Venezia: quello che Mahler mi narra
“Ai tempi di Mahler non esistevano i telefoni cellulari.”
La lapidaria riflessione, parecchio lapalissiana fra l’altro, non nasce da un desiderio grottesco di aprire il presente scritto con effetto dirompente, per quanto sia forte le tentazioni di finire qui la recensione del concerto inaugurale della stagione 2023-24 della Fondazione Teatro La Fenice ma, da uno spunto mentale nato durante l’esecuzione della Terza Sinfonia di Mahler nella medesima occasione.
È noto che fra le nove sinfonie e mezza più una che il compositore scrisse, quella in re minore sia la più lunga per una durata che, nel caso veneziano, ha raggiunto i notevoli cento minuti di esecuzione. Alzino la mano quanti espandono la propria soglia di attenzione per tutto questo tempo, sia per un discorso da ascoltare o sia un film da seguire? Temo pochi e, se dovessi aggiungere al ragionamento le confortevoli pause-distrazioni dal cellulare, forse nessuno.
Certo, ai tempi di Mahler non esistevano i cellulari (cliché) ma senza volermi dilungare in un confronto passato-presente penso che lo sforzo di concentrazione fosse particolarmente ardito anche all’inizio del secolo scorso.
Cosa può spingere una direzione artistica a inaugurare la propria stagione sinfonica con una scelta sinfonica così apparentemente auto-sabotatoria, in aperto contrasto con la necessità di programmi leggeri tipica del post-Covid?
Può essere forse avere a propria disposizione una solista del calibro di Sara Mingardo la quale presta la sua voce (e che voce) al Lied che funge da quarto movimento alla sinfonia (Was mir der Mensch erzählt – quello che l’uomo mi narra). L’interprete veneziana si confronta e gioca con la considerevole massa sonora orchestrale, facendo trasparire quella gravitas nietzschiana che il testo impone con la sua pura voce contraltile, patrimonio nazionale da preservare quanto più tempo sarà possibile.
Può anche essere forse poter contare non solo sul coro femminile del Teatro preparato da Alfonso Caiani, ma anche sui Piccoli Cantori Veneziani, preparati da Diana D’Alessio, che nel quinto movimento (Was mir die Engel erzählen – quello che gli angeli mi narrano) risolvono i dubbi del precedente movimento e ci fanno percepire il paradiso, con l’intervento onomatopeico a ricordarci lo scampanare ultraterreno. Gli interventi corali, limitati a solo questo movimento, ci permettono di constatare con quanta facilità Mahler potesse disporre di organici strumentali e vocali a lui più congeniali e che, ora, devono essere assemblati ad hoc, dimostrando un vero e proprio interesse ad eseguire le sue sinfonie.
Infine potrebbe anche essere poter contare su una prova ottima dell’orchestra del Teatro che quando è stimolata nel repertorio sa cogliere le occasioni per dimostrarsi una compagine di alto livello. Certo a dispetto di qualche scollamento fra le sezioni e qualche imprecisione nelle pur difficili parte solistiche previste, i professori d’orchestra ci ricordano che quello che conta, a dispetto delle innumerevoli registrazioni CD a cui siamo abituati, è mettere passioni in ciascuna nota suonata, soprattutto quella dopo gli errori. Ne consegue che il lento e continuo crescendo emotivo del sesto movimento (Was mir die Liebe erzählt – quello che l’amore mi narra) sia stato, come spesso accade nella letteratura mahleriana, un sofferto e trascinato percorso verso la redenzione e la propria soddisfazione uditiva conclusiva.
Forse, però, la risposta risiede, anche e soprattutto, nelle abilità del direttore.
Robert Treviño torna nella città lagunare dopo il fortunato successo del concerto dello scorso maggio, in cui fra Beethoven (Sinfonia Pastorale) e Strauss (Also sprach Zarathustra) aveva già dimostrarsi di sapersi confrontare con il repertorio mitteleuropeo. Il direttore americano esprime musica a partire dal gesto, puntuale e accorato nei dialoghi con gli strumenti, evidenzia l’incredibile corpus di citazioni, rimandi e calembour musicali che costellano la partitura, senza però perdersi nel continuo dipanarsi di una viabilità orchestrale spesso, all’apparenza, caotica.
Se il pubblico, a dispetto di pochi irriducibili avventori dello smartphone, sia entrato con il sole pomeridiano e sia uscito con le prime tenebre notturne senza lamentarsi del tempo passato, è merito suo e dell’alchimia da lui creata. Un rapporto speciale con il Teatro che si rinnova e che sarebbe bello, prendendo spunto dalla sua sempre più costante presenza italiana con l’incarico di direttore ospite alla RAI, potesse trasformarsi per il direttore in un ruolo ufficiale anche a Venezia, permettendogli un ulteriore step nel rapporto con l’orchestra e il Teatro.
Carlo Emilio Tortarolo
(10 dicembre 2023)
La locandina
Direttore | Robert Treviño |
Contralto | Sara Mingardo |
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice | |
Maestro del Coro | Alfonso Caiani |
Piccoli Cantori Veneziani | |
Maestro del Coro | Diana D’Alessio |
Programma: | |
Gustav Mahler | |
Sinfonia n.3 in re minore, per contralto, coro femminile, coro di bambini e orchestra |
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