giovanni Palumbo (L’Ufficiale del registro) completano con molto decoro la locandina.
Apprezzabili gli interventi del Coro stabile del Teatro Verdi ben preparato da Francesca Tosi.
Al termine della recita cui abbiamo assistito il successo è stato vibrante.
Rino Alessi
(16 aprile 2019)
La locandina
Direttore | Nikša Bareza |
Regia | Alberto Triola |
Regista collaboratore | Libero Stelluti |
Scene | Emanuele Genuizzi e Stefano Zullo |
Luci | Stefano Capra |
Personaggi e Interpreti | |
Madama Butterfly | Liana Aleksanyan |
F.B. Pinkerton | Piero Pretti |
Sharpless | Stefano Meo |
Suzuki | Laura Verrecchia |
Goro | Saverio Pugliese |
Il Principe Yamadori | Dario Giorgelè |
Lo zio Bonzo | Fulvio Valenti |
Kate Pinkerton | Silvia Verzier |
Il commissario imperiale | Giuliano Pelizon |
L’ufficiale del registro | Giovanni Palumbo |
Mimo | Annalisa Esposito |
Orchestra e coro del Teatro Verdi di Trieste | |
Maestro del coro | Francesca Tosi |
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