Trieste: tra Viozzi e Mahler il debutto felice di Enrico Calesso
Trevigiano di nascita, formatosi a Vienna con Uroš Lajovic all’Università della Musica conseguendo il diploma con il massimo dei voti e la lode, e l’onorificenza del Würdigungspreis dell’Università di Vienna; diplomato in pianoforte al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia con Anna Colonna Romano e laureato in Filosofia Teoretica col massimo dei voti e lode presso l’Università Ca’ Foscari, Enrico Calesso, è da qualche tempo Direttore Musicale Stabile Designato del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, dove si è ripresentato, dopo i lusinghieri incontri con i complessi stabili della Fondazione dell’anno scorso, per chiuderne la bella stagione sinfonica 2023.
A suo agio sia nel grande repertorio sinfonico, sia in quello – più praticato nelle Fondazioni liriche italiane – di direttore operistico, Calesso vanta, per un musicista ancora giovane, lunga esperienza, maturata soprattutto nei teatri d’Austria e Germania. Come dire, incarna perfettamente le esigenze di una città multietnica come Trieste che negli anni sta perdendo il suo legame culturale con il passato asburgico, ma -paradossalmente – lo sta recuperando in chiave turistica, che in qualche modo con la cultura ha a che fare. Intellettuale a tutto tondo, musicista in grado di affrontare un repertorio eterogeneo che dal Barocco arriva alla musica contemporanea, esperto nella gestione anche economica e burocratica dei teatri d’opera, Enrico Calesso ha aderito con entusiasmo alla proposta rivoltagli dal Sovrintendente Giuliano Polo. Il concerto con cui si è presentato in questa nuova veste in un Teatro Verdi molto frequentato in ogni ordine di posti, proponeva un programma articolato, e tornava, in anni di globalizzazione spinta, a quella territorialità di repertorio e d’interpreti che, negli anni migliori, ne è stata un po’ la caratteristica.
Così la serata si apriva, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario de La coscienza di Zeno curato in collaborazione con il Comune e l’Università di Trieste e con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, con Musica per Italo Svevo, una composizione che Giulio Viozzi (1912-1984), una vita per la musica vissuta a Trieste, rapresentò nel 1962 all’Accademia di Santa Cecilia in Roma, l’anno successivo nella stagione Sinfonica di Milano della Rai per i Concerti del Conservatorio e, finalmente, nel 1978 sul palcoscenico del Teatro Verdi. Scritta nel 1961 per un organico di grande orchestra, Musica per Italo Svevo è un omaggio di Viozzi al letterato concittadino; quaranta minuti di composizione in tre tempi concatenati fra loro e costruiti con tematica indipendente ma dominati da un tema principale dal profilo tagliente e drammatico che rimanda al Puccini di Turandot. Come dire, il teatro in musica – il genere che Viozzi frequentò più volentieri – fa capolino in quest’omaggio a Svevo che è più un’attestazione di deferenza e di stima allo scrittore triestino, che la rivisitazione in musica di questa o quella pagina di romanzo. L’esecuzione guidata da Calesso ha saputo restituirne la forza espressiva proprio nella sua intrinseca teatralità.
La prima parte della serata comprendeva anche l’immortale Concerto in La minore per pianoforte e orchestra di Robert Schumann, ed era soprattutto l’occasione per ritrovare su un palcoscenico che per troppi anni l’ha trascurato, il pianista isontino Massimo Gon. Musicista di grande preparazione tecnica, forgiata alla scuola di Luciano Gante al Conservatorio Tartini di Trieste, Gon è figura di riferimento per molti pianisti che, all’interno dell’istituzione in cui è cresciuto, sono a loro volta cresciuti alla sua scuola, tanto che – alla fine – il didatta ha avuto il sopravvento sul concertista. E’ stato però emozionante ritrovarlo dopo tanti anni sul palcoscenico del Verdi misurarsi con il romanticismo trasognato di questo Schumann e dialogare con un’Orchestra che volentieri si è messa al servizio del musicista ritrovato. Le manifestazioni di stima e gli applausi al termine di un’esecuzione misurata e coinvolgente, sono stati anch’essi emozionanti e ci hanno procurato due bis, una Sonata di Scarlatti e un Notturno di Chopin eseguiti con raffinata nonchalance.
La seconda parte del concerto diretto da Enrico Calesso, era consacrata alla Prima Sinfonia in Re maggiore Il Titano di Gustav Mahler composta in un lungo arco di tempo tra il 1888 ed il 1894, quando il lavoro di direttore d’orchestra lasciava poco tempo a Mahler per la composizione. Ebbe diverse revisioni perché il compositore rimase a lungo indeciso se dare al lavoro la forma di poema sinfonico o di sinfonia. Al giorno d’oggi, questo lavoro mahleriano è noto come sinfonia, sebbene in realtà possieda tutte le caratteristiche strutturali ed espressive di un poema sinfonico, ed è conosciuto anche come Il Titano, sottotitolo con cui fu presentata ad Amburgo nel 1893. Detto questo, il mondo mahleriano, fra contemplazione della natura e attimi di estenuata disperazione, è già presente in questo lavoro dalla struttura che indica la strada verso i monumentali raggiungimenti futuri.
L’Orchestra del Teatro Verdi si è misurata con questa cattedrale della musica tardoromantica di fine Ottocento con grande spirito di abnegazione.
Ogni sezione ha dato il meglio di sé in un’esecuzione calibrata ma ricca di tensione e di grande espressività, perfettamente in linea con il gesto del neo Direttore Musicale Stabile, cui auguriamo quattro anni di sereno lavoro a Trieste. Al termine sono stati tutti molto applauditi, Maestro e Orchestra. Più che meritatamente.
Rino Alessi
(23 dicembre 2023)
La locandina
Direttore | Enrico Calesso |
Pianoforte | Massimo Gon |
Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste | |
Programma: | |
Giulio Viozzi | |
Musica per Italo Svevo | |
Gustav Mahler | |
Sinfonia n. 1 “Il Titano” |
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