Vicenza: il Labirinto di Greilsammer
Il confronto è essenzialmente fra la musica del Barocco e quella che in senso lato potremmo definire “moderna”, opera di autori attivi nel primo Novecento, o nell’era delle avanguardie, o anche ai giorni nostri. Non senza un’eccezione, peraltro assai significativa.
Il “terreno” di questo confronto è il pianoforte, perché di una serata pianistica questa è la cronaca, per descrivere la quale, naturalmente, il termine recital sarebbe del tutto inadeguato. Si tratta infatti di Labyrinth, performance portata dal pianista israeliano David Greilsammer a Vicenza nell’ambito della stagione della Società del Quartetto: tutto meno che un recital nel senso tradizionale del termine. E tutto meno che un concerto di quelli che certi interpreti sembrano considerare oggi il massimo dell’innovazione: un po’ di chiacchiere e magari il programma annunciato al momento.
Lungo i 70 minuti della sua performance, Greilsammer non apre bocca, come è sempre stato fino a poco tempo fa. E tutto quello che suona è puntigliosamente dettagliato nel programma di sala, come pure è sempre stato finora, nel rispetto del pubblico. Quello che è del tutto originale – consegnato anche a un premiatissimo CD uscito nel bel mezzo della pandemia – è lo schema di un’esecuzione che si configura come una vera e propria narrazione interiore in musica. La soluzione, se così si può dire, di un sogno piuttosto angoscioso che questo pianista racconta di avere avuto ricorrentemente durante la sua adolescenza, la sensazione inquietante di essere dentro a un labirinto del quale non riusciva a trovare l’uscita. Il musicale labirinto costruito da Greilsammer ha ovviamente il suo centro: è una pagina importante quanto poco eseguita di Enrique Granados, El amor y la Muerte dalle Goyescas, sette composizioni ispirate ai dipinti di Goya (1911). Il compositore spagnolo detta all’inizio il clima di questa pagina in una indicazione a suo modo rivelatoria: “Molto espressivo e quasi una felicità nel dolore”.
Intorno a questa ampia pagina si allarga un inedito e sicuramente originale labirinto musicale – tre parti prima di Granados e tre parti dopo, ciascuna di esse composta da tre brani, il primo e l’ultimo dei quali sono dello stesso autore. Si parte con lo Janáček dolorosamente introspettivo di due pezzi da Sul sentiero di rovi, intervallati da Les sourdines di Lully, dall’opera Armide (1686) – nella versione per tastiera di Henry d’Anglebert. Si prosegue con due tarde Bagatelle di Beethoven (op. 126, 1825), unica eccezione, come si accennava, al chiaro recinto cronologico del progetto, e tuttavia “omogenee” per la loro singolare modernità di suono e di espressione. Fra esse è inserito The Magic Circle on Infinity, brano che fa parte del primo volume di Makrokosmos, pubblicato nel 1972 dal compositore americano George Crumb (1929 -2022). Si passa quindi per un trittico che vede il Contrapunctus I dall’Arte della Fuga di Bach inserito fra due affascinanti Studi di György Ligeti, risalenti agli anni Ottanta-primi Novanta del secolo scorso.
Dopo Granados, il percorso accentua i contrasti d’epoca, di stile e di espressività. Si entra nel pianismo allusivo e intrigante di Erik Satie (1866-1925) con due Pièces Froides, fra le quali a fatica trova spazio una Fantasia di Carl Philipp Emanuel Bach. Si ascoltano due brani appositamente commissionati da Greilsammer al compositore israeliano quarantacinquenne Ofer Pelz, intervallati da una trascinante Ciaccona di Marin Marais (1656-1782), un compositore che si doveva misurare musicalmente con le richieste del Re Sole, Luigi XIV, vedi caso appassionato di labirinti. E si arriva alla conclusione nel nome del visionario compositore russo Alexandr Skrjabin. L’uscita del labirinto è nel segno del suo Vers la flamme, una delle sue ultime composizioni (1914) e una delle più visionarie, vero e proprio Poema sinfonico concentrato per il pianoforte. Le fiamme apocalittiche immaginate da Skrjabin sono precedute da un’ennesima pagina barocca, la sbalorditiva descrizione del Caos primordiale che segna l’inizio della musica per il ballo Les éléments scritta da Jean-Féry Rebel nel 1737 per orchestra e proposta nell’arrangiamento di Jonathan Keren.
Nella multiforme temperie espressiva e stilistica di un siffatto “viaggio musicale”, David Greilsammer si muove con la disinvoltura mai banale del pianista di razza, capace di aprire accattivanti panorami espressivi sia nel geometrico rigore di certe pagine barocche che nella tumultuosa volontà narrative di altre dello stesso periodo, come nel caso di Rebel. Le pagine novecentesche sono percorso con sapiente calibratura del suono e tecnica assai puntuale nel rendere ragione di scritture tutte a loro modo complesse, profonde, evocatrici. Nell’insieme, la performance si configura come uno originale percorso nelle possibili metamorfosi del pianoforte, un affresco composito che è anche un intrigante tributo al fascino multiforme di questo strumento familiare e dalle infinite possibilità timbriche ed espressive.
Nel carattere della performance – in senso teatrale – il modo in cui Greilsammer è passato da un brano all’altro, spesso senza alcuna pausa, ma lanciando a terra intorno a sé le lunghe pagine con le partiture delle musiche. Così, la serata è finita con il pianista quasi circondato, intorno allo sgabello, da tanti scenografici e sparsi fogli di musica.
Al Ridotto del Teatro Comunale di Vicenza, quasi al completo, il pubblico ha dimostrato di apprezzare l’originale proposta, decretando per David Greilsammer un franco successo.
Cesare Galla
(30 aprile 2023)
La locandina
Pianoforte | David Greilsammer |
Programma: | |
Labyrinth | |
Brani di | |
Leoš Janáček, Jean-Baptiste Lully, Ludwig van Beethoven, George Crumb, György Ligeti, Johann Sebastian Bach, Enrique Granados, Erik Satie, Carl Philipp Emanuel Bach, Ofer Pelz, Marin Marais, Alexandr Skrjabin e Jean-Féry Rebel |
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