Verona: la Mitteleuropa a New York

A volte i programmi dei concerti racchiudono insolite corrispondenze. Quello che ha inaugurato al Filarmonico di Verona la trentatreesima edizione del Settembre dell’Accademia, protagonista la Mahler Chamber Orchestra diretta da Antonello Manacorda, oltre a significativi nessi musicali e biografici – rinchiusi nell’arco di un quindicennio a cavallo fra Otto e Novecento – presentava anche un comune denominatore geografico. Vi era centrale, infatti, la città di New York, anche se nessuno degli autori proposti era americano. Ma intorno e dentro alla metropoli americana si potevano dipanare i fili creativi ed esistenziali dei tre musicisti proposti, tutti europei. Anzi, mitteleuropei, se non per nascita per attività, consuetudini e scelte di vita.

Si è cominciato con la Berceuse élégiaque di Ferruccio Busoni, un brano composto nel 1909 in memoria della madre. La prima esecuzione assoluta avvenne due anni più tardi, appunto a New York, protagonista l’orchestra Filarmonica intitolata alla città, che aveva già superato i sessant’anni di attività (era stata fondata nel 1842). Sul podio c’era il direttore stabile di recente nomina, Gustav Mahler, già gravemente afflitto dai problemi cardiaci che lo avrebbero condotto alla tomba solo pochi mesi più tardi. Ed è difficile non collegare il compianto funebre di Busoni per la madre con il pensiero ossessivo della morte nutrito dal compositore boemo per tutta la sua esistenza, ormai giunta alla conclusione.

Se Mahler “aleggiava” sul suono estatico, evanescente sia dal punto di vista timbrico che armonico di Ferruccio Busoni, il secondo brano nel programma della serata veronese – ventiquattr’ore più tardi replicata al prestigioso festival di Lucerna – recava direttamente la firma compositore boemo, sia pure affiancata da quella di un trascrittore significativo, il settantaseienne compositore e direttore d’orchestra tedesco Eberhard Kloke.

I Sieben frühe Lieder erano stati scritti da Mahler per voce e pianoforte a partire da alcune poesie pubblicate nella raccolta di primo Ottocento Das knaben Wunderhorn (Il corno magico del fanciullo) e pubblicati nel 1892. Kloke non si è limitato a trascrivere l’accompagnamento pianistico per orchestra: come ha spiegato egli stesso, ha inteso chiarire la maniera in cui svariati temi di questi Lieder siano poi confluiti nelle prime quattro Sinfonie mahleriane. E per questo ha creato un accompagnamento orchestrale ad esse chiaramente allusivo, una sorta di ricreazione con procedimento inverso, travasando i climi sonori sinfonici in quella che ha definito “una trascrizione come interpretazione compositiva”. Una maniera suggestiva di chiarire quanto le suggestioni poetiche abbiano determinato la scrittura sinfonica successiva e, viceversa, quanto quest’ultima abbia un rapporto diretto con l’errabonda invenzione musicale “generata” dalle poesie di von Arnim e Brentano.

Infine, New York era “protagonista” anche nella popolare Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Antonín Dvořák, eseguita per la prima volta alla Carnegie Hall. Il compositore boemo la scrisse l’anno dopo la pubblicazione dei Lieder mahleriani, nel 1893: era da poco sbarcato nella metropoli americana, ingaggiato a peso d’oro per guidarne il National Conservatory e si era speso sin dai primi momenti per l’importanza del patrimonio musicale popolare o “etnico” americano nella musica colta dei compositori locali. Che ci siano tracce autentiche di quel patrimonio nella Sinfonia è discussione non ancora conclusa. Di certo, questa composizione è un monumento della grande tradizione romantica e classica, per rigore formale e brillantezza d’invenzione. Ma forse sono un po’ “di maniera” le allusioni popolari che attraversano specialmente il secondo movimento, anche in considerazione del fatto che Dvořák da tempo praticava e rielaborava le tradizioni musicali slave. Nello stesso torno di tempo, ben altra forza poetica assoluta – come hanno chiarito i Lieder – dimostrava di avere Mahler nell’inventare un suono popolare intriso di psicologia profonda – negli scarti armonici e melodici – oltre che di richiami tradizionali o folclorici.

Alle prese con un programma di tal fatta, nel quale il suono orchestrale attraversa multiformi sfumature e addita le incipienti strade della modernità, la Mahler Chamber Orchestra ha dato prova maiuscola di qualità strumentale, esaltando le parti (e specialmente la forza introspettiva degli ottoni, la brillantezza estroversa dei legni, la compattezza degli archi bassi) non meno che l’equilibrio generale. Dal podio, Antonello Manacorda (che della MCO è stato primo violino di spalla fondatore nel 1997) ha curato in Busoni e Mahler la levigatezza e la profondità poetica del suono, con scelte sempre in perfetto stile, capaci di illuminare la profondità di pensiero di questi due compositori, la loro forza evocativa interiore, evoluzione della tensione espressiva cara al Romanticismo. Un’interpretazione asciutta, capace di passare con eleganza dal trasognato al brillante, che ha visto splendido protagonista in Mahler il soprano Anna Prohaska (l’interprete per la quale Kloke nel 2010 ha realizzato la sua elaborazione-trascrizione), voce sempre perfettamente controllata, eguale in ogni zona della tessitura, capace di inflessioni “narrative” di assoluto fascino, grazie anche a un colore di seducente ricchezza poetica.

Impeccabile nella seconda parte della serata la rilettura della Nuovo Mondo. Di essa Manacorda ha delineato con accattivante evidenza i nessi formali – vi trionfa la forma di Sonata – ma anche la ricchezza dell’invenzione tematica, sublimata nel celeberrimo Allegro con fuoco conclusivo, maestoso e trascinante ma sempre lontano dalla banalità declamatoria, risolto in sfumature dinamiche e di fraseggio tutte da gustare.

Pubblico avvinto, alla fine prodigo di applausi e chiamate che non sono valsi a ottenere un bis.

Cesara Galla
(8 settembre 2024)

La locandina

Direttore Antonello Manacorda
Soprano Anna Prohaska
Mahler Chamber Orchestra
Programma:
Ferruccio Busoni
Berceuse élégiaque Op. 42
Gustav Mahler
Sieben frühe Lieder (trascrizione come interpretazione compositiva per soprano e orchestra di Eberhard Kloke, 2011/2013)
Antonín Dvořák
Sinfonia n. 9 in mi minore Op. 95 “Dal Nuovo Mondo”

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