Zurigo: Agrippina a New York
Non ogni modernizzazione di un’opera storica risulta efficace, ma la riuscita trasposizione di Jetske Mijnssen di questo frammento di storia romana di Händel nella New York contemporanea ricorda che la natura umana e la brama di potere sono eterne, assumendo semplicemente forme diverse.
Claudio, a capo di un impero finanziario, viene colpito da un infarto mentre cena con la sua famiglia. Ottone attende fuori dalla stanza d’ospedale. La sua infermiera, Poppea, si trasferirà nell’elegante appartamento di tre stanze ideato da Ben Bauer, dove sua moglie, Agrippina, sta manovrando affinché il figlio, Nerone, prenda le redini del potere.
L’Agrippina di Anna Bonitatibus si è mostrata egualmente a suo agio tanto nei passaggi di coloratura eseguiti con naturalezza quanto nei recitativi modellati come veri e propri dialoghi. Ha rivelato un lato più vulnerabile della spietata imperatrice, il suo disappunto nel dover gestire piuttosto che comandare era evidente. Quando ha intonato “Pensieri”, non era del tutto chiaro se il pugnale che teneva in mano fosse destinato a qualcun altro o a se stessa.
Poppea, solitamente interpretata da un soprano, ha trovato una perfetta incarnazione nella luminosa voce di mezzosoprano di Lea Desandre. Anche lei è stanca di essere controllata dagli uomini, persino dal suo amato, che la respinge sulla sedia affinché possa ascoltare fino alla fine “Lusinghiera mia speranza”. Al termine della scena in cucina, dopo aver nascosto Nerone e Ottone negli armadi, perde infine il controllo e scaccia Ottone dalla stanza.
Nel ruolo dell’amato di Poppea, Ottone, Jakub Józef Orliński ha sfoggiato un canto di raffinata eleganza, all’altezza dei suoi impeccabili abiti. La giacca di seta del suo pigiama, lasciata sbottonata, ha offerto la consueta apparizione del suo torso nudo. Il basso possente e lirico di Nahuel Di Pierro ha conferito al perfido Claudio un fascino che forse non meritava.
Il Nerone di Christophe Dumaux è apparso come un ragazzo viziato, affondato su una sedia con le cuffie sulle orecchie, per poi tentare infine di strangolare sua madre in un “Come nube” dai tratti quasi deliranti, esasperato dal suo continuo tentativo di sistemargli la giacca. Se inizialmente ha impiegato del tempo per trovare la giusta misura, la qualità della sua recitazione ha più che compensato un vibrato talvolta eccessivamente intenso. Harry Bicket, alla guida de La Scintilla, il cui reparto di continuo respirava all’unisono con i cantanti, ha scelto con esattezza i tempi più appropriati.
L’intera produzione è stata arricchita da tocchi di arguzia. Agrippina, con fredda efficienza, si occupa a turno di Pallante, dal timbro ricco e profondo di José Coca Loza, e di Narciso, interpretato da Alois Mühlbacher, restituendo loro con disinvoltura gli abiti che si erano tolti mentre cantavano. Claudio, aprendo un armadio, non trova Ottone, poiché Orliński, con agilità scimmiesca, si è arrampicato sopra la sua testa.
In un ribaltamento del consueto lieto fine, Poppea serve dello champagne avvelenato. Gli uomini cadono morti, mentre lei e Agrippina si scambiano un lungo sguardo di complicità, finalmente libere dal bisogno di lusingare e persuadere. Collaboreranno? Saranno rivali? Amanti? O tutte e tre le cose? Il futuro resta un enigma.
Fiona Hook
(2 marzo 2025)
La locandina
Direttore | Harry Bicket |
Regia | Jetske Mijnssen |
Scene | Ben Baur |
Costumi | Hannah Clark |
Lighting designer | Bernd Purkrabek |
Video designer | Kevin Graber |
Drammaturgia | Kathrin Brunner |
Personaggi e interpretri: | |
Claudio | Nahuel Di Pierro |
Agrippina | Anna Bonitatibus |
Nerone | Christophe Dumaux |
Poppea | Lea Desandre |
Ottone | Jakub Józef Orliński |
Pallante | José Coca Loza |
Narciso | Alois Mühlbacher |
Lesbo | Yannick Debus |
Orchestra La Scintilla | |
Statistenverein am Opernhaus Zürich | |
Violoncello | Claudius Herrmann |
Cembalo | Harry Bicket, Enrico Maria Cacciari |
Arciliuto | Azul Lima |
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