Un Consort di fagotti unisce Vicenza e Padova

Nonostante una gloriosa storia plurisecolare, l’aneddoto più noto sul fagotto risale al 1913. Lo racconta nelle sue memorie Alfredo Casella, descrivendo la serata della prima assoluta della Sagra della Primavera di Stravinskij a Parigi, il più clamoroso “scandalo esecutivo” del Novecento. Il compositore italiano si trovava in un palco del Théâtre des Champs-Elysées insieme al vecchio Saint-Saëns, il quale alle prime note – il celeberrimo assolo del fagotto in zona sovracuta – gli chiese disorientato quale strumento fosse quello. Avuta la riposta, l’autore del Samson ebbe un moto di incredulità e di stizza, si alzo e se ne andò. Molti di lì a poco lo avrebbero seguito, nel bailamme generale delle urla e delle proteste del pubblico.

In effetti, quella melodia lituana “cantata” dal fagotto ai limiti superiori della sua estensione è un gran bel “biglietto di visita” per questo strumento affascinante e non abbastanza considerato, il cui repertorio sette-ottocentesco non è povero ma è sicuramente trascurato e soprattutto ben poco conosciuto. Da quell’assolo, caso o necessità, si fa in genere risalire l’inizio di un interesse molto più concreto da parte degli autori del XX secolo, lungo un arco che si chiude idealmente circa ottant’anni più tardi, nel 1995, quando Luciano Berio scrive la sua Sequenza dedicata appunto al fagotto, avvincente “monumento” di quasi venti minuti di esplorazioni timbriche ed espressive.

Se si rimane al Settecento, la vocazione “gregaria” del fagotto (per lo più elemento di basso continuo con rare sortite cameristiche o “obbligate” quando inserito in orchestra) è un dato di fatto con poche eccezioni, che rende anche più singolare l’iniziativa promossa recentemente dal Conservatorio “Pedrollo” di Vicenza.

Il punto di partenza consisteva nella più che lodevole intenzione di rendere omaggio alla memoria di Mario Cazzola, il fagottista vicentino protagonista per decenni, nel secondo Novecento, della vita musicale italiana e internazionale come prima parte nell’orchestra della Scala, scomparso novantacinquenne nello scorso ottobre. Il punto di arrivo è stato il varo di un progetto di sicura originalità (anzi, è probabilmente unico), la costituzione di un Consort fagottistico, ovvero di un gruppo formato esclusivamente da fagotti, con l’apporto di un controfagotto, che vede unite Vicenza (con la sua scuola fagottistica) e Padova (con alcuni specialisti dell’Orchestra di Padova e del Veneto). Ad assistere al debutto del singolare ensemble, nella sala “Pobbe” del Conservatorio, un pubblico folto di addetti ai lavori, studenti, amici di Cazzola, appassionati, che hanno sottolineato con i loro vivi consensi quello che forse potrebbe sembrare non intuitivo, ma che è un dato di fatto: mettere quattro o cinque fagotti a suonare insieme è un’operazione che riserva sorprese e raffinatezze timbriche davvero speciali. A confermare la ricchezza e la duttilità di questo affascinante strumento, come pochi attraente fin dall’aspetto, ma soprattutto capace di schiudere multiformi mondi musicali.

Così, il gruppo costituito da Sergio Azzolini, Steno Boesso, Luca Dal Cortivo, Ai Ikeda, Marco La Manna e Michele Ruggeri ha proposto un itinerario fra due autori barocchi come Joseph Bodin de Boismortier e Michel Corrette, i cui Concerti in due o tre movimenti, magari adattati da partiture inizialmente destinate ad altri fiati (come i due brani dall’op. 15 di Bodin, per cinque flauti) hanno offerto un piccolo campionario di “gusto francese”, delineato dal Consort con eleganza, precisione, agilità e ricchezza di sfumature coloristiche. Nel programma c’è stato spazio anche per un paio di composizioni di Sebastian Bach, originariamente organistiche: il Preludio Corale BWV 725 e la seconda Sonata in trio BWV 526. Particolarmente suggestiva la resa di quest’ultima pagina, con le due linee principali affidate ai fagotti di Azzolini e Ikeda e il basso reso da un altro fagotto appoggiato dal controfagotto. La distribuzione ha reso pienamente giustizia alla ricchezza della scrittura bachiana e alla sua complessa articolazione, regalando in più il fascino di soluzioni timbriche cangianti, determinate dalle differenti tessiture di ogni parte.

Applausi calorosissimi e per bis un ulteriore piccolo Preludio Corale bachiano. In precedenza, era stato annunciato da Sergio Azzolini che il progetto fagottistico vedrà la partecipazione di un giovane artigiano vicentino, Alberto Ponchio, già affermato costruttore di strumenti a fiato che riproducono fedelmente quelli di epoca barocca. Con i suoi fagotti “antichi”, quindi, il Consort potrà proporre esecuzioni “filologiche” da affiancare a quelle condotte su strumenti attuali.

Cesare Galla

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