Venezia: cronache dalla Biennale Teatro 2024
Con la cerimonia di consegna del Leone d’Oro alla Carriera – assegnato alla straordinaria compagna australiana Back to Back Theatre – si è chiusa lo scorso 30 giugno la Biennale Teatro 2024 con la quale si è compiuto il quadriennio di direzione artistica di Stefano Ricci e Gianni Forte che, attraverso quattro colori, uno per anno, hanno saputo far raccontare agli artisti invitati mirabili storie di teatro che inevitabilmente sono diventate storie di vita.
“Niger et Albus” – Bianco e Nero – è il titolo dell’edizione di quest’anno ed è già di per se stesso una provocazione, perché tra i due colori estremi, simbolo di un dilagante manicheismo che invade ogni aspetto della vita, trova posto l’infinita gamma dei grigi e delle loro sfumature ed è proprio in questo arcipelago screziato che questa Biennale Teatro si è mossa.
Food Court, lo spettacolo portato in scena al Piccolo Arsenale dal Back to Back Theatre ne è plastica dimostrazione.
La compagnia formata da attori diversamente abili e attiva da oltre un trentennio sulla scena internazionale affronta un tema tanto spinoso quanto attuale come il bullismo e lo fa attraverso una recitazione scarna e coinvolgente, capace di far scattare nello spettatore un meccanismo di immedesimazione tale da mettere a nudo la coscienza del singolo.
Semplicemente magnifico il quintetto di attori – Sarah Gonimon, Simon Laherty, Sarah Mainwaring, Scott Price e Tamika Simpson – diretti da Bruce Gladwin in una narrazione ruvida e incalzante.
A contrastare la crudezza del testo e la durezza dell’azione scenica la musica dal vivo affidata al quartetto jazz The Necks con il loro chillout sofisticato quasi a voler stemperare la violenza rappresentata.
Poi è stata la volta di Milo Rau e del suo Medea’s Children, che per chi scrive è stato come un pugno direttamente al plesso solare tale da lasciare storditi e senza fiato.
Grazie a cinque strepitosi bambini attori – o attori bambini – guidati da un adulto Rau porta alla ribalta il mito di Medea agganciandolo alla stringenza della realtà attraverso il racconto della strage che nel 2007, a Nivelles in Belgio, Geneviève Lhermitte – che nel dramma di Rau diventa Amandine Moreau – compì trucidando i suoi cinque figli avuti con un marito che non amava e dal quale non era amata.
Rau non fa sconti, tutto avviene sotto gli occhi del pubblico, senza sottintesi, senza edulcorazioni rassicuranti, con un coinvolgimento crescente del pubblico quasi al limite del disagio.
Questo è il teatro, il luogo dove si va per riflettere e apprendere, non “per sognare”.
Insieme a due spettacoli rappresentati nella loro compiutezza – e che compiutezza! – due impegnative mise en lecture di altrettanti testi che ci si augura trovino piena compiutezza in futuri allestimenti completi.
Livido di Eliana Rotella, vincitrice Biennale College Teatro 2024, è un viaggio di catarsi attraverso un ricordo raccontato più volte, in maniera diversa, arricchendosi ad ogni ripresa di elementi che ne delineano i contorni, il tutto a partire da un livido ormai in via di guarigione sul braccio di Eco, che insieme a Narciso e ad Ovidio soni i protagonisti.
La stessa Eliana Rotella, con Marco Cavalcoli e Bianca Cavallotti, sotto la regia di Fabio Condemi, si rendono protagonisti di una prova maiuscola quanto a partecipazione emoticva e concentrazione sulla parola detta.
Altre atmosfere in Così erano le cose appena nata la luce di Rosalinda Conti, dove gli attori Barbara Chichiarelli, Loris De Luna, Michele Eburnea e Alessandro Riceci incarnano quattro fratelli di cui conosciamo solo le iniziali M – O – T – H, lettere che compongono il nome moth-falena, che rappresentano altrettanti stati dell’essere e dell’esistenza, il tutto in una casa che regredisce sino ad una forma primordiale trasformando tutto e tutti in qualcosa che li ha preceduti e che lentamente riprende il sopravvento in un trionfo della Natura che è anche sconfitta per l’uomo.
Ancora una volta il teatro di prosa dimostra di essere ben più che vitale e capace di esprimersi attraverso forme che fanno della sperimentazione il loro fulcro.
Alessandro Cammarano
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!