Welcome Sir Simon! “La damnation de Faust” al Barbican
“This is Rattle”, un festival di dieci giorni che prevede conversazioni, mostre ed opere d’arte commissionate ad hoc, nonché una serie di concerti al Barbican Centre, incorona Sir Simon Rattle nuovo direttore musicale della London Symphony Orchestra (LSO). “Un’opportunità per celebrare la variegata cultura artistica del Regno Unito ed inspirare una nuova generazione di musicisti ed artisti”, parola di sua Maestà la Regina Elisabetta II.
L’enfant prodige di Liverpool, tra i più venerati e riconosciuti artisti della musica classica, torna a casa per dirigere la più rinomata fra le orchestre londinesi. Per la lunghezza e la stabilità delle relazioni mantenute con la City of Birmingham Symphony Orchestra, 18 anni, e con i Berliner Philharmoniker, 17 anni, Rattle è diventato un modello di come costruire un rapporto di comunicazione con il pubblico e i musicisti. La scelta di Rattle di eseguire La damnation de Faust di Berlioz nel secondo dei concerti dedicati all’apertura della stagione 2017/2018 non solo rileva il legame con Colin Davis, uno dei più grandi interpreti di Berlioz, ma si riallaccia anche ad una tradizione che è scritta nelle radici della LSO: numerosi direttori dei primi anni dell’orchestra londinese, fondata nel 1904, erano stati infatti discepoli dello stesso compositore (H. Ritcher, A Nikisch, F Weigartner).
La LSO è già una delle orchestre più raffinate del mondo. È legittimo pertanto chiedersi che cosa l’arrivo di Rattle possa portare di tangibilmente nuovo, oltre alla fama legata al nome del direttore. La risposta sembra molto semplice: il concerto di apertura del 17 settembre (replicato anche la sera del 19) è stato eseguito meravigliosamente. Il suono orchestrale, percettibilmente diverso da quello ascoltato negli ultimi anni, è già cambiato, migliorato. Rattle dà vita ad un folgorante poema musicale di grande intensità. Sono l’attenzione ai dettagli, il fraseggio poetico nei passaggi più sublimi della composizione (indimenticabile il sogno di Faust cullato dalla melodia del flauto poi ripresa dagli archi, e le canzoni degli gnomi e delle silfidi), ma anche la frenetica galoppata infernale e la glorificazione paradisiaca del purissimo finale che dimostrano come la firma del nuovo direttore sia già impressa nella sua orchestra.
La partitura della leggenda drammatica della Damnation (“légende dramatique”, come lo stesso compositore l’aveva definita), è stravagante, cambia costantemente di colore e di ritmo. Il tutto accade con grande velocità. La bacchetta e il gesto straordinario di Rattle permettono sia di spingere l’orchestra ai limiti della capacità acustica della sala (Rattle ne ha sottolineato più volte i limiti in recenti dichiarazioni), sia di raccogliere il suono in dolci, e talvolta inattesi, pianissimi in una costante ricerca di spunti dinamici.
Miracoloso il finale quando il coro dei ragazzi, delle ragazze e dei bambini (Tiffin Boys’ Choir, il Tiffin Girl’s’ Choir e il Tiffin Children’s Choir) entra senza preavviso nella sala buia per cantare con voci bianche, pure ed angeliche l’apoteosi di Margherita con un effetto davvero toccante.
Buona la prova del corposo London Symphony Chorus diretto da Simon Halsey alle prese con una partitura estremamente complessa. Particolarmente efficaci le ironiche e agghiaccianti voci femminili nella scena del Pandemonium.
Ottime le esibizioni dei solisti. In grande forma l’espressivo Bryan Hymel, nei panni di Faust. Il tenore americano è dotato di voce chiara dal timbro non particolarmente seducente, ma sicuramente adatto al repertorio francese. Hymel tratteggia con efficacia teatrale i diversi stati d’animo del protagonista usando sapientemente le mezze voci e scolpendo i recitativi. Hymel canta “Merci, doux crépuscule!” con grande sentimento, ma raggiunge l’apice interpretativo nell’aria “Nature immense, impénétrable et fière” cantata con eccezionale trasporto. Brillante nel duetto con Marguerite, Hymel scala la tessitura acuta del duetto con eleganza.
Del tutto convincente la prova del baritono britannico Christopher Purves. La voce è rotonda, scura, omogenea e riempie perfettamente la sala. Nell’interpretare Purves unisce sapientemente il carattere autoritario e manipolatore di Mefistofele con l’aspetto affascinante di chi conosce le debolezze degli uomini e le usa in suo favore.
Il mezzo soprano scozzese Karen Cargill, canta bene ed è dotata di una voce particolarmente bella nei centri, che si coniuga superbamente con la viola nella bellissima grande aria “D’amour l’ardente flamme”. Peccato che la voce si faccia meno dolce mano a mano che la tessitura sale verso l’acuto. Buona comunque la sua prova, ma un gradino sotto al livello interpretativo delle principali voci maschili della serata. Bravo anche lo studente interpretato da Gabor Bretz.
Sir Simon Rattle è l‘autentico protagonista della serata senza però mai primeggiare come una star, al contrario preoccupandosi dell’equilibrio orchestrale tra coro, musicisti e solisti. Lo stesso atteggiamento da “british gentleman” che Sir Simon ha tenuto durante i trionfali applausi finali, abbracciando ripetutamente gli orchestrali. Se il buongiorno si vede dal mattino, l’arrivo di Rattle aprirà una gloriosa era nella storia della LSO. Welcome Sir Simon Rattle!
Thomas Gobbetti
(Londra, 17 settembre 2017)
La locandina
Sir Simon Rattle | Direttore |
Karen Cargill | Marguerite |
Bryan Hymel | Faust |
Christopher Purves | Mephistopheles |
Gábor Bretz | Brander |
London Simphony Orchestra | |
London Symphony Chorus | |
Simon Halsey | Maestro del Coro |
Tiffin Boys’ Choir | |
Tiffin Children’s Chorus | |
Tiffin Girls’ Choir | |
James Day Tiffin | Maestro dei Cori |
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