Venezia: Romeo e Giulietta, la forza della semplicità

“Mai ci fu storia di maggior dolore di quella di Giulietta e del suo amore”. Poche e semplici le ultime parole della tragedia shakespeariana, che prende nuovamente vita in una delle sue più potenti e travolgenti rappresentazioni, interpretata dall’Hamburg Ballet nuovamente sotto la direzione di John Neumeier. Il coreografo statunitense, con il suo stile inconfondibile e la sua profondità emotiva, offre una visione intensa e visceralmente coinvolgente della tragica vicenda d’amore tra Romeo e Giulietta, trasportando il pubblico in un universo fatto di passioni contrastanti, speranze infrante e destini, ahimè, inevitabili.

Neumeier, noto per la sua capacità di combinare innovazione e tradizione, ci racconta ancora una volta il dramma shakespeariano in una chiave tanto elegante quanto devastante, dove la danza è movimento e forma di espressione che cattura la complessità psicologica dei protagonisti. Il suo balletto, in stile neoclassico, pur rimanendo fedele alla tragedia originale, esplora le motivazioni interiori dei personaggi con una sensibilità rara e sorprendentemente “vera”.

Tanto è cambiato dalla versione del coreografo di Romeo e Giulietta del 1971, la sua prima opera di lunga durata, ma la novità principale di questo nuovo allestimento è il ritorno all’idea originale, alla trasposizione più fedele possibile della tragedia da un punto di vista più veritiero. Niente étoiles questa volta: i ballerini sono tutti molto giovani, e quindi molto credibili nei ruoli di personaggi in balia delle loro emozioni e dei loro istinti.

Bellezza ed innocenza già dalla prima scena del primo atto. La bella Verona (bella anche grazie alle evocative scenografie che richiamano i quadri prospettici di Piero della Francesca, al quale Neumeier afferma di essersi ispirato) si sveglia insieme a Romeo, interpretato dal tenero ventottenne argentino Emiliano Torres, risvegliato dal suo amico Frate Lorenzo, il ballerino tedesco Lennard Giesenberg, il primo personaggio ad entrare in scena, biondo, candido, vestito di una semplice e leggera veste monacale, scalzo e con un cesto di piante aromatiche in mano, una vera e propria personificazione della purezza della storia a cui stiamo per assistere. In seguito conosciamo anche gli amici di Romeo, Benvolio e Mercuzio, rispettivamente interpretati da Javier Monreal e da Matias Oberlin, entrambi perfetti nel loro ruolo di giocosi compari di gioventù.

Facciamo, poi, la conoscenza dell’altra protagonista del balletto, la ballerina solista spagnola Ana Torrequebrada, che vediamo apparire con addosso solo un asciugamano (mentre sta per fare il bagno in una tinozza, scena molto divertente e ben costruita a livello scenografico), una Giulietta dolce e goffa, che non ha ancora conosciuto l’amore, e che quindi danza in modo impreciso e goliardico con le sue amiche. A contrastare la figura di Giulietta troviamo quella della sua algida ed austera madre, Donna Capuleti, la danese Ida Praetorius, danzatrice dalla tecnica ed espressività impeccabili, e del minaccioso e torvo cugino Tebaldo, interpretato dal ballerino Louis Haslach, tra i quali si avverte un’intesa davvero poco celata, con scambi di sguardi carichi di complicità e momenti coreografici seducenti ed accattivanti.

Romeo e Giulietta sono spiriti affini prima ancora di incontrarsi, e nonostante Romeo sia più “navigato” della giovane Capuleti anche lui come lei anela all’amore che non ha ancora mai trovato (lo si evince dalla splendida scena in cui entrambi sospirano alla luce della luna, Romeo rivolto al pubblico e Giulietta che gli fa da sfondo, sul suo famoso balcone). Il modo di danzare della ragazza cambia totalmente da quando conosce il suo Romeo: è con lui e per lui che impara ad essere forte (anche letteralmente, in punta), e muta diventando una figura di grande forza interiore, la cui innocenza si trasforma in potente determinazione nel perseguire il suo amore proibito. I due ballerini si intrecciano in una coreografia carica di sensualità e soprattutto di tenerezza, che culmina con dei veri baci che farebbero battere il cuore a Shakespeare in persona.

Il coloratissimo secondo atto inizia con la messa in scena della festa in casa Montecchi, capitanata da Mercuzio e dalla compagnia di amici attori (tra i quali troviamo la figura dell’attrice travestita da scheletrica morte, presagio del destino dei nostri amanti), che raccontano una storia parallela alle vicende alle quali assistiamo. A rovinare l’idillio arriva Tebaldo, che quasi per errore, ubriaco, uccide Mercuzio causando la rabbiosa vendetta di Romeo. Louis Haslach è perfetto nel ruolo dell’antagonista, e dà il meglio di sé in questo secondo atto carico di drammaticità e impatto emotivo.

Nel terzo atto il racconto della compagnia teatrale diventa fonte d’ispirazione per lo speranzoso Frate Lorenzo, il quale consiglia a Giulietta di fingersi morta per poi fuggire con il suo amato. Molto d’effetto l’espediente narrativo della storia a lieto fine che si svolge sullo sfondo della consegna della fantomatica fiala del frate alla ragazza: mentre gli artisti di strada danzano i due rimangono fermi in scena, a simboleggiare quanto la finzione possa influire sugli eventi della vita reale. Ana Torrequebrada interpreta Giulietta con grande trasporto fisico ed emotivo (la sentiamo persino ansimare dopo aver bevuto la fiala), e riesce ad emozionare il suo pubblico presentando l’evoluzione del suo personaggio, fino all’apoteosi della tragedia.

Il finale, tragico ed inesorabile, lascia il pubblico senza fiato, con la consapevolezza che la forza di questo amore, seppur condannato, rimarrà eternamente scolpita nella memoria collettiva.

La musica di Sergej Prokof’ev, potente e intrisa di melanconia, interpretata dall’Orchestra del Teatro La Fenice diretta dal maestro Markus Lehtinen, accompagna magistralmente ogni momento, e le luci e i costumi (ad opera di Jürgen Rose, anch’essi semplici, ma di grande effetto), accentuano ed esaltano le coreografie, con il loro gioco cangiante di ombre e colori, e aggiungono profondità alla narrazione, contribuendo a costruire un mondo che sembra sospeso tra sogno e realtà.

In questo balletto l’inconfondibile mano di Neumeier rappresenta la vicenda sotto una nuova chiave psicologica, esplorando l’emotività dei personaggi in modo realistico, e riplasmando quella che è la loro vera essenza “shakespeariana”, quella di esseri in preda a decisioni fin troppo spontanee e precipitose, travolti da un destino beffardo e spietato.

Romeo e Giulietta di John Neumeier, grazie anche all’Hamburg Ballet, è un’esperienza che va oltre il balletto tradizionale. È un incontro profondo con la purezza delle emozioni umane, una testimonianza di come la danza possa farci ammirare una storia secolare in un’esperienza straordinaria di bellezza e dolore.

Michele Carmone
(16 gennaio 2025)

La locandina

Coreografia e regia John Neumeier
Direttore Markus Lehtinen
Scene e costumi Jürgen Rose
Orchestra del Teatro La Fenice

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