Verona: Pirozzi e Kunde incendiano la “China” dell’ultimo Puccini
Dopo Carmen e Aida il 96° Opera Festival porta in cartellone Turandot, l’Incompiuta di Giacomo Puccini. L’allestimento proposto è una ripresa di quello ideato nel 2010 da Franco Zeffirelli, che ne curò scene e regia. Il termine più adatto per descrivere l’impianto registico è “appagante”, ogni senso è stimolato e nessun elemento richiamato alla mente dalla musica è tradito sul palco. Per tutto il primo atto e per buona parte del secondo, la vicenda è concentrata sul proscenio costituito da una serie di piattaforme a palafitta disposte a salire fino ad un’alta muraglia decorata con motivi tipicamente orientali. Le masse si muovono in scena sfilando e riempendo i vari livelli, conferendo dinamicità alle vicende rappresentate coadiuvate dalle luci di Paolo Mazzon. Il popolo veste con colori uniformi e neutri concentrando l’attenzione dello spettatore sugli abiti sgargianti dei protagonisti sempre ideati da Emi Wada. La tenda tripartita dei tre ministri protagonista della prima parte del secondo atto lascia il posto, con un vero coup de théâtre che vede scorrere ai lati la parete di fondo alla scena, all’opulento palazzo imperiale. L’imponente struttura sembra comparire per magia, con l’annesso stuolo di servitori e danzatori preparati da Maria Grazia Garofali.
La ripresa risulta sapientemente curata nei particolari e tutto sul palco sembra svolgersi con naturalezza e fluidità senza mai sfociare nella confusione che l’elevato numero di figuranti in uno spazio ristretto potrebbe comportare.
Daniel Oren dirige l’Orchestra e il Coro dell’Arena di Verone nella rappresentazione con assoluta padronanza delle agogiche, immergendosi fisicamente con slanci energici e partecipati nella partitura. Il suo occhio sempre vigile sulla scena crea un’alchimia perfetta tra buca e palco soddisfacendo pienamente le aspettative del numeroso pubblico presente.
Dalla voce dolce e rassegnata ad un destino che sente ormai incombere su di lei, la Liù di Vittoria Yeo è la rivelazione della serata. Morbida nei passaggi e padrona dell’emissione, il suo canto sposa la partitura alla perfezione.
Il Calaf di Gregory Kunde non disattende le nostre aspettative. Il tenore statunitense non solo è credibile nelle movenze e negli atteggiamenti, ma trasmette con efficacia e padronanza di tecnica vocale il suo fulminante amore per la gelida principessa cinese. Un’intonazione sicura, un’emissione precisa e una mai esagerata proiezione gli valgono numerosi riconoscimenti a scena aperta ricambiati da un bis del “Nessun dorma”.
Assolutamente non da meno è Anna Pirozzi nel ruolo della protagonista. Incisiva nel fraseggio e sicura nell’emissione rimembrando l’ava Lou-Ling, flessuosa e ammiccante recitando i suoi quesiti al principe straniero e infine disperata e affannata alla ricerca del nome di quest’ultimo: la Pirozzi convince appieno in ogni prova dimostrando buone doti nella modulazione del proprio strumento.
Piccola menzione d’onore per il Ping di Federico Longhi dalla voce morbida ma allo stesso tempo agile, che nei pezzi d’insieme con il Pong Francesco Pittar e il Pang di Marcello Nardis trova perfetto equilibrio.
Completano il cast la carismatica voce dell’Imperatore Altoum di Antonello Ceron, il paterno Timur di Giorgio Giuseppini, il mandarino di Gianluca Breda e il Principe di Persia Ugo Tarquini.
Successo meritato e sottoscritto dal pubblico.
Matteo Pozzato
(30 giugno 2018)
La locandina
Direttore | Daniel Oren |
Regia e Scene | Franco Zeffirelli |
Costumi | Emi Wada |
Movimenti coreografici | Maria Grazia Garofoli |
Luci | Paolo Mazzon |
Personaggi e interpreti: | |
Turandot | Anna Pirozzi |
Imperatore Altoum | Antonello Ceron |
Timur | Giorgio Giuseppini |
Calaf | Gregory Kunde |
Liù | Vittoria Yeo |
Ping | Federico Longhi |
Pong | Francesco Pittar |
Pang | Marcello Nardis |
Un mandarino | Gianluca Breda |
Il Principe di Persia | Ugo Tarquini |
Coro di Voci bianche A.d’A.MUS. diretto da Marco Tonini | |
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici dell’Arena di Verona |
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