“VENEZIA MI PIACE ASSAI” Come Bianchini e Trombetta intorbidano i canali
Sui meriti di Johann Georg Keyssler quale autore odeporico i giudizi divergono. Alcuni lo ritengono un precursore dell’Illuminismo sociale, inviso ai poteri costituiti perché incline a denunciare i problemi del pauperismo; altri scorgono nelle sue Neueste Reisen durch Teutschland, Böhmen, Ungarn, die Schweiz, Italien und Lothringen (Hannover, 1740-1741 e 1752) un contrasto fra la verbosa erudizione barocca e l’osservazione della realtà, invero attenta e ricca di dettagli ma non disgiunta da un atteggiamento di superiorità tipico del filisteo Herr Professor tedesco quando parla di paesi e popoli stranieri. Se ne tratta in questa sede perché B&T, ampliando le speculazioni di precedenti autori quali Rudolph Angermüller e Alberto Basso, denunciano un’influenza negativa dei suoi due ponderosi tomi, considerati alla stregua di una guida di viaggio portatile, sull’approccio di Mozart padre e figlio alle incomparabili bellezze di Venezia. Una più attenta lettura del carteggio mozartiano prova invece che Leopold non possedeva tali tomi, che prima di partire se li era fatti prestare da un amico della famiglia von Helmreichen, e che poi li aveva lasciati a Salisburgo (lettera da Mantova, 11 gennaio 1770).
Di fatto, se è vero che ad essi tomi Leopold rimanda la moglie Anna Maria per notizie riguardanti i tesori artistici di Verona e di Roma, nulla del genere vale per Venezia, dove le annotazioni dei due viaggiatori dimostrano una completa indipendenza di giudizio. Nel carteggio mozartiano di fine inverno 1771 non si fa motto delle critiche di Keyssler (op. cit., II/72, pp. 1088-89) circa canali dalle acque torbide e puzzolenti in estate, né di gondole lugubri e scomode come bare, né di edifici fatiscenti e mal costruiti ad eccezione di pochi palazzi nobiliari. E nemmeno si sminuisce, come fa il Keyssler, la bellezza di Venezia a favore di quella di Amsterdam, la Venezia del Nord. Una breve antologia basterà a chiarire l’assunto.
Wolfgang a Johann Nepomuk Anton Hagenauer, lett. 176 dell’edizione Murara (13 febbraio; in italiano nel testo originale):
“Jeri abbiamo finito il Carnovale da lui [Giovanni Wider], cenando da lui, e poi ballammo ed andammo Colle perle in compagnie nel ridotto nuovo, che mi piacque assai. […] venezia mi piace assai“.
Leopold alla moglie, ibid, lett. 177 (20 febbraio):
“Con le gondole siamo già andati in giro abbastanza. I primi giorni sognavo che il letto si muovesse tutto e credevo sempre di essere in gondola“.
Lo stesso alla stessa, ibid., lett. 178 (1. marzo):
“Ti racconterò in dettaglio come ho trovato l’Arsenale, le chiese e gli ospitali e le altre cose, etc., insomma, Venezia nel suo complesso. Nel frattempo ti posso dire che ci sono delle belle cose straordinarie da vedere“.
Lo stesso alla stessa, ibid., lett. 179 (6 marzo)
“[…] non devi perciò temere che non saremo a Salisburgo per Pasqua; il tempo in più che passo qui, lo sottrarrò ad altri luoghi, dove ci tratterremo di meno, e per così dire, per niente. Siamo in buona salute, Dio sia lodato; ci dispiace soltanto, o piuttosto è un peccato, che non possiamo rimanere qui più a lungo, giacché abbiamo fatto la conoscenza di tutta la nobiltà e ovunque – ai ricevimenti, ai pranzi, insomma a tutte le occasioni – siamo talmente coperti di onori […]”.
Lo stesso alla stessa, ibid., lett. 180 (14 marzo):
“[…] Martedì 12 siamo partiti da Venezia. Abbiamo fatto credere a tutti che partivamo lunedì, per avere un giorno libero e poter fare tranquillamente i nostri bagagli; nondimeno la cosa si è venuta a sapere, e abbiamo dovuto pranzare da Sua Eccellenza Catarina Cornaro, dove abbiamo ricevuto una bella tabacchiera e 2 paia di preziosi polsini di pizzo come regalo d’addio”.
Sembra proprio che da Venezia, in barba alle acide note di viaggio del Keyssler, i due Mozart siano ripartiti soddisfatti e ammirati; anzi contrariati per un soggiorno troppo breve. E dunque a cosa servono le gratuite affabulazioni dei due Autori sondriesi? Solo a intorbidare le acque; non già quelle dei canali veneziani, ma dei canali radiofonici che incautamente li ospitano. Fra l’altro una copia della ben più encomiastica guida Il Forestiero illuminato intorno le cose più rare, e curiose […], redatta e pubblicata dal veneziano Giambattista Albrizzi, è registrata nell’inventario legale post mortem dei beni di Wolfgang. Sarà troppo azzardato ipotizzare, anche in considerazione della data di edizione (1765), che il padre l’avesse acquistata durante il viaggio in Italia e che il figlio la conservasse ancora fra i propri libri come souvenir di un’esperienza tutt’altro che sgradevole?
Carlo Vitali, Michele Girardi, Giovanni Tribuzio e Mario Tedeschi Turco
Illustrazione: Antiporta e frontespizio del Forestiero illuminato nell’edizione posseduta da Mozart (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek).
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