Zurigo: La Tosca divinizzata e prigioniera di Robert Carsen
Quando vedemmo questa Tosca per la prima volta, alla Fenice di Venezia, ci parve bellissima; al rivederla ora alla Opernhaus di Zurigo il giudizio positivo si rafforza fino a reputare l’allestimento di Robert Carsen assolutamente straordinario per profondità drammaturgica e potenza di invenzione teatrale.
Il regista canadese, al calare l’azione all’interno di un teatro, realizzato con geniale maestria da Anthony Ward che firma anche i bellissimi costumi, visto prima dalla platea e poi dal palcoscenico porta alla somma glorificazione dell’eroina eponima, con tutte le conseguenze che la “santità” comporta.
Da Tosca “diva” e “divina”, due degli aggettivi coi quali la definisce Scarpia, si giunge a Tosca “Divinità” tanto che il Sagrestano recita l’Angelus stringendo in mano un programma di sala con la cantante in copertina come se si trattasse di un’immagine sacra. La stessa Tosca per deporre i fiori destinati alla Madonna scosta il sipario sul fondo della scena, sipario che si aprirà per un attimo, sul finire del Te Deum, a mostrare la protagonista ostesa al centro del Santissimo Sacramento. Il ritratto dell’Attavanti che Cavaradossi dipinge è quello di una Floria bionda, mentre quello nello studio di Scarpia, il palcoscenico separato dalla sala retrostante dalla cortina tagliafuoco è della Diva.
Tutto dunque ruota intorno alla Diva, che recita sempre e appare incapace di scindere la realtà dalla finzione e divenendo di fatto oggetto di una costante gioco manipolatorio da parte di chi la circonda. Sia Cavaradossi che Scarpia la trattano come una bimba viziata, il primo con la condiscendenza dell’innamorato, il secondo con la violenza del dominatore. Vittima degli altri ma in primo luogo del suo ego.
Carsen, grazie anche al disegno di luci sapientemente efficace di Davy Cunningham, circoscrive tutto nella dimensione claustrofobica di un mondo ristretto a ciò che di fatto è la proiezione della realtà concepita dalla protagonista. Il finale, in perfetta coerenza con la visione globale di Carsen, vede Tosca correre verso il fondo della scena per lanciarsi dal palcoscenico in un’estrema ricerca del suo pubblico e di una definitiva glorificazione.
Praticamente perfetta anche l’esecuzione musicale, a far principio dalla direzione tesa e lucidamente analitica di Paolo Carignani che, alla testa della Philharmonia Zürich, pone in risalto la narrazione melodica e attraverso uno scavo continuo porta alla luce tutta la ricchezza della pagina pucciniana.
Anja Harteros disegna una Tosca dal fraseggio florido e ricco di accenti che trova perfetta sintonia con il dettato registico, al quale ella aderisce totalmente. La voce corre sicura nei centri e svetta luminosa in acuto, tanto che la sua lama risulta affilata come poche.
Magnifico il Cavaradossi un po’ uomo e un po’ fanciullo di Brian Jagde, tenore di grandi mezzi vocali e padrone di una linea di canto adamantina. Ad un canto mai forzato e tutto sul fiato si unisce una dizione perfetta. Sicuramente uno dei tenori più interessanti del momento.
Marco Vratogna dà vita ad uno Scarpia schiavo delle sue passioni, che asseconda come solo chi crede di detenere un potere assoluto fa, convincente sia nel canto che nella recitazione.
Bravo Pavel Daniluk, Sagrestano che rifugge da qualsiasi macchiettismo per diventare a sua volta uomo vero e ammiratore fervente di Tosca, animato da una passione decisamente poco religiosa.
Convince l’Angelotti volitivo di Valeriy Murga come perfettamente a posto risultano lo Spoletta insinuante di Martin Zysset e lo Sciarrone di Ildo Song; brava Claire Schurter come Pastore. Completa il cast il Carceriere di Donald Thomson.
Il Chor der Oper Zürich e il Kinderchor der Oper Zürich, preparati da Ernst Raffelsberger rendono un’ottima prova.
Successo pieno e del tutto meritato; moltissimi giovani fra il pubblico.
Alessandro Cammarano
(Zürich 29 ottobre 2017)
La locandina
Direttore | Paolo Carignani |
Regia | Robert Carsen |
Scene e costume | Anthony Ward |
Lighting designer | Davy Cunningham |
Mestro del Coro | Ernst Raffelsberger |
Floria Tosca | Anja Harteros |
Mario | Cavaradossi Brian Jagde |
Scarpia | Marco Vratogna |
Cesare Angelotti | Valeriy Murga |
Sagrestano | Pavel Daniluk |
Spoletta | Martin Zysset |
Sciarrone | Ildo Song |
Un pastore | Claire Schurter |
Un carceriere | Donald Thomson |
Philharmonia Zürich | |
Chor der Oper Zürich | |
Kinderchor der Oper Zürich |
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