Verona: Susanna e Angelica, due segreti a confronto

Dopo il rinvio dovuto all’emergenza pandemica arriva finalmente sul palcoscenico del Teatro Filarmonico un dittico incentrato sulla condizione femminile.

L’abbinata tra il Segreto di Susanna e Suor Angelica appare più giustapposta che non organica: se nell’atto unico di Wolf-Ferrari – di fatto un delizioso intermezzo barocco rivisto alla luce del Novecento – il guilty pleasure della protagonista sta nella sigaretta che diviene ricerca di libertà e affermazione di indipendenza dalle regole, nell’opera centrale del Trittico il dramma di Suor Angelica assurge a grido di dolore per una maternità a lei negata da chi madre non è stata mai – la Zia principessa non a caso è matrigna – e che, in tutta la sua ingenuità, si rivela anche nel desiderio di Suor Genovieffa di rivedere e stringere un agnellino.

Lo spettacolo però alla fine in qualche modo funziona: Serena Rocco immagina un impianto scenico capace di trovare in un efficace simbolismo cromatico la sua cifra distintiva, il tutto in una purezza di linee che rimanda al Déco: se in Wolf-Ferrari a prevalere è il bianco, screziato di rosa e verde pallido, in Puccini il nero, contrapposto al candore delle tonache monacali, diviene soverchiamente opprimente.

Il disegno di luci di Andrea Tocchio, apollineo per Susanna e livido per Angelica, contribuisce ad un’ulteriore e condivisibile caratterizzazione dello spazio, così come i costumi di Lorena Marin risultano sempre appropriati.

Federica Zagatti Wolf-Ferrari coglie con intelligenza l’ammiccante leggerezza insita nel Segreto di Susanna e la rende attraverso ritmi ed atmosfere che rimandano a quelle della commedia sofisticata. Il ritmo teatrale incalza procedendo di pari passo con la musica dando credibilità ai personaggi e alle loro “debolezze” che trovano scioglimento in una riconciliazione complice. Peccato per il finale che scade un po’nella pochade, forse per strappare un sorriso in più e sottolineare quello che i due protagonisti faranno non appena il sipario sarà calato.

Meno centrata la regia di Giorgia Guerra che, pur sottolineando i tormenti di Suor Angelica, assolve di fatto la Zia principessa vista qui come una vice-madre nella quale si agitano sentimenti in certo qual modo protettivi.

Se poi è buona l’dea della “secolarizzazione” della protagonista che prima di togliersi la vita si spoglia degli abiti religiosi per rivestirsi di quelli – sotterrati sotto le erbe del suo piccolo giardino dei semplici – con cui era giunta in convento lo è meno la conclusione con l’abbattimento della statua della Vergine col Bambino e la morte senza redenzione che la musica chiama imperiosamente. Tra le voci positive a bilancio resta anche la bella fluidità dei movimenti delle masse improntati ad un efficace geometrismo.

Gianna Fratta, alla testa di un’orchestra puntuale ma sciaguratamente posta a livello della platea, si rende protagonista di una prova notevolissima. Con gesto tanto preciso quanto denso la Fratta narra con acume e sensibilità le ironie di Wolf-Ferrari e le angosce di Puccini trovando in entrambi i casi il giusto equilibrio attraverso scelte agogiche ben ponderate e un fraseggio multicolore a cui si unisce un’intesa totale con il palcoscenico.

Del tutto convincenti le compagnie di canto.

Lavinia Bini disegna una Susanna ideale per presenza scenica e freschezza di voce, ammiccante e seduttiva e allo stesso tempo mai sopra le righe. Una vera delizia.

Al suo fianco brilla il Conte Gil elegantemente caratterizzato da Vittorio Prato che ha dalla sua mezzi vocali importanti e una presenza cinematografica capaci di farne interprete ideale.

Bravo Roberto Moro nella parte muta ma essenziale del maggiordomo-complice Sante.

Giunta a sostituire all’ultimo minuto l’indisposta Donata D’Annunzio Lombardi e al suo debutto nel personaggio Chiara Isotton – che si vorrebbe sentire più di frequente in ruoli di primo piano – dà voce e corpo ad una Suor Angelica tormentata e volitiva, generosa nei colori e meditata negli accenti.

Bene anche la Zia Principessa di Graziella DeBattista, fraseggiatrice di classe e dai gravi possenti ma penalizzata dalla scelta registica che la vuole meno luciferina di quanto non sia in realtà.

Nello stuolo delle monache si distinguono la Zelatrice arcigna di Alessandra Andreetti, la Badessa austera di Tiziana Realdini, la Maestra delle novizie di Alice Marini e soprattutto la Suor Genovieffa trasognata di Rosanna Lo Greco.
Brave le altre.

Successo pieno e meritato per tutti.

Alessandro Cammarano
(30 gennaio 2022)

La locandina

Direttore Gianna Fratta
Regia Federica Zagatti Wolf-Ferrari (Il segreto di Susanna)
Regia Giorgia Guerra (Suor Angelica)
Scene Serena Rocco
Costumi Lorena Marin
Luci Andrea Tocchio
Il Segreto di Susanna
Personaggi e interpreti:
Conte Gil Vittorio Prato
Contessa Susanna Lavinia Bini
Sante Roberto Moro
Suor Angelica
Personaggi e interpreti:
Suor Angelica Chiara Isotton
La Zia principessa Graziella DeBattista
La Badessa Tiziana Realdini
La Suora zelatrice Alessandra Andreetti
La Maestra delle novizie Alice Marini
Suor Genovieffa Rosanna Lo Greco
Suor Osmina Sonia Bianchetti
Suor Dolcina Jessica Zizioli
La Suora infermiera Elisa Fortunati
Prima cercatrice Manuela Schenale
Seconda cercatrice Grazia Montanari
Prima conversa Emanuela Simonetto
Seconda conversa Mirca Molinari
Una novizia Cecilia Rizzetto
Orchestra e tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro  Ulisse Trabacchin

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