Vicenza: Valtinoni e Madron colgono lo sguardo di Pigafetta

Non è detto che un’opera per i ragazzi sia anche con i ragazzi. Due autori fra i più rappresentati oggi al mondo in quest’ambito, il compositore Pierangelo Valtinoni e il librettista Paolo Madron, avevano messo insieme le due cose all’inizio della loro collaborazione, nel fortunatissimo Pinocchio nato a Vicenza nel 2001, come progetto nel quale erano originariamente coinvolte anche alcune scuole. Già cinque anni dopo, l’ampliamento della partitura era coinciso con la sua destinazione ai grandi teatri con esecuzioni e produzioni professionali: una storia di successo su palcoscenici di tutto il mondo – da Berlino a Mosca, da Madrid a Lima, da Vienna a Hong Kong, oltre che naturalmente in Italia.

A distanza di oltre vent’anni – e dopo il successo planetario di altri tre titoli: La regina delle nevi, Il mago di Oz e Alice nel paese delle meraviglie – l’opera per e con i ragazzi è tornata nei progetti di Valtinoni e Madron con la loro più recente fatica (in attesa del debutto alla Scala del prossimo 15 ottobre, all’insegna del Piccolo principe), andata in scena il 7 e l’8 settembre al teatro Comunale di Vicenza. Si tratta di Pigafetta e il primo viaggio intorno al mondo, lavoro commissionato da un’associazione locale che da alcuni anni promuove iniziative legate al quinto centenario della prima circumnavigazione, la missione capitanata da Magellano fra il 1519 e il 1522, e raccontata dal vicentino Antonio Pigafetta – uno dei pochi sopravvissuti all’impresa – in una sua Relazione che è documento storico e cronistico di primaria importanza.

Reso possibile grazie a una forma di “crowdfunding” cittadino, il progetto produttivo ha visto fin dall’inizio il coinvolgimento degli allievi del liceo vicentino intitolato a Pigafetta, oggi anche un liceo musicale che lavora assai bene, e si è allargato ben presto all’apporto del liceo artistico Boscardin, i cui allievi si sono incaricati di progettare e realizzare la scenografia.

Si tratta della prima opera di Valtinoni e Madron che non ha per soggetto un grande classico della cosiddetta “letteratura per la gioventù” (da Collodi a Andersen, da Baum a Saint-Exupéry). La Relazione pigafettiana da cui è partito Madron per il suo libretto non ha ovviamente nulla di un testo destinato a un pubblico giovanile, ma è peraltro ricca di episodi avventurosi spesso raccontati con effettivo stupore per la novità delle cose viste e vissute. Un tratto avventuroso a tratti ingenuo ma non di rado anche drammatico, a partire dal quale il librettista ha costruito uno svelto atto unico in sette scene articolate in altrettanti quadri, che ripercorrono le tappe essenziali del viaggio. Vi si racconta la partenza, l’approdo nella baia di Rio de Janeiro e un ammutinamento, l’incontro con le ragazze del Verzin, il passaggio dello Stretto poi detto di Magellano e l’inizio della navigazione nell’Oceano Pacifico, l’approdo nell’isola di Cebu, governata dal ragià Humabon, la morte di Magellano, l’approdo all’isola delle spezie, Tidore, con la drammatica morte del mozzo Loso e infine il ritorno al punto di partenza, la Spagna.

Secondo tradizione operistica italiana, il testo è quasi integralmente in versi, metricamente caratterizzati dalla decisa prevalenza di settenari e di endecasillabi, spesso rimati, anche internamente o secondo schemi diversi. Su di essi lavora Valtinoni per quanto riguarda la scrittura vocale, con lo stile che è ormai un suo riconoscibile marchio d’autore: distesa ma sempre sorvegliata cantabilità, disinvoltura formale che fa uscire l’ascolto dalla ripetitività delle forme per approdare a un “canto di conversazione” rimodellato e mai privo di squarci melodici significativi.

La partitura, comunque, ha una parte molto importante anche nella scrittura strumentale: gli accompagnamenti sono sempre vivaci e non subordinati alla voce, e vengono presentate varie pagine solo orchestrali di notevole densità, nelle quali la chiarezza descrittiva improntata a una franca diatonicità non nasconde da un lato le radici colte del compositore e dall’altro la sua attenzione alla molteplicità della trama ritmica. Del resto postulata dall’ambientazione esotica della vicenda e sottolineata dall’uso di una ben articolata gamma di strumenti a percussione. Complessivamente, il linguaggio musicale ben si adatta alla “sguardo” di Pigafetta: è aperto alle suggestioni espressive etniche, ma non dimentica le proprie radici europee colte.

Plusvalore del progetto per e con i ragazzi, la partecipazione entusiasta ed efficace delle masse impiegate nello spettacolo, firmato per la regia da Luca Valentino: danzatori e danzatrici (coreografie di Giulia Malvezzi), coristi, figuranti, gli interpreti stessi, cantanti e orchestrali. Nella scena fissa, la tolda della nave ammiraglia è caratterizzata dalla ruota del timone, da qualche sartia, da un accenno di albero maestro. Non manca il multimedia, che offre sullo sfondo una favolistica realizzazione visiva del procedere della spedizione, una sorta di carta geografica animata. Colpo di teatro i due grandi pupazzi che rendono le immagini degli stupefatti incontri dei marinai: “Omo alto venti spanne… Donne dalle forme strane” …

Quanto ai costumi di Davide Tonolli, passano da quelli a loro modo d’epoca del manipolo dei protagonisti vocali all’abbigliamento d’attualità dei ragazzi del coro e del ballo, che così entrano ed escono dallo spettacolo a seconda delle situazioni. Pigafetta ha avuto la voce del tenore Mauro Secci, Magellano quella del basso Ludovico Dal Pra, Lapu-Lapu, il re indigeno che uccide Magellano, quella del baritono Nicola Zambon. Importante musicalmente il ruolo del mozzo Loso, che si toglie la vita perché sconvolto dopo essere stato violentato a bordo di una delle navi e bullizzato dallo scherno degli altri marinai: una storia di drammatica attualità, che porta un taglio tragico nell’opera, in qualche modo mediato dagli accorati accenti delle due parti solistiche affidate alle voci di soprano di Alice Menoncin (il 7 settembre) e di Stella Faccin (la sera successiva). L’orchestra del Liceo Pigafetta è stata diretta da Alex Betto e ha suonato in maniera tale da far dire a Valtinoni che se avesse saputo prima della qualità strumentale messa in campo non avrebbe ricercato più di tanto una pedagogica efficacia di scrittura. Peccato solo per l’amplificazione, esagerata soprattutto per i cantanti e comunque poco propizia a gustare i dettagli musicali dell’opera. Che del resto avrebbe bisogno di ben altro spazio rispetto all’inadatto Comunale vicentino. C’è da credere che una verifica non tarderà troppo: anche questo Pigafetta, infatti, prossimamente sarà rivisto e ampliato dai suoi autori.

Cesare Galla
(7 settembre 2022)

La locandina

Direttore Alex Betto
Regia Luca Valentino
Costumi Davide Tonolli
Coreografie Giulia Malvezzi
Personaggi e interpreti:
Pigafetta Mauro Secci
Magellano Ludovico Dal Pra
Lapu-Lapu Nicola Zambon
Loso Alice Menoncin/Stella Faccin
Orchestra del Liceo Pigafetta

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