Vicenza: la lezione di stile della Camerata Salzburg

Le commissioni transatlantiche di Igor’ Stravinskij. Il concerto della Camerata Salzburg che ha inaugurato la stagione della Società del Quartetto di Vicenza – in un teatro Comunale discretamente affollato – proponeva un’interessante doppia ricognizione sulla fase neoclassica del compositore russo, colta in due momenti fondamentali che si potrebbero essenzialmente definire quello della grande maturità e quello della ricerca di nuovi orizzonti. E caratterizzata dal singolare incrocio geografico delle richieste che portarono a queste composizioni, a una ventina d’anni l’una dall’altra.

La prima commissione risale all’estate del 1927 e attraversa l’oceano nella direzione Stati Uniti-Francia, dove abitava allora il compositore. La richiesta riguarda un balletto della durata di mezz’ora con musica per soli archi da rappresentarsi a Washington, soggetto libero. Stravinskij non oppone resistenza ai vincoli di durata e sceglie di tornare all’antichità classica, ambito favorito in realtà di numerosi artisti durante gli Anni Venti del “ritorno all’ordine” caldeggiato da Cocteau dopo gli exploit dell’avanguardia più radicale. E dal russo stesso già messa a fuoco pochi mesi prima nell’opera-oratorio Oedipus Rex. In Apollon Musagète si ripercorre la nascita del dio caro alle Muse (che sono co-protagoniste del balletto, sia pure in numero ridotto) attraverso una scelta stilistica che risale alla grande tradizione barocca francese del Seicento, fra ritmi puntati che favoriscono la destinazione coreutica e una scrittura di straordinaria sensibilità e duttilità. L’omogeneità timbrica degli archi è infatti qui solo apparente. Grazie anche a una suddivisione non banale delle parti (ad esempio, ce ne sono due per i violoncelli) Stravinskij realizza una trama complessa e stratificata, una tavolozza che diventa valore espressivo autonomo oltre la seducente qualità delle melodie che caratterizzano ogni singolo “passo” (in senso ballettistico) della partitura. Ne esce un Barocco allo stesso tempo rivisitato e sottoposto a un procedimento di raffinamento e riassemblaggio, nel quale lo sguardo creativo che sovrintende a tutta l’operazione appare comunque improntato a una ricerca di indubbia sofisticatezza culturale.

Vent’anni dopo, la seconda commissione di cui si parla raggiunge uno Stravinskij da qualche anno definitivamente espatriato negli Stati Uniti, provenendo dal cuore dell’Europa e attraversando dunque l’Atlantico in senso inverso rispetto alla precedente. Nei mesi in cui la Seconda Guerra mondiale si conclude, il direttore dell’Orchestra da camera di Basilea, Paul Sacher, offre al musicista russo la possibilità di riallacciare i contatti con il Vecchio Continente proponendogli di scrivere un Concerto. Nel giro di qualche mese, all’inizio del 1946, nasce la pagina per archi che ha aperto la serata vicentina della formazione salisburghese, uno degli ultimi esemplari del suo neoclassicismo, che arriverà al culmine e insieme alla conclusione cinque anni più tardi, con l’opera La carriera di un libertino, presentata a Venezia nel settembre del 1951.

La forma è qui sicuramente tradizionale, nella tripartizione dei movimenti con i due veloci agli estremi e quello lento al centro. Ma la scrittura è basata su una tensione ritmica decisamente innovativa nei suoi scarti e nella sua molteplicità di articolazione. E le scelte armoniche – a partire da una cellula basata sul semitono – delineano un contesto poco neoclassico e molto personale: un’invenzione un po’ sghemba, suggestiva espressivamente, che ascoltata oggi fa pensare che in quel momento Stravinskij fosse già incline a “forzare” i confini del neoclassicismo, o perlomeno ad alzare lo sguardo verso nuovi orizzonti musicali.

Nell’uno e nell’altro caso, l’esecuzione della Camerata Salzburg si è configurata come una vera e propria lezione dello stile autentico, quello che non è mai arido e schiude orizzonti di ascolto emozionanti. Con l’eccellente violinista Giovanni Guzzo sulla sedia del “konzertmeister”, il Concerto è stato cesellato con una brillantezza di colore che è parsa elemento fondante del discorso musicale non meno della vivacità ritmica, del resto delineata con analitica, virtuosistica precisione.  E il dialogo fra le parti è risultato affascinante sia per l’impeccabile omogeneità di un ensemble dal miracoloso equilibrio, sia per la ricchezza dei particolari, tutti cesellati da ogni singola parte a formare un mosaico cangiante, di virtuosistico effetto unitario complessivo. In Apollon Musagète, questo virtuosismo del suono e della sua elaborazione nel nome di un pensiero musicale di rara profondità ha trovato nuove definizioni nel dialogo fra le sezioni, nella multiforme ricchezza espressiva di un fraseggio che rifugge da ogni sospetto di maniera piegandosi a trovare sfumature ogni volta rivelatorie.

Incastonata fra le due pagine stravinskiane, completava il programma la mozartiana Sinfonia K. 201, piccolo miracolo dei 18 anni del salisburghese. Straordinaria per eleganza, misura e inclinazione pensierosa (l’Andante è un capolavoro nel capolavoro), questa pagina è stata proposta da Camerata Salzburg con la confidente disposizione di chi si trova nel contesto musicale primario e d’elezione. E così l’esecuzione è parsa dominata dall’intima comprensione dello stile e dall’ammaliante realizzazione di tale stile in qualità del colore, mobilità del fraseggio, eloquenza delle dinamiche. Il risultato è stato una K. 201 allo stesso tempo familiare e nuova, perfino sorprendente in certe sue raffinatissime esplorazioni espressive, grazie a un virtuosismo strumentale d’insieme che risultava come la somma di tante singole eccellenze musicali, al servizio del verbo mozartiano nella scrittura per orchestra.

Pubblico avvinto, applausi calorosissimi e bis “doverosamente mozartiano”, come ha annunciato Giovanni Guzzo: l’Andante della Cassazione K. 63, con tenera poesia.

Cesare Galla
(18 novembre 2024)

La locandina

Direttore e violino solista Giovanni Guzzo
Camerata Salzburg
Programma:
Igor’ Stravinskij
Concerto in Re per archi
Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia n. 29 K 201
Igor’ Stravinskij
Apollon musagète

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