Trieste: il camerismo di Mahler e Strauss

Sono giovani, sono bravi e belli, oltre che molto affiatati i quattro strumentisti del Quartetto Werther che lo scorso lunedì si sono presentati al pubblico esigente della Società dei Concerti di Trieste nell’ambito della sua novantaduesima stagione. Sul palcoscenico del Teatro Verdi, ingombro delle scenografie dell’imminente Nabucco, eccoli in sequenza, Misia Iannoni Sebastianini, violino, Martina Santarone, viola, Vladimir Bogdanovic, violoncello, e il pianista Antonino Fiumara che da vero gentiluomo dispone gli spartiti sui leggii delle colleghe.

Romane le due musiciste donne, serbo il violoncellista, siciliano il pianista, che funge anche da portavoce del gruppo, il Quartetto Werther è uno dei più brillanti ensemble italiani di nuova generazione, esaltato da pubblico e critica per la particolare intesa e per la salda coesione dei musicisti che lo compongono. Le interpretazioni del Quartetto Werther, ha osservato la critica musicale italiana, che l’ha premiato con il trentanovesimo Abbiati, risultano sempre originali, ricche di vitalità e, al tempo stesso, profondamente rispettose del testo.

Il programma scelto dall’ensemble italiano era accattivante e metteva a confronto le produzioni cameristiche giovanili di due giganti della musica d’arte del Novecento, Gustav Mahler e Richard Strauss.

Il boemo e il bavarese che ben presto abbandonarono la musica da camera e i quartetti con pianoforte per dedicarsi al sinfonismo e, nel caso di Richard Strauss, all’opera di teatro musicale. Due facce della stessa medaglia, entrambi figli della grande tradizione viennese di Johannes Brahms filtrata dall’esperienza wagneriana, ed entrambi appassionati dello strumento voce, al centro delle loro più note composizioni, sinfoniche o di teatro.

Il programma iniziava con l’incompiuto mahleriano del Quartetto per archi e pianoforte, l’unico lavoro per organico strumentale da camera di un Gustav Mahler quindicenne, scritto nel 1875, al tempo degli studi formali, di cui ci è pervenuto solo un singolo movimento Nicht zu schnell (Non troppo veloce). Con ogni probabilità esso fu concepito come primo di un classico quartetto in quattro movimenti di cui potrebbero far parte gli schizzi di uno Scherzo in sol minore da cui, nel 1988, quasi cent’anni dopo, Alfred Schnittke, autore sovietico di etnia tedesca, rimase abbagliato completandolo e facendone una composizione sua.

L’intuizione originale del Mahler adolescente è da Schnittke riproposta con suoni e lessici diversi in un percorso enigmatico che si scioglie nella citazione letterale del frammento originale. Dal misterioso Mahler rivisitato da Schnittke, il programma del concerto si è rivolto a Richard Strauss. Dopo le ombre del pessimismo mahleriano, l’ottimismo solare dei cinque pezzi per quartetto con pianoforte scritti fra il 1873 e il 1893 per l’uso degli amici di famiglia Pschorr, dediti al “musizieren” domestico.

Il Liebesliedchen (Canzoncina d’amore) Op. AV 182 è fortemente influenzato dal belcanto italiano, mentre singolare è l’uso percussivo del violoncello dell’Arabischer Tanz (Danza araba) ispirato da un soggiorno in Egitto che prelude alle danze della perversa Salome. La seconda parte del programma dei ragazzi del Werther era interamente dedicata al Quartetto in do minore op. 13 dello stesso Strauss, la cui produzione giovanile, a differenza di quella mahleriana, è documentata e ben conservata.

Di forte impronta brahmsiana, questo Quartetto, scritto fra il 1884 e il 1885, è di grande impegno esecutivo per la sua struttura quasi sinfonica. Segna l’addio dell’autore al mondo della musica da camera, che nel suo catalogo resterà confinata al mondo poetico del Lied, per indirizzarsi alle composizioni per grande orchestra, teatrali e no. Inutile dire che la coesione di suono del quartetto Werther si è rivelata qui assoluta, come pure l’affiatamento e la capacità di dialogare fra loro dei quattro strumentisti che, molto festeggiati dal pubblico, lo hanno ricompensato con il bis del primo movimento, Allegro, del Quartetto n. 1 per pianoforte e archi in sol minore, op. 25, di Johannes Brahms, composto nel 1861 a Hamm, ed eseguito il sedici novembre del 1861 ad Amburgo, con Clara Schumann al piano. Come dire, spazio al trait d’union fra Mahler e Strauss.

E con gli applausi che ne hanno salutato l’esecuzione, il cerchio si è chiuso con un’esecuzione emozionante e dinamica.
Rino Alessi

(18 marzo 2024)

La locandina

Quartetto Werther
Violino Misia Iannoni Sebastianini
Viola Martina Santarone
Violoncello Vladimir Bogdanovic
Pianoforte Antonino Fiumara
Programma:
Gustav Mahler/ Alfred Schnittke
Quartetto in la minore per pianoforte e archi
Cinque pezzi per quartetto con pianoforte
Richard Strauss 
Quartetto in Do minore op.13

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