Verona: la Mahler Chamber Orchestra al Filarmonico in Do minore

Il programma con cui la Mahler Chamber Orchestra si è presentata al Filarmonico di Verona per il Settembre dell’Accademia aveva più di qualche elemento insolito. Certo, la prima parte tutta dedicata a Mozart (con l’Adagio e Fuga K. 546 e la Sinfonia concertante K. 364) era nell’ordine naturale delle scelte di una formazione che intorno al salisburghese va lavorando praticamente da sempre (due anni fa, sempre a Verona, Daniel Harding la diresse nelle ultime tre Sinfonie). Ma nella seconda parte, la successione fra la Sinfonia da camera op. 110a di Šostakovič e una Cantata da chiesa di Bach, la numero 82, appariva singolare e originale, perlomeno in quest’ordine (perché è pur vero che il Cantor fu sempre un “ispiratore” per il compositore russo).

Alla fine, è stato chiaro che i motivi di un programma del genere non erano dati soltanto dalla straordinaria bellezza di quattro composizioni che nella diversità di epoche e stili hanno il denominatore comune di essere dei meravigliosi capolavori musicali. Ma da tutta una serie di elementi, sia tecnici che ideali, decisivi nel realizzare il “clima” espressivo e spirituale di un concerto come pochi altri coinvolgente. La serata, ad esempio, si è interamente sviluppata dentro all’implicita drammaticità della tonalità di Do minore, comune all’Adagio e Fuga, alla Sinfonia da camera e alla Cantata 82 (almeno nella sua prima versione, quella con voce solista di basso) e presente in maniera molto caratterizzante anche nella chiara e brillante Sinfonia concertante per violino e viola. Questa composizione è in Mi bemolle, ma passa in Do minore nell’Andante, non per caso uno dei movimenti lenti più poetici e intensi di Mozart. Eppure, l’uniformità armonica era allo stesso determinante e ininfluente: costituiva in realtà solo un punto di partenza, una cornice dentro alla quale i tre autori prescelti sviluppano magistralmente un discorso creativo mutevole non solo nella forma ma anche nelle articolazioni strumentali, pur con gli archi sempre preponderanti. Fra l’altro, per la Mahler una sfida interpretativa ardua e affascinante.

Decisiva, semmai, è risultata la particolare temperie espressiva comune alle due parti del concerto, lungo un percorso tutto ideale fra dramma e speranza, pessimismo e serenità, come una “narrazione” dei moti dell’anima. Già Mozart disegnava bene questo panorama, grazie al passaggio dall’introversione drammatica della Fuga K. 546 (preceduta da un teso Adagio) alla estroversa brillantezza della Concertante per violino e viola, che propone nel dialogo fra i due strumenti solisti continui motivi di contrasto musicale, ma tutti li risolve in positivo, anche dopo essere passata attraverso le umbratili riflessioni dell’Andante (appunto in Do minore).

Ma il dittico Šostakovič-Bach ha illustrato questo “principio” in maniera perfino teatrale, nella sua evidenza. La Sinfonia da camera op. 110a dell’autore russo non è che la versione per un ensemble di archi (realizzata dal direttore Rudolf Barshai) del Quartetto n. 8, scritto a Dresda nel 1960: una pagina di lancinante desolazione sull’orrore della guerra – non a caso fitta di auto-citazioni da altri lavori cameristici e orchestrali, legate proprio a questa tematica espressiva. La cupezza si coagula, dopo la vana energia dispiegata nell’Allegretto centrale, in due movimenti lenti (Largo) uno di seguito all’altro, che spengono ogni possibile fiammella di speranza dentro a una scrittura musicale di affascinante, assoluta qualità. La speranza è invece profusa a piene mani da Bach, in nome della fede che sola riesce a trascendere la morte. La Cantata 82, “Ich habe genug”, è articolata in tre Arie di commovente dolcezza, grazie anche all’impiego, nella prima e nella terza, di un oboe concertante che non può non richiamare la scuola veneziana settecentesca degli Albinoni e dei Marcello, non a caso attentamente studiati dal Cantor. Serenità, gioia anche di fronte alla morte: questo dicono le parole cantate dal basso. Ed è difficile trovare una musica così straordinariamente consolatoria, nel suo svolgimento che incrocia il rigore della forma con la sublime tenerezza dell’invenzione. Un commovente antidoto musicale all’angoscia tremendamente moderna, sparsa da Šostakovič a piene mani, senza necessità di parole intonate.

Per chiarire i nessi profondi e sottili di un simile programma serviva un’esecuzione di alto virtuosismo sia tecnico che comunicativo. E la Mahler Chamber Orchestra (con Matthew Truscott egregio nel ruolo di violino concertatore)  questo ha fatto, offrendo una prova di assoluto rilievo: dall’asprezza inquietante della Fuga mozartiana, alla liberatoria chiarezza della successiva Sinfonia Concertante; dalla tensione di Šostakovič, distribuita in una gamma dinamica frastagliatissima (e con articolazione timbrica di immediata forza espressiva) alla soavità quasi trasognata di Bach, eseguito a ranghi ridotti con splendida lucidità stilistica, senza che si sentisse il bisogno del colore degli strumenti antichi grazie alla qualità del lavoro interpretativo storicamente molto ben informato.

Le due giovani soliste nella Sinfonia concertante, la violinista Alexandra Conunova e la violista Béatrice Muthelet, hanno dialogato e si sono contrapposte nell’affascinante architettura timbrica e formale ideata da Mozart con brillantezza sempre minuziosamente controllata, sciorinando agilità ma anche poetica riflessività. Il basso Peter Harvey è stato protagonista di un’interpretazione esemplare della Cantata bachiana, scavata dentro la parola senza mai trascurare l’eleganza del colore, la precisione della coloratura (nell’ultima Aria), la profondità eloquente del fraseggio.

Pubblico folto, per tutti grandi applausi e numerose chiamate a proscenio.

Cesare Galla
(30 settembre 2018)

La locandina

Mahler Chamber Orchestra
Konzertmeister Matthew Truscott
Violino Alexandra Conunova
Viola Béatrice Muthelet
Baritono Peter Harvey
Programma:
Wolfgang Amadeus Mozart
Adagio e fuga in do minore K 546
Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra in mi bemolle maggiore K 364
Dmitrij Dmitrievič Šostakovič
Sinfonia da camera in do minore Op. 110a
Johann Sebastian Bach
Ich habe genug – Cantata per basso, oboe, archi e continuo in do minore BWV 82

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