Verona: Aida e Zeffirelli (non)sempre sinonimo di successo
Si conclude con Aida di Giuseppe Verdi, titolo immancabile per il palcoscenico veronese, il weekend inaugurale della 99°edizione dell’Arena Opera Festival 2022.
La piramide troneggia al centro della scena, segno che l’allestimento scelto è quello ventennale di Franco Zeffirelli, nome legato a doppio filo con quello del Festival soprattutto quest’anno in cui ben quattro titoli proposti su cinque ri-presentano (a volte rielaborano come è stato per Carmen) un frutto del suo genio.
Il compito di animare la suggestiva ambientazione è affidato alla bacchetta di Daniel Oren che, nonostante un gesto che non lo risparmia, non riesce a raccogliere le fila della produzione generando suo malgrado un importante divario tra palco e buca; interpreti orchestrali e direttore intraprendono una maratona nella quale il reciproco rincorrersi spezza le dinamiche generali frammentando l’opera in un insieme di vicende emotivamente slegate tra loro.
Come risultato di una ripresa non ancora del tutto rodata, intrattengono meno del dovuto Ana Sofia Scheller, Fernando Montano e Ekaterina Oleynik interpreti delle coreografie di Vladimir Vasiliev.
Il ruolo titolo è portato in scena dal soprano ucraino Liudmyla Monastyrska; capace di pregevoli acuti ben sostenuti sembra più a suo agio dall’inizio del terzo atto quando, affrancata dagli orpelli della corte zeffirelliana, la voce si libera dagli impicci scenici di un posizionamento non sempre naturale.
Serata infelice per Radamès. Nonostante la disinvoltura in acuto Murat Karahan si affanna alla continua ricerca di un equilibro che lo compromette sul versante espressivo facendogli perdere mordente.
Di estrema drammaticità si veste l’Amneris di Ekaterina Semenchuk che, nonostante qualche sbavatura nel registro basso, raggiunge con il suo strumento lo spettatore creando interesse e suggestione.
Ben si addice al suo ruolo di Re etiope la voce sicura dal registro cupo dell’Amonasro di Roman Burdenko. D’egual impatto la voce del Re interpretato da Sava Vemić in netto contrasto con il Ramfis di Ferruccio Furlanetto che, sicuro in scena grazie alla sua esperienza, non lo è altrettanto nel comparto vocale.
Completano il cast il sempre ottimo messaggero di Carlo Bosi e Francesca Maionchi nel ruolo della sacerdotessa funzionale alla visione zeffirelliana.
Caldi applausi per tutti i partecipanti alla recita con menzione speciale per la protagonista che chiudo il sipario su questa nel complesso non del tutto sufficiente rappresentazione.
Matteo Pozzato
18 giugno 2022
La locandina
Direttore | Daniel Oren |
Regia e Scene | Franco Zeffirelli |
Costumi | Anna Anni |
Coreografia | Vladimir Vasiliev |
Personaggi e Interpreti: | |
Il Re | Sava Vemić |
Amneris | Ekaterina Semenchuk |
Aida | Liudmyla Monastyrska |
Radamès | Murat Karahan |
Ramfis | Ferruccio Furlanetto |
Amonasro | Roman Burdenko |
Un messaggero | Carlo Bosi |
Sacerdotessa | Francesca Maionchi |
Primi ballerini | Ana Sofia Scheller, Fernando Montano, Ekaterina Oleynik |
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona | |
Maestro del Coro | Ulisse Trabacchin |
Coordinatore del Ballo | Gaetano Petrosino |
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