Il Macbeth “en plein air” strega il Festival Verdi
Da qualche anno il Festival Verdi fa quello che avrebbe dovuto fare sin dall’inizio, ovvero fa il festival. Le edizioni critiche e le versioni alternative del catalogo verdiano sono finalmente diventate il fulcro di una manifestazione che per almeno tre lustri non era altro che un’appendice della stagione di tradizione del Teatro Regio.
Se a questo si aggiungono le manifestazioni diffuse del Verdi OFF spalmate sul territorio e capaci di raggiungere un pubblico più ampio e diversificato allora la formula si rivela come del tutto vincente.
La kermesse verdiana non è sfuggita alle forche del Covid-19 ma, come alte manifestazioni in Italia e fuori, è stata capace di reinventarsi garantendo uno svolgimento in grado di coniugare qualità e sicurezza. Lo spostamento al Parco Ducale – sinora mai utilizzato (perché?) – e l’esecuzione delle opere in forma di concerto è tanto azzeccata quanto suggestiva, con la facciata di Palazzo Ducale a fare da sfondo ad una struttura agile e funzionale dotata di un impianto di spazializzazione del suono che rende la musica fruibile senza snaturarla.
È auspicabile che l’esperienza continui anche quando si potrà tornare a godere senza rischi dei teatri.
Ad aprire le danze il Macbeth “rivisto” nel 1865 per l’Opéra di Parigi e nell’originale francese che vide il libretto di Piave del 1847 tradotto piuttosto bene da Charles – Louis – Étienne Nuitter e Alexandre Beaumont oltre all’introduzione di alcuni cambiamenti sostanziali e una maggior focalizzazione lessicale sull’originale scespiriano, il tutto nella puntualissima revisione di Candida Mantica sull’edizione critica di David Lawton.
Trasformato in Grand Opéra Macbeth perde la sua originale drammaticità stringata e capace di andare immediatamente al punto, secondo la visione estetica di Verdi, ma ne guadagna in teatralità. I ballabili composti per il terzo atto – spesso eseguiti come impaginato a sé stante – sono allo stesso tempo meravigliosamente francesi e veracemente emiliani diventando raccordo, non cesura, tra due scene cruciali del dramma. Anche la morte del protagonista si asciuga negandogli l’ultima aria e facendolo soccombere fuori scena, esattamente come in Shakespeare.
Che la serata sarebbe stata di quelle da ricordare lo si è capito dalla civetta stregonesca che si è fatta sentire un secondo prima dell’inizio dell’ouverture benedicendo la serata.
Roberto Abbado guida l’Orchestra Toscanini – ispiratissima e con i legni da portare in trionfo – in una narrazione musicale di asciutta essenzialità, eppure ricchissima, rappresentando una tela sonora capace di unire la luminosità di un quadro di Delacroix alla disperazione di un dipinto di Géricault. Ritmi incalzanti cedono il passo a squarci meditativi evidenziando i contrasti e le contraddizioni nelle quali vive ogni singolo personaggio e il tessuto dinamico vive di guizzi e bagliori.
Nel rôle-titre Ludovic Tézier si dimostra ancora una volta interprete maiuscolo. Il suo Macbeth, schiacciato tra potere e rimorso, coniuga con intelligenza parola e musica in un fraseggio profondamente meditato e poggiato su un canto sontuoso.
Suo degno contraltare la Lady luciferina di Silvia Dalla Benetta, capace di trovare sempre il giusto accento e di non forzare mai nella ricerca di facili effetti plasmando la voce sul dettato verdiano mettendone in luce tutta la potenza.
Ottimo il Banquo disilluso e al contempo volitivo di Riccardo Zanellato, corposo nella cavata grave e morbido nel fraseggiare, così come risulta del tutto convincente Giorgio Berrugi che disegna un Macduff accorato e guerriero.
Bravo David Astorga – Malcom per una volta uomo e non ragazzino – e bene anche la Comtesse possente di Natalia Gavrilan e il Médecin di Francesco Leone.
Un plauso convinto a Jacobo Ochoa – triplicemente impegnato come Serviteur, Sicaire e Première fantôme –, Pietro Bolognini e Pilar Mezzadri Corona rispettivamente Seconde e Troisième fantôme.
Magnifico ancora una volta il Coro del Teatro Regio preparato da Martino Faggiani.
Successo meritato per tutti con ovazioni per Tézier, Dalla Benetta, Zanellato e Abbado.
Alessandro Cammarano
(11 settembre 2020)
La locandina
Direttore | Roberto Abbado |
Personaggi e interpreti: | |
Macbeth | Ludovic Tézier |
Lady Macbeth | Silvia Dalla Benetta |
Banquo | Riccardo Zanellato |
Macduff | Giorgio Berrugi |
Malcolm | David Astorga |
Un médecin | Francesco Leone |
La Comtesse | Natalia Gavrilan |
Un serviteur/Un sicaire/Premiere fantôme | Jacobo Ochoa |
Seconde fantôme | Pietro Bolognini |
Troisième fantôme | Pilar Mezzadri Corona |
Filarmonica Arturo Toscanini | |
Coro del Teatro Regio di Parma | |
Maestro del coro | Martino Faggiani |
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