Un giovane pianista per l’ultimo Debussy
La scelta di due pagine del Debussy estremo, il più disilluso ed anche il più astratto non è usuale per un pianista ventenne, Axel Trolese invece sembra essere nato per questo repertorio.
Sia i 12 Etudes che le 6 Epigraphes antiques vedono la luce nel 1915, in piena guerra, e di essa in qualche modo risentono. Se nelle Epigraphes il tema della morte non può non essere presente, negli Studi si ritrova a tratti una vena di vivace ironia. Tutto ciò è colto con acume da Trolese, che affronta i due impaginati con straordinaria maturità tecnica alla quale si unisce una sensibilità freschissima.
Il fraseggio prescinde da qualsiasi retorica, dando slancio ad una narrazione leggera e tuttavia mai vuota mentre l’attenzione al colore è costante. L’acribia sulle dinamiche è intrigante e dà vita a ritmi narrativi intrisi di un morbido colorismo, il tutto a rendere con vividezza l’astrazione del pensiero non solo musicale dell’autore.
Alessandro Cammarano
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