Vicenza: Manuela Custer omaggia Tullio Serafin e il Novecento Storico

Giornata intensa di emozioni e ricordi sabato 1 settembre a Vicenza principiata nel pomeriggio a Palazzo Chiericati con la consegna del premio “Archivio Storico Tullio Serafin” al maestro Maurizio Arena e conclusasi al teatro Olimpico col concerto del mezzosoprano Manuela Custer accompagnata al pianoforte da Raffaele Cortesi.

L’occasione nasce nell’ambito delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario della morte di Tullio Serafin, leggendario direttore d’orchestra veneto, spesso associato al nome di Maria Callas per le preziose testimonianze discografiche consegnate alla storia. Serafin però ebbe numerosi altri meriti: fu maestro sostituto di Arturo Toscanini, in seguito divenne direttore musicale del Teatro alla Scala, diresse numerose opere di autori a lui contemporanei e riportò in auge titoli dimenticati. La sua lunghissima carriera internazionale – ben sei decenni – vanta un vastissimo repertorio nonché sodalizi artistici coi più importanti cantanti del passato (dall’epoca di Caruso a quella di Pavarotti).

Numerosi aneddoti riguardanti la vita di Serafin sono custoditi nel volume Tullio Serafin, il patriarca della musica, curato da Teodoro Celli e Giuseppe Pugliese ed edito dalla casa editrice Corbo e Fiore di Venezia, ma un valore aggiunto al materiale preesistente è la viva testimonianza del maestro Maurizio Arena, ultimo depositario di un’epoca ormai consegnata alle più gloriose vette della storia del melodramma italiano.

Maurizio Arena, pianista e direttore d’orchestra di origini messinesi, ebbe il privilegio di lavorare per più di dieci anni al fianco di Tullio Serafin in qualità di maestro sostituto. «Noi musicisti» ha dichiarato Arena durante l’incontro a Palazzo Chiericati «abbiamo tanti insegnanti ma pochi maestri e per me Serafin fu un Maestro». Nel suo breve ma intenso intervento, Arena ha messo in luce la sapienza e il rigore inflessibile di Serafin insistendo sul fatto che noi dobbiamo essere custodi del fuoco di una scuola che merita di essere tramandata alle generazioni future.

A consegnare il premio è stato Andrea Castello, direttore artistico del festival “Vicenza in lirica”, presidente dell’archivio Tullio Serafin nonché motore ed anima delle celebrazioni e commemorazioni di questo importante personaggio.

Il pomeriggio si è concluso con un’intensa esecuzione dell’aria Connais-tu le pays dalla Mignon di Ambroise Thomas cantata dal mezzosoprano Serena Lazzarini, accompagnata al pianoforte dal maestro Arena.

Il secondo appuntamento di questa indimenticabile giornata vicentina si è tenuto al Teatro Olimpico. Buio in sala, dal nulla si eleva la voce di Tullio Serafin – un estratto da un’intervista del 1967- in cui il maestro racconta di come un giovane appena undicenne di Rottanova di Cavarzere riuscì a raggiungere Milano per compiere gli studi musicali. Commozione in sala.

Andrea Castello, dopo un breve sipario danzante ad opera della compagnia di ballo “I Patrizi Veneti”, ha introdotto il mezzosoprano Manuela Custer e il pianista Raffaele Cortesi.

In programma pagine cameristiche su testi di Gabriele D’Annunzio musicate da Pizzetti, Montemezzi, Tosti e Malipiero, autori molto cari a Tullio Serafin oggi ingiustamente poco frequentati e che meriterebbero di essere rivalutati.

Coraggiosa nella scelta del repertorio, Manuela Custer ha affrontato l’ermetica e a tratti claustrofobica scrittura pizzettiana con sensibile intelligenza musicale, prestando molta attenzione alla varietà timbrica e al colore della parola. Risuonano ancora nel cielo dell’Olimpico la frase finale di Oscuro è il ciel e il sublime verso «Senza mutamento è l’aria» dei Pastori, emesso in un estatico pianissimo di rarefatta bellezza.

Di straussiani bagliori l’aria di Basiliola dalla Nave di Italo Montemezzi su testo di D’Annunzio nella riduzione di Tito Ricordi, in cui il canto della Custer si fonde in perfetta simbiosi con la scrittura rapsodica pianistica.

Appassionata, introspettiva e spirituale l’interpretazione delle Quattro canzoni d’Amaranta di Tosti-D’Annunzio. Rassegnata in «La vita se ne va quando trabocca», trasognante in «Chiudimi, o notte nel tuo sen materno», simbolista in «L’asfodelo è il fiore del mondo» e immensa nel crescendo emozionale di «Ho terso con ambe le mani l’estreme tue lacrime, o Vita» Manuela Custer cesella ogni verso conferendo un senso drammaturgico alla vicenda sottesa nel testo poetico.

Visonaria la lettura dei Sonetti delle Fate di Gian Francesco Malipiero (altro autore completamente scomparso dai cartelloni teatrali) eseguite con magistrale attenzione all’intelligibilità testuale e all’equilibrio di una forma apparentemente inesistente.

Sfaccettate le ultime tre romanze di Tosti e immancabile e tanto atteso il bis di ‘A vucchella.

Un plauso al pianista Raffaele Cortesi per la ricerca timbrica e per le due pagine pianistiche di Pizzetti tratte da La Nave e La Pisanella di D’Annunzio (quest’ultima nella trascrizione di Mario Castelnuovo-Tedesco).

Serata trionfale in ricordo di un grande maestro che, come giustamente ha detto Maurizio Arena, «se non fosse esistito sarebbe stato necessario».

Gian Francesco Amoroso

(1 settembre 2018)

La locandina

Mezzosoprano Manuela Custer
Pianoforte Raffaele Cortesi
Con musiche di Pizzetti, Montemezzi, Malipiero, Tosti

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