Vick e Gatti raccontano “Zaide”
Nel 1799 comparve nel Giornale degli annunci della Allgemeine Musikalische Zeitung un appello: “Tra i lavori lasciati da Mozart si trova un Singspiel tedesco, composto nel 1778 o 1779, senza titolo, in cui compaiono i seguenti personaggi: Gomaz, Zaide, il Sultano, Osmino, Soliman, Zaram. Se qualcuno conoscesse il titolo di questo Singspiel, se sia stato stampato e da chi, è pregato di comunicarlo alla redazione di questo giornale…” Nessuno rispose.
Mozart era morto otto anni prima, ma sappiamo che quando si era recato a Monaco, per la prima di Idomeneo nel 1780, il lavoro non era ancora completato. Suo padre Leopold in una lettera datata 11 dicembre 1780 gli comunica che non era possibile metterla in scena, la morte di Maria Teresa d’Austria aveva imposto il lutto in tutto l’impero; i teatri erano chiusi, ovviamente, ma Leopold scrive “Del resto è anche meglio, poiché la musica non è terminata del tutto. Chissà quale occasione si presenterà…”
L’opera è stata tramandata nella scrittura originale, sono quindici numeri; ma il testo di Andreas Schachtner venne modificato, e a quanto pare neanche Mozart era convinto del lavoro del librettista. E’ il primo Singspiel alla “turca” poco precedente al conosciutissimo Die Entführung aus dem Serail, K 384 del 1781. Il soggetto di Zaide somiglia alla vicenda del Ratto; forse per questo motivo Mozart lo abbandonò.
Fu rappresentata per la prima volta a Francoforte nel 1866.
Gli insiemi sono lirici e melodici e non hanno lo sviluppo drammatico dell’opera buffa. L’aria di Gomaz “Herr un Freund, wie dank’ ich dir” ha una nobiltà di scrittura quasi gluckiana. La musica scritta per la protagonista è soave e ispirata, la superba melodia dell’aria del primo atto “Ruhe sanft, mein holdes Leben” vale l’ascolto del Singspiel.
Ci sarà l’occasione di scoprire questo gioiello mozartiano a Roma al teatro dell’Opera dal 18 ottobre fino al 27, sei recite e sette con l’anteprima riservata ai giovani fino a 26 anni. Per la prima volta in scena al Costanzi, lo spettacolo è pensato appositamente per evitare rischi di contagio tra gli artisti. I posti disponibili per il pubblico saranno 500 a sera.
In questo finale di stagione era previsto il Rake’s progress di Stravinsky. Come ben sappiamo, a causa della pandemia il Teatro ha chiuso i battenti, la stagione è stata ripensata. Il Rigoletto al Circo Massimo, concerti e balletti hanno sostituito la stagione estiva a Caracalla. Graham Vick avrebbe dovuto fare la regia del titolo stravinskiano, data la situazione ha suggerito il raro Singspiel di Mozart. Era il 1981 quando lo mise in scena a Batignano, una frazione di Grosseto, in Toscana, con un testo scritto per l’occasione da Italo Calvino frequentatore abituale del raffinato festival ideato da Adam Pollock.
Nato a Londra nel 1936, Adam Pollock, scenografo e costumista inglese alla fine degli anni ’60 scelse come residenza in Toscana il convento seicentesco di Santa Croce, nel paese medievale di Batignano in Maremma. Qui fondò un festival estivo Musica nel chiostro. Dal 1974 vi mise in scena, come una festa fra amici, fino al 2004, 60 titoli fra opere barocche raramente rappresentate e opere nuove composte appositamente per il Festival che, dopo il debutto a Batignano, venivano poi rappresentate a Parigi e Londra.
Graham Vick era un giovanissimo regista, affezionato ospite a Batignano.
“Maestro Vick, il mitico Festival Musica nel chiostro?”
“Eravamo giovani, tutti Inglesi e scozzesi; non eravamo pagati ma venire in Italia, in Toscana… il sole, il mare e la cucina squisita per noi erano sufficienti. Eravamo tutti pazzi!”
“Non è un pastiche, Zaide è un work-in-progress dove il narratore racconta la storia, ma non convinto cambia il corso della vicenda. C’è molta affettività, espressione dello stato d’animo dei protagonisti.”
“Cosa l’ha colpita di questo Singspiel?”
“La musica è molto bella, Mozart era giovane ma è molto avanti. Si avverte già l’umanità del Flauto magico. E’un’opera comica: sono esperimenti che Mozart fa, il melologo di Gomatz mi fa pensare a Rocco nel Fidelio di Beethoven”
“Il testo di Calvino?”
“Italo Calvino era affezionato a Batignano, seguiva il Festival. Scrisse apposta per noi un testo immaginifico, ironico e comico e con grande rispetto per quello che è scritto nella partitura.”
Abbiamo incontrato il maestro Daniele Gatti.
“Maestro in Italia, si riesce a fare musica anche in questi frangenti drammatici… “
“Eh sì, io ho avuto il privilegio di essere il primo a riportare la musica al pubblico con Rigoletto al Circo Massimo. L’Opera di Roma dimostra una grande attenzione a salvare, anche in momenti così drammatici, i contratti degli artisti. Veniamo da mesi di inattività e quindi è fondamentale sapere che il lavoro di tutti noi venga confermato; se un collega ha un contratto potrà star sicuro che verrà onorato alla scadenza prevista. Certo abbiamo modificato il cartellone… “
“Possiamo parlare di una sorta di servizio pubblico?”
“Sì, certamente. C’è un senso di servizio pubblico, di umanità; non conta soltanto presentare un calendario ma è importante per un’istituzione musicale andare alla ricerca di qualcosa di raro da presentare al pubblico. Se non sfruttiamo questo momento così complicato, è la giusta occasione per arricchire i cartelloni dei nostri teatri di nuovi titoli desueti e interessanti. Bisogna aguzzare l’ingegno e andare alla scoperta di un repertorio adatto a questi tempi, e ad anche per un pubblico più motivato. Quando torneremo alla normalità riproporremo i grandi titoli, il repertorio classico. Credo che fare di questo periodo storico un momento di scoperta e di ricerca ci permette di essere attenti a tutti i lavoratori dello spettacolo, e sono molti quelli che stanno dietro le quinte, proteggere le loro famiglie. Non dobbiamo dimenticare questo, è fondamentale nella musica, per la danza ma anche il cinema. Non dobbiamo pensare soltanto al pubblico che usufruisce dello spettacolo, dietro a questo ci sono migliaia di persone, ci sono famiglie, figli che vivono di questo. Non credo sia un discorso superficiale”
“Maestro cosa deve aspettarsi il pubblico che verrà a vedere Zaide?”
“La musica è bellissima, è un’opera aperta secondo la versione drammaturgica di Italo Calvino. E’come fosse un’opera nuova; abitualmente si conosce tutto dei titoli che si rappresentano nei teatri, in questo caso sarà una scoperta. Anche per noi artisti è un’esperienza importante. Poi non bisogna dimenticare il testo scritto da Italo Calvino in epoca moderna e non nel ‘700; un testo che non modifica la successione delle arie, esalta i sentimenti che la musica esprime, è una cornice del racconto teatrale che poi si fonde con la musica di Mozart”
“Maestro quale tra i quindici numeri musicali ci vuole ricordare?”
“L’aria di ringraziamento di Gomatz ad Allazim, all’interno di quest’aria ci sono due battute che sono una citazione letterale di un passaggio del primo movimento della sinfonia in Do maggiore K338. Zaide è molto vicina a questa sinfonia”
Annarita Caroli
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