Vicenza: la Diavolessa, epigono di un tempo che fu
Onore al Festival Vicenza in Lirica, che dopo il Polidoro dello scorso anno, riporta sulla scena La diavolessa di Baldassarre Galuppi nell’edizione critica di Franco Rossi e Francesco Erle.
L’opera buffa, che vide la sua prima rappresentazione – con successo stando alle cronache – nell’autunno del 1755 al teatro San Samuele è paradgmatico epigono della Scuola veneziana che andava tramontando nel crepuscolo del Barocco.
Il Buranello pur avendo a disposizione un formidabile libretto di Carlo Goldoni non ne sfrutta appieno le potenzialità, la miriade di doppi sensi e sottintesi, il gioco di scambi e colpi di teatro di cui è pieno insieme ad elementi “soprannaturali, avventurieri e ricchi creduloni, nobili e servi; il tutto a dar vita ad un intreccio che vede le classi inferiori aver la meglio sul sangue blu.
Ne risulta un lavoro gradevole, un ottimo artigianato a cui tuttavia manca la scintilla per rifulgere, forse anche perché oramai, all’epoca, il fuoco vivaldiano andava spegnendosi, le ceneri del teatro in musica di Cavalli erano disperse da decenni e anche i cantanti cui affidare i personaggi – e le arie col da capo – non erano più i funamboli dell’ornamentazione di qualche lustro prima.
Se l’opera non brilla completamente di luce propria a maggior ragione necessita di un allestimento e soprattutto di un’esecuzione musicale di primissimo ordine e nel caso specifico non possiamo dire che sia andata esattamente così, pur con alcuni lusinghieri distinguo.
Bepi Morassi, uomo di teatro colto e di lungo corso, firma una regia di solida tradizione, rispettosa e tutt’altro che intimorita dallo spazio teatralmente ostile dell’Olimpico – sul cui palcoscenico campeggiano delle pedane che crediamo facessero parte di una precedente produzione concertistica e che ingombrano senza essere sfruttate – ma nel complesso poco divertente nella sua resa convenzionale dei caratteri e talora un tantino “caccolosa”.
L’unico personaggio a cui è riservato un trattamento privilegiato e innovativo e quello del Conte Nastri, che diventa una specie di soubrette infastidita dal mondo e canta la sua prima aria imitando le movenze caratteristiche di Patty Pravo e Mina, concludendo con un bell’accenno di air-guitar; fosse stato così anche per gli altri ci sarebbe stato parecchio da divertirsi.
Carlos Tieppo firma i costumi, gradevoli e funzionali, mentre Andrea Grussu realizza un disegno di luci discretamente modesto.
Francesco Erle – ottimamente affiancato da una sempre puntuale Orchestra barocca del Festival Vicenza in Lirica – imprime il giusto brio alla narrazione musicale giocando su di una multiforme varietà rimica e begli spunti dinamici.
Luci e ombre per la compagnia di canto.
Ettore Agati, controtenore assai interessante, è di gran lunga il migliore in scena disegnando un Conte Nastri vocalmente sicuro e scenicamente brioso, seguito a ruota da Omar Cepparolli, che dà voce e corpo ad un Giannino disinvoltamente guascone e cantato con voce sicura e dal bel colore brunito.
Figura egualmente bene la Ghiandina deliziosa di Lucia Conte, convincente sia per quanto attiene al canto che nella recitazione.
Nella parte di Dorina-Diavolessa Arlene Miatto Albeldas, esibisce una linea di canto disuguale e, pur possedendo un timbro non comune e a tratti quasi androgino, non convince fino in fondo.
Ligia Ishitani Silva – la Contessa – elargisce sopracuti a piene mani ma è opaca nei centri e poco incisiva nel frasegggiare, mentre Stepan Polishchuk – Don Poppone – ha voce di bella grana ma sembra che canti con la bocca piena.
Lucas Lopes Pereira sussurra il locandiere Falco.
Applausi per tutti alla fine di tre ore e quaranta di musica.
Alessandro Cammarano
(5 settembre 2019)
La locandina
Direttore | Francesco Erle |
Regia | Bepi Morassi |
Costumi | Carlos Tieppo |
Light designer | Andrea Grussu |
Personaggi e interpreti: | |
Il Conte Nastri | Ettore Agati |
La Contessa | Ligia Ishitani Silva |
Dorina | Arlene Miatto Albeldas |
Giannino | Omar Cepparolli |
Don Poppone Corbelli | Stepan Polishchuk |
Ghiandina | Lucia Conte |
Falco | Lucas Lopes Pereira |
Orchestra barocca del Festival Vicenza in Lirica |
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!